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14/05/2024 07:30:00

A Castelvetrano si presenta "Tutta colpa di una mosca" di Marilena Monti, il ricordo di Maria Antonietta Garofalo

 Dopo la presentazione alla rassegna “La via dei librai”, a Palermo, “Tutta colpa di una mosca” sarà presentato a Castelvetrano, giovedì 16 maggio, alle 18, presso la chiesa di San Domenico.

 

Il gustoso racconto, opera postuma di Marilena Monti curata da Marilù Balsamo, è inserito negli appuntamenti della “Galleria Letteraria”, promossa dalla Società Dante Alighieri e da diverse associazioni culturali e club service. Nell’incontro, moderato dal coordinatore della rassegna, Rosario Atria, sono previsti gli interventi di don Giuseppe Undari, Marianna Ingrassia e Ina Venezia. Le letture saranno curate da Ermelinda Palmeri e le musiche affidate al pianista Kevin Di Maio.

 

Marilena Monti, originaria di Castelvetrano e vissuta per diversi anni a Palermo, è scomparsa il 13 settembre dello scorso anno. Per più di vent’anni ha curato la recitazione, la regia e le musiche di trasmissioni culturali presso la sede regionale della Rai. Ha diretto il teatro ‘Selinus dal ’98 al 2001, ha composto canzoni, ma soprattutto ha scritto tanto, trasformando le sue emozioni in parole.

 

Tra le persone che l’hanno conosciuta e che le sono state amiche, c’è Maria Antonietta Garofalo. Pubblichiamo di seguito un suo post, in cui ricorda la scrittrice proprio quando stava con  “Lunedì”.

 

Mi riesce difficile parlare di Marilena al passato, poiché è viva e presente nei miei pensieri, mi fa male parlarne come un ricordo, dunque farò uno sforzo notevole per rispettare ciò che esige la sintassi dei tempi verbali così distanti dai tempi dei cuore.

Ho conosciuto Marilena, siamo state buone amiche e ci siamo volute bene. Avevamo visioni del mondo e della società spesso coincidenti, per questo ci arrabbiavamo per ciò che ci sembrava ingiusto e aberrante.

Abbiamo lavorato insieme sui migranti, tema molto caro ad entrambe, che Marilena chiamava teneramente “ cuginetti”, potete trovare la canzone sul canale youtube.

Da buone amiche facevamo lunghe chiacchierate per telefono, soprattutto in tempo di covid che ci ha reso sempre più isole e sempre meno penisole.

Ho visto nascere e crescere il suo romanzo, ho conosciuto Lunedì, il suo bambino. Chi non ha animali potrebbe storcere il naso di fronte a questa espressione, chi invece ha pelosi che girano per casa, capirà. Lunedì ha riempito il vuoto della solitudine, ha regalato gioie e preoccupazioni, è stata una coperta calda nei giorni freddi , uno scialle di seta nelle giornate afose. Spesso Marilena mi telefonava per chiedermi consigli, essendo io “gattara” per vocazione. Non capiva certi comportamenti e se Lunedì la mordicchiava o la graffiava  ci rimaneva male, era come se non le volesse bene, quando poi le faceva i dispetti era una vera tragedia. La rassicuravo, dicendole che era un felino, predatore, che aveva le sue leggi, che era ancora “ nicu” e voleva giocava a suo piacimento e la invitavo a non umanizzarlo. Marilena e Lunedì avevano un rapporto speciale, simbiotico, un linguaggio reciproco che Marilena annotava, appuntando le parole che Lunedì comprendeva e a cui rispondeva a suo modo. Questa sintassi particolare, unica nel suo genere, credo sia stata il nucleo dell’ultimo romanzo che ha scritto e di cui sovente mi parlava.

Ad un certo punto le telefonate si sono diradate, non rispondeva più al mio squillo. Uno squillo al telefono fisso era il nostro segnale, poi lei mi richiamava. Quella che potrebbe sembrare indifferenza, nel mio percepire è rispetto, così ho evitato di telefonarle, né potevo andare a trovarla perché la mia cara amica era allergica alle medicine e non poteva permettersi di essere contagiata neanche da un semplice raffreddore. Marilena, dolce, ironica, fragile e forte, Marilena dai grandi ideali e dalle grandi idee, Marilena che si stupiva come una bimba, Marilena stizzita.

Un 25 aprile  si è affacciata al balcone con la sua chitarrina e con Lunedì,  cantando Bella Ciao. Questa è l’ultima immagine che ho  di Marilena e che conservo con cura e amore.

Mi piace pensarti “a noverar le stelle ad una ad una”.

 

Con affetto

Maria Antonietta