Sono 470 i comuni in stato di crisi (257 in predissesto e 213 in dissesto), più della metà è concentrata al Sud. Il numero è in crescita dopo gli anni della crisi pandemica. In Sicilia, prima regione italiana insieme alla Campania in questa statistica, i comuni con procedure di predissesto aperte sono 43. Sono sette di meno in Calabria, (14%), 35 nel Lazio (14%) e 22 in Puglia (9%). Il numero dei Comuni in pre-dissesto si riduce invece drasticamente in alcune regioni del Centro-Nord (2 in Emilia-Romagna e solo 1 in Trentino Alto-Adige, Marche e Veneto). Va persino peggio per quanto riguarda le amministrazioni già in dissesto: in Sicilia sono 69, quasi i due terzi del dato nazionale. Il numero dei Comuni coinvolti si riduce invece drasticamente in alcune regioni del Centro-Nord.
A renderlo noto la Fondazione nazionale dei commercialisti nel documento "Lo stato di crisi degli enti locali: evoluzioni e prospettive" nella quale i dati, elaborati in base alle rilevazioni più recenti ottenute da varie fonti (Banca dati delle amministrazioni pubbliche - Bdap, Banca dati sulle criticità finanziarie dei Comuni italiani - Istituto per la finanza e l'economia locale - Ifel, Corte dei conti, ministero dell'Interno), indicano un peggioramento, negli ultimi anni, delle situazioni di difficoltà finanziaria.
Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano De Nuccio, "la normativa attuale è inadeguata. Con il disegno di legge sulla revisione delle leggi sull'ordinamento degli enti locali vanno rafforzati i controlli nei Comuni sotto i 15mila abitanti e gli strumenti per l'emersione tempestiva delle situazioni di squilibrio".