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19/05/2024 06:00:00

La mozione di sfiducia al sindaco Grillo, i capricci elettorali e il qualunquismo politico...

 Il 14 maggio è stata protocollata la mozione di sfiducia al sindaco della città di Marsala, Massimo Grillo. Le firme apposte sono 11. Facciamo un passo indietro. La mozione è stata protocollata lo stesso pomeriggio in cui si stava svolgendo il consiglio comunale, durante le interrogazioni.

C’è un passaggio pare che si sia consumato, abbastanza grave. Alcuni, tre, consiglieri comunali hanno deciso di stampare autonomamente la mozione, non di andare in un centro copie, nemmeno di chiedere agli impiegati presenti di farlo ma di salire al secondo piano, sedersi alla scrivania di una dipendente, violarne il pc e decidere di stampare quella mozione.

Sì, si tratta di una violazione, nessuno può avere accesso ad un computer se non è il proprio, nessuno può decidere di lavorare o di servirsi di un computer in dotazione alla pubblica amministrazione. Quello che accadrà sono fatti interni del consiglio e del Comune che, in verità, ha già abituato i suoi cittadini a vivere di scherzi, vedasi le ultime recitate dimissioni dell’assessore Ivan Gerardi. Un sussulto lo si aspetta dal segretario generale.

Mozione dunque protocollata, firmata da: Gaspare Passalacqua, Mario Rodriquez, Nicola Fici, Michele Accardi, Flavio Coppola, Antonio Vinci, Pino Ferrantelli, Eleonora Milazzo, Pietro Giacalone, Leonardo Orlando, Gabriele Di Pietra.

Andiamo alle motivazioni che partono dal 2020, cioè da ché il sindaco si è subito insediato: non è riuscito ad “aggredire-si legge- i problemi della città e a riuscire a mantenere coesa la maggioranza. Dunque chi è all’opposizione oggi, ed era maggioranza con Di Girolamo, asserisce nero su bianco che la città aveva problemi. Buona autocritica.

Sempre nella motivazione si legge che il sindaco ha pensato di nominare assessori a lui vicino, quindi avere in Aula fatto il coccodrillo per avere perso in giunta la figura di Valentina Piraino era una farsa? Perché una persona se è valida, come la ritengono, deve andare bene sia dentro che fuori la giunta.

Andiamo avanti, a questa motivazione si aggiungono i rimpasti di giunta, che sono però consentiti dalla legge, non si prevede nessuna violazione. Magari gli stessi consiglieri che evidenziano questo cambio sono gli stessi che sostengono le ragioni della candidatura di Renzo Carini (che si dice non interessato), che di assessori ne ha cambiati più di 25.

Disgregazione, dunque, politica, della maggioranza, che non va giù all’opposizione. Hanno invertito i ruoli.

Un accenno ai problemi: danneggiamento della pittura del teatro Sollima, trasferimento del corso di Enologia, messa in sicurezza del lungomare Boeo.

Ma prima c’è di nuovo il rimpasto di giunta, che è diventato un cruccio, perché il problema non è il nome politico o tecnico, il problema è Grillo. Solo che non hanno il coraggio davvero di dirlo. Perché se con Salvatore Agate vanno d’accordo, con altri assessori pure, i nuovi non li possono di certo attaccare, è chiaro che c’è un solo obiettivo personale: il sindaco.
Dunque, sostengono gli 11, che l’azione amministrativa è un fallimento.

Il Comune però non è in default, non ci sono, almeno non sono note, indagini per mafia, non ci sono peculati, corruzioni o ombre sull’operato di tutta la giunta e del sindaco.

Inoperosità del Primo Cittadino, che va dimostrata e che non può essere solo legata alla mancata presentazione della relazione annuale. Stessi doveri dovrebbero esserci in capo ai consiglieri, specie per l’attività messa in campo durante le commissioni. Disatteso, continuano, il programma elettorale, che in questa mozione, dunque, viene difeso dall’opposizione.

Sul perché poi il porto in questa città non si sia realizzato è meglio che certi consiglieri tacciano. La verità è che sono già in aperta campagna elettorale, il sindaco non piace, non aggrada e allora si vuole cambiare, senza aspettare la scadenza naturale del mandato.

Un pò come i bambini che quando non vogliono più giocare con i lego scelgono un altro gioco. E poi si stancano lo stesso, perchè c’è gente che è abituata non a servire le istituzioni ma a cambiare lato, maggioranza opposizione e viceversa, dopo tre gironi esatti dall’elezione.

Chissà se Paolo Ruggieri fosse ancora in giunta, idem per gli altri, questa mozione fosse stata sottoscritta.
Infine, come tutte le mozioni presentate, va anche al vaglio, seppure tra i destinatari non l’abbiano indicato, dell’assessore regionale agli Enti Locali, che leggendo la mozione una cosa sì potrebbe farla: commissariare il consiglio per disordine pubblico.

Scombussolare la città per capricci elettorali e per i desiderata di alcuni è creare disordine e smarrimento.
In caso poi di mozione approvata c’è un danno economico forte, il commissario che invia la Regione è pagato con soldi pubblici, quindi di tutti i cittadini. Fatti e scritti di cui dovranno assumersi la responsabilità.

Ed è Rosanna Genna ad avere dimostrato intelligenza e politica: non le piacciono le alternative e dunque nessuna firma alla mozione, che è diventato un atto di qualunquismo politico.

 

 Rossana Titone