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21/04/2024 20:00:00

Libertà di stampa, aborto e eutanasia: diritti ridimensionati o negati 

 Stampa, Aborto, Eutanasia, sono tre diritti di cui solo due sono riconosciuti dalle norme italiane. Il primo, la libertà di stampa, è garantito dalla Costituzione, che all'articolo 21, al secondo comma, stabilisce che: "La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure". L’Assemblea dei Comitati di Redazione e dei fiduciari della Rai, in una nota, ha scritto: "contesta la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti, e all’azienda gli accorpamenti di testate calati dall’alto che svuoterebbero Radio1 della sua vocazione all news, la mancata volontà di indire una selezione pubblica per sostituire gli oltre 100 colleghi usciti dalla Rai negli ultimi anni". La procura di Firenze ha chiesto l'intervento del CSM per biasimare un giornale che aveva criticato la stessa. Mutuando Gaber: "Libertà è partecipazione".

Il secondo è sancito dalla legge 194 del 1978. Nei giorni scorsi è stato presentato un emendamento al disegno di legge per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza -PNRR- che dà legittimità a livello nazionale all’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e dice che le regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possono "avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità". Giorgia Meloni afferma di volerla "applicare pienamente" la legge, nelle parti in cui parla di "tutela sociale della maternità", che nella pratica, a livello regionale, ha portato a utilizzare queste parti della legge per sostenere associazioni che sono legate a movimenti che vorrebbero che la legge fosse abrogata.

Tra esse c'è Pro Vita & Famiglia, promotrice dell'iniziativa, vorrebbe intanto modificare la legge italiana sull'aborto introducendo due fasi aggiuntive prima che le pazienti possano ricevere il trattamento, ossia i medici che praticano un aborto dovrebbero prima far vedere le immagini del feto alla paziente e poi farle sentire il battito cardiaco. Se non è violenza, l'idea è sicuramente borderline. Dimenticando che il 70% dei medici sono obiettori di coscienza, realizzeremo interamente la norma.

 Il terzo, in Italia l'eutanasia è illegale. Dopo la vicenda del DJ Fabo, deceduto in Svizzera con il suicidio assistito, la Corte Costituzionale chiese e diede al Parlamento un anno di tempo per legiferare. L'ignavia di Montecitorio e Palazzo Madama dopo 13 mesi ha prodotto la sentenza n. 242/2019 della Consulta che, a determinate condizioni, è possibile richiedere l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Della "dolce morte" neanche a pensarci, e non si tratta di un ossimoro. Stampa, Aborto, Eutanasia: diritti ridimensionati e finanche negati.

Vittorio Alfieri