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25/07/2024 06:00:00

Salemi, torna il Saliber Fest. Il tema di quest'anno è: "Fragilità"

 Dopo due edizioni dai temi dolenti e ripiegati in un’intimità sofferta o in un’identità – quella di singoli e popoli - violentata e tradita, dopo aver parlato di viaggio in un mondo minato dalla guerra nel 2022 e del complesso mondo familiare omaggiando il capolavoro di Natalia Ginzburg nel 2023, pensavo in tutta onestà fosse arrivato il momento di sconfinare su terreni più ariosi, ossigenarsi, abbandonando – seppur per poco - il puzzo nauseante delle armi da guerra e l’asfissia di nuclei familiari e legami spesso claustrofobici. Evidentemente mi sbagliavo.

Se un festival si fa attento osservatore e osservatorio della realtà – e della realtà letteraria anche, quella nazionale, europea e mondiale – non sarà certo il 2024 l’anno dell’ossigeno.

Col fiato in gola anzi, incollati ai nostri dispositivi e televisori, ci accorgiamo solo oggi, nell’anno cruciale del voto europeo e presto americano, dell’importanza ma anche della fragilità delle democrazie, minacciate dall’avanzata di estreme destre che forse mai avevamo temuto così tanto. Non solo. È un anno, questo, di siccità e crisi climatica che ci ricorda ogni giorno che passa quanto siano fragili gli ecosistemi che abitiamo. Ed è l’anno dell’AI, l’intelligenza artificiale che pure potrebbe – se non l’ha fatto già - mettere in crisi i rapporti tra macchina e uomo.

 

Mentre tutto intorno nulla è cambiato, ancora imperversano guerre e quel mare nostrum restituisce vite richiedenti salvezza e sogni e esistenze ormai naufragati, pure noi ci siamo sentiti più poveri e soli, indifesi e sprotetti. Ci siamo riconosciuti fragili.

Di questa fragilità dilagante – da sempre presente e forse oggi definitivamente emersa – anche la Letteratura si fa attendibile termometro.

Lo dice lo Strega che premia quest’anno un romanzo dove la fragilità fa capolino già dal titolo. Lo dice l’Accademia di Svezia che assegnando il Nobel a Jon Fosse, permette ai lettori di tutto il mondo di scoprire monologhi interiori ai limiti del delirio di personaggi instabili e innamorati, sofferenti e soli. In una parola - ancora quella - fragili.

Per questo con i soci dell’associazione Liber…i abbiamo scelto proprio le “Fragilità” per l’edizione di quest’anno. Fragilità sempre più plurali che coinvolgono e sconvolgono tutto e tutti nella consapevolezza che una società fragile origini un tempo fragile ma consapevoli pure che un festival abbia motivo di esistere se nel suo piccolo contribuisce- almeno in parte – a rendere meno fragili luoghi e comunità.

Nei quattro giorni di festival parleremo così di malattia e morte, della fragilità delle nostre narrazione e del labile confine tra verità e ricordo, tra verità e racconto, di povertà sociale ed educativa, delle periferie e del ruolo della Scuola, di fragilità minorili tra detenzione, rieducazione e riscatto e ancora di editoria indipendente, di diritti civili, dello spopolamento del Sud e le opportunità dei Borghi, di urbanistica e neo-antropocene. Ricorderemo il sociologo Danilo Dolci, il Gandhi italiano, a cent’anni dalla sua nascita, lui che sui giovani e sulla povertà di queste terre aveva acceso un faro, e ancora omaggeremo Joseph Conrad nel centenario della morte.

Abbiamo scelto il mare in tempesta del suo “Tifone” perché, pur ripiegati dalle e sulle nostre fragilità personali, non possiamo permetterci di chiudere gli occhi su ciò che si consuma in mare.

Nell’anno di “Io, Capitano” capolavoro di Matteo Garrone che ripercorre l’odissea dei migranti, anche il Salìber Fest volge uno sguardo a loro e al Mediterraneo ospitando all’alba di domenica 28, al Teatro del Carmine, il monologo “La porta della vita” scritto dal noto giornalista Francesco Viviano, diretto e interpretato da Alessandro Ienzi e prodotto da Raizes Teatro.

Buon festival a tutti.


Il direttore artistico
Filippo Triolo