Chiusa l'inchiesta nei confronti di tre presunti fiancheggiatori del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Tra questi, Leonardo Gulotta, che era detenuto da due mesi, è stato liberato dal giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto, con l'obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Questo perché non sussiste più il rischio di inquinamento delle prove.
I magistrati Paolo Guido, Gianluca De Leo e Pierangelo Padova hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio, all'architetto Massimo Gentile e al tecnico radiologo Cosimo Leone.
Gentile è accusato di aver prestato la propria identità a Messina Denaro durante la latitanza, facilitandogli l'acquisto di un'auto e una moto. Leone, che ha ottenuto gli arresti domiciliari dal tribunale del Riesame, è sospettato di aver assistito il boss durante un ricovero ospedaliero a Mazara del Vallo e di avergli fornito una scheda telefonica tramite un altro favoreggiatore Andrea Bonafede.
La posizione di Gulotta è stata differente fin dall'inizio. Difeso dall'avvocato Mariella Gulotta, è accusato di aver intestato una utenza telefonica a Messina Denaro quando era ancora minorenne. Durante l'interrogatorio di garanzia, Gulotta ha negato qualsiasi rapporto con il boss e ha dichiarato di non sapere nulla della scheda telefonica. Nonostante la sua collaborazione con il giudice, la custodia cautelare in carcere è stata confermata, e il Riesame ha riqualificato l'accusa in favoreggiamento aggravato.
Con la chiusura delle indagini, l'avvocato di Gulotta ha presentato un'istanza di scarcerazione, ma la Procura ha espresso parere contrario. Tuttavia, essendo venuto meno il rischio di inquinamento delle prove, il giudice Montalto ha disposto la liberazione di Gulotta, imponendo solo l'obbligo di firma.