Erano finiti nella bufera per alcune presunte irregolarità nella raccolta delle firme per le elezioni comunali di Palermo del 2012. Poi il Movimento 5 Stelle siciliano, da accusato, è divenuto accusatore in occasione delle firme per la sottoscrizione della candidatura di Nello Musumeci a presidente della Regione nel 2017. Il contrattacco dei pentastellati dell’epoca – Sergio Tancredi, Angela Foti e Salvatore Siragusa – ha colpito il presidente del consiglio comunale di Alcamo, Saverio Messana.
Il politico, dopo due anni di processo per falso in atto pubblico, è stato assolto per non aver commesso il fatto. L’esposto dei 5 Stelle aveva portato a corpose indagini da parte della Guardia di Finanza, che condussero al sequestro e all’esame degli elenchi in cui vennero apposte le firme. Dai controlli sulle firme autenticate da Saverio Messana nella sua qualità di consigliere comunale in carica, appena 8 delle 500 non vennero riconosciute dagli elettori. Per questo l’attuale presidente del consiglio comunale di Alcamo venne rinviato a giudizio per falso in atto pubblico.
Il legale difensore di Messana, l’avvocato Pietro Riggi, durante il dibattimento è riuscito a dimostrare come quelle firme fossero state sottoposte all’attenzione degli interessati con alcuni ingrandimenti, più volte riprodotti. In questa maniera avrebbero perduto parecchio della loro originalità inducendo quindi gli elettori interessati al disconoscimento.
I protagonisti della vicenda sono stati quindi chiamati in aula e stavolta, alla loro attenzione, è stato posto l’intero elenco dei firmatari allegato alla candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione. Nella sua requisitoria, però, il Pm ha chiesto per Saverio Messana, accusato di falso in atto pubblico, un anno e nove mesi di reclusione senza sospensione della pena.