A Campobello di Mazara abbiamo incontrato Sonia Alfano, candidata con Azione di Carlo Calenda alle prossime elezioni europee, nella circoscrizione isole. Figlia del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia l’8 gennaio del 1993, è già stata parlamentare europeo dal 2009 al 2014 con i liberaldemocratici, elaborando il Testo Unico contro le mafie, la corruzione e il riciclaggio di denaro.
Perché Sonia Alfano si trova a Campobello di Mazara?
Intanto perché a Campobello ho degli amici. E poi perché voglio dimostrare che la città non merita di essere accostata sempre a Matteo Messina Denaro. Attenzione, questo non vuol dire che non ci sia più la mafia. Un po’ come a Corleone, dove ancora oggi ci sono gli eredi di Riina e Provenzano, ma c’è anche tanta gente per bene.
La sua è stata definita una candidatura glamour, come quella di Giuseppe Antoci, Capitano Ultimo, Alessandra Chinnici… Che ne pensa?
Credo che per me questa definizione non sia calzante. Mio padre, ancora oggi non è una vittima di mafia molto celebrata. Anzi, da sempre, è abbastanza sconosciuta, per cui non penso che qualcuno possa dire che il suo cognome o la sua storia mi abbia potuto agevolare. Inoltre c’è un aspetto che mi distingue dai candidati che lei ha citato: sono stata parlamentare europeo dal 2009 al 2014, istituendo la prima e unica commissione antimafia del parlamento europeo, attraverso la quale è stato possibile uno scambio con la polizia tedesca, inglese… Per un anno sono stata chiamata a collaborare anche con l’amministrazione americana di Obama che, per la prima volta, nel 2012 aveva inserito tra le quattro minacce alla sicurezza dei cittadini, la lotta alla camorra. E sul territorio ho sempre fatto da tramite tra le istituzioni europee e i comuni. Una per tutte, il porto di Capo d’Orlando in provincia di Messina, che oggi è una realtà, perché nel 2013 ho fatto in modo che venissero sbloccati i relativi fondi, bloccati da Bruxelles a causa di irregolarità ed incomprensioni tra le istituzioni locali ed europee. Io feci da garante e oggi quel porto è una realtà incredibile. Ecco perché la mia non può essere considerata una candidatura glamour.
Che ne è oggi del lavoro in commissione antimafia svolto da Sonia Alfano in Europa?
Purtroppo è rimasto in un cassetto. Quando sono andata via dal parlamento, avevamo fatto approvare il testo unico antimafia. Chi è arrivato dopo di me ha avuto due anni di tempo per far definire l’ultimo iter affinché diventasse esecutivo per tutti qui stati membri. Non è accaduto nulla.
Forse perché ci vuole troppa competenza, oppure perché qualcuno aveva paura di esporsi. In ogni caso, rimane un grande amaro in bocca.
Tornando ai simboli antimafia, che mi dice del caso Valeria Grasso?
Di antimafia e legalità bisogna dare l’esempio sempre, soprattutto col proprio modo di vivere.
Io al suo posto avrei restituito quei soldi a mio fratello, avrei pagato gli imprenditori che mi hanno fatto i lavori, non avrei occupato per tanti anni una palestra, spacciandolo per bene confiscato alla mafia a lei assegnato. E non avrei chiesto alle persone di aiutarmi a raccogliere dei soldi per pagare l’affitto, quando invece non solo il bene non le era stato assegnato, ma quegli affitti non li aveva mai pagati. Da anni, poi organizza dei grandi eventi musicali di portata europea all’interno del parco archeologico di Selinunte. Eventi che sono sempre stati collegati alla lotta alla mafia. A me però non risulta che i proventi di questi concerti siano stati devoluti per la lotta alla mafia o per migliorare i quartieri degradati. E in ogni caso, se ci si presenta come simbolo antimafia, occorre dimostrare coerenza con i propri comportamenti.
Cosa farà se dovesse essere eletta al Parlamento Europeo?
Vorrei riaprire quel cassetto. Continuare il lavoro che avevo iniziato. Ma questo non significa pensare solo all’antimafia e non occuparsi di sviluppo. Ed il caso dei fondi sbloccati per il porto di Capo d’Orlando lo dimostra. Per il resto non ho grandi promesse da fare, se non l’ascolto e l’attenzione per le istanze dei cittadini.
Sonia Alfano nasce politicamente tanti anni fa con quel movimento che si chiamava “Gli amici di Beppe Grillo”. Oggi qual è il suo rapporto con il Movimento 5 Stelle?
Oggi posso solo dire che la lotta alla mafia si fa in Italia, ma si fa anche a Bruxelles. Mi spiace, ma quando nel 2014 ho concluso la mia esperienza politica in Europa, i 5 Stelle si misero con gli Euroscettici fino al 2019. Cioè con quel gruppo politico che al parlamento europeo aveva votato contro l’adozione del testo unico antimafia.
Calenda alla fine si è candidato nonostante avesse detto che, al contrario di Renzi, lui non si sarebbe candidato. Ha fatto bene o ha fatto male?
Ha fatto benissimo. Aveva fatto un appello a tutti i partiti di dare l’esempio, proponendo le liste ma senza le candidature degli esponenti di partito. Ma nel momento in cui si è candidata Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, che più di tutti avrebbe dovuto astenersi, ha giustamente scelto di candidarsi.
Cosa non le piace di questa campagna elettorale?
Vede, tra i candidati di queste elezioni europee ci sono assessori e deputati che parlano di contributi alle imprese e di assunzioni. Non mi piace e non è serio. Significa tenere gli italiani sempre con il cappio al collo. Bisognerebbe invece rivolgersi a coloro che non vanno a votare e ai giovani, per evitare che il nostro Paese scompaia. In Italia, tra il calo demografico e l’esodo verso altri paesi da parte anche di quarantenni e cinquantenni, nel 2070 sarà come se scomparissero due regioni come la Liguria e la Lombardia. Noi ci stiamo impegnando per evitarlo, proponendo sviluppo e favorendo le condizioni per la creazione di posti di lavoro.