La Sicilia sempre più stretta nella morsa di una siccità senza precedenti. Le campagne arse dal sole, gli invasi ai minimi storici, i raccolti a rischio.
Tutto ciò mentre il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida dice candidamente al Senato, rispondendo al question time, che "per fortuna la siccità ha colpito il Sud e la Sicilia in particolare". Una gaffe ma che denota una tendenza "nordista" di questo governo nazionale che ha lasciato le briciole, 20 milioni di euro, per gestire un'emergenza mai vista.
Il quadro è drammatico e ha spinto gli agricoltori siciliani a scendere in campo per denunciare l'inadeguatezza delle misure finora adottate dal Governo e per lanciare l’ennesimo grido d'aiuto che non può essere più ignorato.
"Siamo profondamente insoddisfatti", tuona Cia Sicilia Orientale. "I 20 milioni di euro stanziati sono una goccia nel mare. I danni per il comparto agricolo superano il miliardo di euro e gli imprenditori non hanno ancora visto un euro". Parole che mettono a nudo la frustrazione e la rabbia di chi vive quotidianamente la sofferenza della terra arida e dei raccolti perduti.
"L'agricoltura siciliana sta morendo", rinforza il coordinatore di Giunta, Giosuè Catania. "Dopo mesi di tavoli e promesse, non è stato fatto nulla di concreto. La politica non ha capito la gravità della situazione e non ha preso i provvedimenti urgenti necessari per salvare le aziende agricole".
La situazione è disastrosa in tutti i comparti: arance di piccola pezzatura, cerealicoltura in ginocchio, perche che rischiano di marcire. "Il Governo non è stato in grado di mettere in campo misure adeguate", accusa Catania. "Serve uno stato di emergenza con un pacchetto di aiuti per l'agricoltura. Non possiamo permettere che questo comparto vitale per la nostra economia muoia". In tutto ciò gli invasi sono al 25% della capienza. Le due giornate di pioggia di inizio maggio, seppur ben accolte, "sono state praticamente inutili, anzi, dannose" per gli agricoltori, come sottolinea il vicepresidente regionale di Coldiretti, Ignazio Gibiino. "L'acqua caduta dal cielo è bastata appena ad ammorbidire la terra, ormai dura come il cemento, ma non certo a creare rivoli per rimpinguare fiumi e bacini". Anzi, la pioggia ha rischiato di distruggere il fieno che non era ancora stato raccolto, esponendo gli allevatori a un ulteriore deficit di foraggio proprio nel momento più critico dell'anno.
"Continueremo a far sentire la nostra voce", assicura Catania. "Non ci arrenderemo finché non otterremo le risposte e i aiuti che ci spettano".
Tutte le province sono in difficoltà. La situazione è particolarmente critica nelle province di Agrigento, Palermo e Siracusa, dove la siccità ha già provocato danni ingenti. A Bivona, ad esempio, i produttori di pesche temono per il loro raccolto, mentre a Ribera l'acqua degli invasi è destinata esclusivamente agli usi civici, lasciando a secco le campagne.
I sindaci del territorio, preoccupati per le sorti dell'agricoltura, incontreranno il segretario generale dell'Autorità di bacino del Distretto idrografico della Sicilia per chiedere un ripensamento e di permettere l’irrigazione delle campagne con l’acqua degli invasi “promiscui”.
"Capisco la situazione di emergenza, ma escludere completamente l'uso dell'acqua per l'irrigazione è una decisione incomprensibile", dice il sindaco di Bivona, Milko Cinà. "La nostra agricoltura è in pericolo e non possiamo permetterci di perderla per colpa della mala politica degli ultimi vent'anni che non ha saputo gestire le risorse idriche".
La diga Castello, che alimenta le campagne della zona, è attualmente a un livello di riempimento di soli 9 milioni di metri cubi, ben al di sotto della sua capienza di oltre 20 milioni. Le imprese agricole, già provate da anni di difficoltà, temono ora per il futuro dei loro raccolti e per la sopravvivenza stessa dei loro comparti produttivi. La situazione è resa ancora più drammatica dal fatto che la siccità sta colpendo anche l'allevamento. "Gli animali sono a rischio", afferma il presidente di Assobovini Sicilia, Giuseppe Liotta. "Manca l'acqua per abbeverarli e per irrigare i pascoli. Se non pioverà presto, rischiamo di perdere interi capi di bestiame".
Il governo ha promesso di intervenire, ma per ora gli aiuti concreti non sono ancora arrivati.
Schifani nel frattempo assicura che dopo i 20 milioni dello stato di emergenza nazionale, arriveranno altri fondi e altre opere. Ma potrebbe essere troppo tardi.