Se un popolo affamato, come quello francese, fa la rivoluzione, un popolo assetato, come quello trapanese, non si può permettere di contestare il sindaco. Lesa maestà? Forse. A Trapani poi di re senza corona ce n'è più di uno. Tutti intoccabili. Sta di fatto che Giacomo Tranchida contestato dal pubblico presente a Palazzo Cavarretta dove, ieri sera, si è tenuta una seduta del consiglio comunale sull' emergenza idrica aperta alla collettività, ha interrotto i lavori. Voleva zittire i presenti. Ha prodotto l' effetto contrario. Ha esasperato ancora di più gli animi. Un risultato, però, lo ha ottenuto. Spazientiti, la maggior parte dei contestatori è andata via, non prima, però, di aver fatto ammenda di averlo votato. "Ho urlato vergogna - ha detto un cittadino - e alle mia spalle sono sbucati quattro agenti della Municipale. Nemmeno fossi Matteo Messina Denaro".
Liberatosi dei suoi contestatori, Tranchida ha fatto il suo monologo: "Domani l' acqua arriverà in tutto il cento storico". Magia?
l suo gesto vale probabilmente più di tante parole che si disperdono come bolle di sapone nell' aula consiliare di Palazzo Cavarretta, a Trapani. In occasione della seduta incentrata sull' emergenza idrica, ma forse sarebbe più opportuno definirla quotidianità idrica, il consigliere comunale Giuseppe Guaiana ha adagiato sullo scranno un bidone. Ovviamente vuoto. Simbolo di una città assetata. Di una città allo sbando. Che fa acqua verrebbe da dire. Ma sarebbe un insulto per chi, cittadini, commercianti e turisti, l' acqua la devono comprare. Per sopravvivere.