Le cure domiciliari rappresentano una delle attività strategiche del Servizio sanitario nazionale alla luce di uno scenario demografico ed epidemiologico profondamente mutato, che vede l’Italia tra le nazioni con la popolazione più anziana nel mondo. Non a caso l’assistenza domiciliare è uno degli assi su cui poggia il Pnrr in materia di sanità. Ma in Sicilia il servizio è ancora molto fragile e rischia anche di far prendere i 50 milioni di investimenti previsti dal Pnrr. A denuncialo il Centro Studi e ricerche sociali e sanitaria della Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti-Fismu.
Il presidente nazionale del Centro Studi di Fismu, Salvo Calì, spiega: “Si vive più a lungo e si vive anche meglio, ma in valori assoluti ci si ammala di più, con una forte prevalenza delle malattie croniche. Tutto ciò comporta un cambio di paradigma: le patologie croniche richiedono una adeguata rete di servizi territoriali in grado di soddisfare la domanda di salute. La cosiddetta medicina di prossimità avvalendosi della tecnologia moderna è, appunto, mirata ad aiutare le persone, i malati, di cui non ci si aspetta una guarigione, quanto piuttosto il mantenimento delle funzioni vitali e dell’autonomia relazionale. La situazione nel Paese e, in particolare in Sicilia, non è ancora all’altezza di questa trasformazione storica e alla sfida che comporta, nonostante gli investimenti e le risorse previste dal PNRR”.
Sulla stessa linea Maurizio Andreoli, vice presidente Centro Studi Fismu e Teo Raciti, presidente regionale: “I dati sulla Sicilia sono contraddittori se compariamo la rilevazione delle performance dei Lea e quelli emersi da Agenas: nel primo caso quasi una eccellenza, nel secondo ‘fanalino di coda’. Ma su un aspetto c’è una lettura univoca ed è fortemente preoccupante: nella nostra regione non si sono raggiunti al momento gli obiettivi prefissati, siamo a poco più dell’1%, sono quindi a forte rischio i 50 milioni di euro previsti dal PNRR. Una perdita di investimenti che riporterà indietro di 50 anni la già precaria sanitaria siciliana”.
Tra le criticità emerse anche quella lanciata dal segretario regionale di FMT, Marco Alise che ha sottolineato: “L’Adi dovrebbe essere l’asse strategico della sanità moderna, ma i medici di famiglia che hanno un ruolo centrale hanno un accordo fermo al 2007, e le prestazioni per il professionista è di solo 25 euro lorde a visita. Un medico, per intenderci, per andare a casa dell’assistito in un grande città riceve un compenso che è equiparabile a un rimborso spese. Un assurdo! La prossima contrattazione regionale non può eludere questo nodo, non si può dire che l’assistenza domiciliare sia centrale e poi non prevedere risorse adeguate per i medici e gli operatori”.
Fonte: QuotidianoSanità