Il 12 e 13 luglio a Gibellina, due serate inedite per le Orestiadi: la presentazione/studio
del nuovo testo inedito di Mario di Caro, che racconta di naufraghi, di sogni e di pallone, uno spettacolo, con le musiche di Jerusa Barros e John Ollis, e le parole lette da Paolo Briguglia con Simona Sciarabba e Luigi Maria Rausa, onirico e drammatico come le storie che racconta e il poetico ricordo per musiche ed immagini, a trent’anni dal mitico spettacolo di Bob Wilson con le musiche di Philip Glass al Baglio di Stefano.
Un weekend originale, immaginato per le Orestiadi, ricco di suggestioni, storie, memorie, suoni e immagini. Gibellina continua a raccontare il Mediterraneo e le sue tante sfaccettature, dalla poesia alla cronaca, grazie alle parole del giornalista Mario Di Caro con “MUREA FOOTBALL CLUB” racconto di naufraghi e di pallone che andrà in scena venerdì 12 luglio, alle ore 21,00, al Baglio di Stefano. Paolo Briguglia racconterà in scena la storia di Marù e Nenè due migranti, che affrontano il viaggio purtroppo come tanti, in cerca di una nuova vita, intepretati da Luigi Maria Rausa e Simona Sciarabba. L’opera, a metà tra narrazione e teatro, sarà contrappuntata dalle canzoni eseguite dal vivo da Jerusa Barros e John Ollis accompagnati da Federico Mordino e Fabrizio Malerba.
L'isola di Murea era da sempre un desiderio che scavalcava tutti confini del mare. Era un approdo talmente desiderato che il suo nome era ormai stato caricato di un alone di mito.
Due naufraghi vengono sballottati su un’isola dopo una terribile tempesta. Cercano l’Europa, sognano i centri commerciali, simbolo del benessere, ma trovano un centro di accoglienza molto diverso dalle loro ingenue aspettative. Gli rimangono la memoria delle loro radici, le fiabe, i racconti della tradizione africana, e una grande passione: il calcio. Ma forse è tutto un sogno, o magari un incubo, e alla fine il tempo scade. Resta solo un mare immenso. Mario di Caro, giornalista e scrittore, ha immaginato una partitura per musica e parole, per raccontare una storia purtroppo sempre attuale, la storia di due migranti, la storia di un viaggio, la storia di due naufraghi con la sola voglia di realizzare i loro sogni. Due ragazzi che, come tanti, sognano di cantare, di giocare a pallone, di lavorare, di vivere una vita normale: “Marù e Nenè hanno davvero vissuto l'esperienza di naufraghi nell'isola degli approdi, passando dall'euforia della salvezza alla disillusione del Centro di accoglienza, o hanno sognato tutto? E in quale altrove vanno alla fine? Due creature lunari, saggia e materna una, istintivo e ingenuo l'altro, incarnano il dramma ormai quotidiano della migrazione e il tema dell'accoglienza attraverso i loro desideri semplici di normalità e l'attesa infinita di un permesso, di uno straccio di documento che testimoni la loro esistenza in vita.” Mario Di Caro.
Alle 19.30 si terrà la presentazione del libro “Kalasìa, PAROLE CONTRO IL POTERE” di Vincenzo Consolo, a cura di Concetto Prestifilippo con il racconto fotografico di Giuseppe Leone, Mimesis/sguardi e visioni. Dialogano con il curatore Rosario Perricone e Arianna Catania.
Kalasìa, termine dialettale raro e tipico di Sant’Agata di Militello, è una parola che Vincenzo Consolo amava particolarmente. Proviene dal greco e sottintende una memoria antica della bellezza. Con questo titolo raccogliamo oggi alcune delle sue più interessanti interviste rilasciate tra il 1992 e il 2011. A distanza di anni, la rilettura di questi articoli colpisce per l’analisi lucida, a tratti spietata, di alcuni momenti epocali della storia repubblicana. I suoi interventi, privi di diplomazie linguistiche, non operano sconti a nessuno, dettato esplicito che Consolo ha pagato duramente. Questo omaggio allo scrittore di Retablo è arricchito da un racconto fotografico di rara intensità del maestro Giuseppe Leone, nonché da un prezioso scritto inedito dedicato a un tema ricorrente in Consolo e quanto mai attuale: il Mediterraneo e la tragedia dei migranti.
Esattamente trent’anni fa nasceva a Gibellina, su impulso di Roberto Andò, direttore artistico della sezione Teatro delle Orestiadi dal 1991, il progetto multimediale di Bob Wilson con le musiche di Philip Glass “T.S.E. – Come in under the shadow of this red rock, da La terra desolata” di T.S. Eliot, che si articolava in un lungo seminario-laboratorio nel 1993 e nell’allestimento definitivo – che rileggeva in chiave contemporanea la tradizione dei ‘mistery plays’ medioevali – nel Baglio delle Case di Stefano nel settembre 1994. Un evento, immaginato dalle Orestiadi, che si terrà sabato 13 luglio alle ore 21.00 al Baglio di Stefano,
A seguire, il videofilm di Roberto Andò “ROBERT WILSON: MEMORY/LOSS - fragments of a poetic Biography”, girato fra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 a Venezia, New York e Gibellina in Sicilia, è suddiviso in 4 capitoli.
1. Memory Loss. Al termine del periodo espositivo agli antichi granai delle Zitelle, l’installazione realizzata appositamente per la Biennale di Venezia è stata smantellata: questo videofilm rimane pertanto l’unico documento dell’opera, costituendo una sorta di “originale virtuale”. Da una camera nera si accede a un altro mondo dove si fronteggiano l’oblio e la memoria. Alle immagini dell’installazione si mescolano quelle di una visita di Wilson ai paesi distrutti dal terremoto nella valle del Belice.
2. Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine: Per la prima volta una telecamera entra nell’appartamento di Wilson a Manhattan: l’artista ci guida attraverso la sua straordinaria collezione di sedie.
3. Luoghi: una casa che non è una casa. In visita a casa Wilson, luogo stipato di oggetti-talismano. Wilson racconta di sé, della fondazione Byrd Hoffmann, del suo progetto pedagogico Watermill, del cinema e del destino delle immagini alla fine del millennio.
4. Come in under the shadow of this red rock: A Gibellina, Wilson ha trovato il luogo adatto per raccontare la sua terra desolata.
“Il T.S.E. di Bob Wilson è un progetto nato da una mia sollecitazione verso questo grande artista che amavo tanto. Nel 1993 gli ho chiesto d’immaginare qualcosa per Gibellina e lui mi ha proposto di fare un progetto sulla Terra desolata di T.S. Eliot, testo che da tanti anni lo stimolava. È stata un’esperienza davvero incredibile: le Case di Stefano accolsero prima un grande laboratorio creativo, un vero incanto, uno stato di grazia, che diede vita a Gibellina nel 1994 ad uno tra gli spettacoli più belli e memorabili di Bob Wilson.
Successivamente Wilson partecipava a Venezia ad un omaggio a Kantor con una sua installazione che dopo sarebbe stata dismessa e mi chiese di riprenderla: a me venne subito la voglia di fare un film su di lui e così nacque “Memory/Loss” girato tra Venezia, New York e Gibellina.” Roberto Andò