Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
18/05/2024 22:00:00

L'appello di Martina Oppelli per il suicidio assistito e la libertà di scelta

 "Ho presentato istanza per l'accesso al suicidio assistito, termine che aborro perché non sono una suicida, altrimenti non sarei qui a parlarvi, si chiama Eutanasia, ho fatto richiesta all'estero, vorrei morire con il sorriso sulle labbra nel paese dove ho scelto di vivere e pagate le tasse, grazie". È l'appello, in un video, di Martina Oppelli ai parlamentari. Quarantanove anni, affetta da sclerosi multipla da 25 anni e tetraplegica, chiede di poter accedere al suicidio medicalmente assistito.

La domanda è stata respinta dal comitato etico perché non è in possesso di uno dei quattro requisiti stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale nr° 242/2019, quello di essere trattenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Soddisfatti gli altri tre: è affetta da una patologia irreversibile, da sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

Martina, architetto che ha continuato a lavorare grazie all'aiuto dei comandi vocali per affrontare i costi dell'assistenza necessaria nelle 24 ore, nonostante il sostegno del Servizio Sanitario Nazionale che reputa eccellente. È vero, non è bisognosa di un'attrezzatura meccanica, ma come da Martina riferito, in che modo si alimenta, beve, espleta i bisogni fisici, prende i farmaci? E si chiede "come sopravvivo?". Reiterata la domanda, l'azienda sanitaria ha però negato questa possibilità sostenendo di non avere alcun obbligo a rivedere un proprio precedente provvedimento e che tale richiesta di revisione contrasta con il principio di "economicità" nella pubblica amministrazione.

Martina ha così depositato, tramite i propri legali, un ricorso d’urgenza per chiedere che l'Azienda venga condannata alla rivalutazione del requisito del "trattamento di sostegno vitale" e alla individuazione del farmaco letale, delle sue quantità e della modalità di autosomministrazione in modo da poter accedere al sucidio medicalmente assistito in Italia. Adesso deciderà il giudice.

Questo strazio si ripete puntualmente perché il Parlamento non legifera come ricordato da Cappato: "Spero che il Parlamento nazionale non girerà la testa dall'altra parte, ma non mi faccio illusioni. Se Martina sarà costretta a recarsi in Svizzera, le ho garantito che forniremo ogni aiuto eventualmente necessario, nell'ambito delle nostre azioni di disobbedienza civile".

Per ciò che conta, Martina ha la mia solidarietà da tetraplegico incompleto, che detiene i quattro requisiti essenziali ma ha scelto diversamente, anche perché è solo da nove anni - fortunatamente - che vivo la condizione ed è accaduto per un incidente stradale a 47 primavere, non si è vissuto il degrado del proprio corpo. Cara Martina, mi auguro che anche tu possa scegliere. Un abbraccio.

Vittorio Alfieri