Uno scambio di favori, con la riduzione del numero di farmacie a Tremestieri Etneo, per ottenere voti per l’allora candidata alle elezioni europee del 2019, Caterina Chinnici, totalmente estranea all’inchiesta, quando Luca Sammartino, allora deputato regionale, faceva parte del Partito democratico. È una delle contestazioni mosse dalla Procura di Catania al vice presidente e assessore regionale della Lega che è indagato per corruzione ed è stato sospeso da incarichi pubblici per un anno.
Sammartino, inoltre, si sarebbe servito di «personale dell’Arma dei carabinieri, in servizio e in quiescenza, per attività di vigilanza e di bonifica tecnica dei locali della sua segreteria» e cercando anche di «acquisire informazioni riservate circa l’eventuale pendenza a suo carico di procedimenti penali».
Timori che erano giustificati, alla luce dell’inchiesta Pandora. Ma c’è altro nelle carte dell’inchiesta. «Senz’altro allarmante e indicativo di una personalità incline a commettere azioni delittuose è il comportamento dell’indagato, diretto alla ricerca di informazioni sull’esistenza di indagini a suo carico, anche istigando altri a commettere reati pur di fornirgliele», scrive il gip di Catania, Carla Aurora Valenti, sul vicepresidente della Regione Luca Sammartino.
Il giudice sottolinea, inoltre, «la gravità dei delitti di corruzione propria commessi, la capacità del Sammartino di incidere pesantemente nelle scelte dell’amministrazione comunale di Tremestieri Etneo (basti pensare, in via esemplificativa, alle imposizioni di voto ai consiglieri comunali Smecca Ferdinando e Torre Giancarlo), la sua condivisione del progetto che avrebbe alterato le regole di un’onesta competizione elettorale, progetto alla cui realizzazione ha collaborato attivamente, traendone anche benefici personali, l’intervento con i funzionari regionali fondamentale per l’illecito risultato avuto di mira».