La Sicilia è al terzo posto in Italia per crediti affidati. Il dato arriva dall’ultimo Rapporto Annuale di UNIREC (Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito), che fornisce una panoramica dettagliata sul settore della gestione e del recupero crediti sul territorio nazionale. Secondo quanto emerge dal Rapporto, i crediti affidati – vale a dire, i crediti in sofferenza o insoluti affidati a società di recupero credito che aderiscono a UNIREC – nell’ultimo anno hanno toccato il tetto di 204,3 miliardi di euro, superando la cifra dell’anno precedente (pari a 201 miliardi).
Salta all’occhio la situazione della Sicilia, che per la prima volta in un Rapporto UNIREC supera in punti percentuale la Campania, e si posizione al terzo posto, dietro il Lazio e la Lombardia. Un sorpasso che potrebbe indicare un peggioramento della qualità del credito nella regione, e quindi una crescita nel rischio di insolvenza delle imprese (e non solo) sull’isola.
Quasi la metà (46,6%) dei crediti affidati al recupero crediti si concentra nelle prime quattro regioni della lista: 16,4% in Lombardia, 11,3% in Lazio, 10% in Sicilia e 8,9% in Campania. Si registra, per altro, un aumento generale – ma con un picco in Sicilia, che fino all’anno precedente era ferma sull’8% dei crediti totali.
Le implicazioni di un simile scenario meritano però un approfondimento. Infatti, mentre aziende e famiglie faticano sempre di più a saldare i propri debiti, il settore del recupero crediti continua invece a espandersi, e sembra essere oggi l’unico in Italia realmente immune alla crisi. Le società di recupero credito, del resto, lavorano a tutela del sistema finanziario: un credito insoluto comporta costi economici e sociali notevoli, perché in grado di mettere in crisi le imprese, provocando – per esempio – una perdita di posti di lavoro, e contribuendo così all’instabilità economica a livello nazionale.
Allo stesso tempo, non devono sfuggire le cause profonde di questa crescente insolvenza. Che vanno, per altro, ben oltre i problemi tipici di un tessuto economico difficile, come quello della nostra regione. Un’analisi condotta da FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani), per esempio, mostra come il costo del credito sull’isola – e nel Sud in generale – sia più alto rispetto ai tassi di interesse previsti per le regioni settentrionali. Se il tasso medio richiesto in Italia per un mutuo è del 4,1%, in Sicilia e Sardegna la percentuale è del 4,23%. Un leggero rialzo – all'apparenza insignificante – che tuttavia pesa in modo considerevole sul reddito delle famiglie siciliane, già di per sé più basso rispetto al reddito medio italiano.
In Sicilia, infatti, il rischio di credito per banche e finanziarie è maggiore. Qui sull’isola il numero di imprese in difficoltà (o in via di fallimento) è significativamente più alto rispetto al resto d’Italia, e lo stesso può dirsi delle famiglie che – con un reddito troppo basso – non riescono a far fronte alle spese. Un tale rischio di credito a carico degli istituti bancari si traduce, però, in un aumento inevitabile dei tassi di interesse, che rischia di innescare una spirale di sovraindebitamento, trasformandosi in un ostacolo concreto alla ripresa economica della regione.
Daria Costanzo