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05/08/2024 10:15:00

Il raid israeliano a Teheran, colpo mortale al dialogo

 Colpo mortale. È quello inferto da un raid israeliano, non rivendicato e sul quale si nutre qualche dubbio ma la persona era stata condannata a morte dopo l'attacco del 7 ottobre, a Teheran al capo politico di Hamas Ismail Haniyeh. L'uomo si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di giuramento del Presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

L’uccisione è avvenuta dopo la morte di 12 ragazzini mentre giocavano a calcio in un'area dove vive la minoranza druso-israeliana sulle alture siriane del Golan causate da un razzo attribuito a Hezbollah. Anche se per queste morti è ritenuto responsabile Hezbollah, che è stato ucciso Fuad Shukr alias Hajj Mohsin nel quartiere Daaheh a Beirut, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah e consigliere militare, appunto, di Hezbollah. Si attende la reazione, promessa, dell'Iran. Quale sarà l'entità è studiata dagli analisti geopolitici e naturalmente da Tel Aviv.

Nelle ultime ore il "New York Times" riferisce, citando sette funzionari mediorientali, tra cui due iraniani, e un funzionario statunitense che Haniyeh, sarebbe stato ucciso da una bomba sofisticata e telecomandata introdotta di nascosto nella pensione a Teheran in cui alloggiava, e non da un missile, come è stato riferito in un primo momento. L'uomo di Hamas era riconosciuto come interlocutore e mediava la tregua e il rilascio degli ostaggi israeliani del 7 ottobre. Quest'ulteriore inasprimento del conflitto non è utile alle martoriate anime palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza, sotto attacco da quasi 10 mesi che ha causato 40mila vittime, 15mila sono bambini.

Si continua a ribadire, più che condivisibile il desiderio di giustizia della stella di David, la vendetta no, e di questo si tratta nella risposta del governo di Benjamin Netanyahu all'attacco del 7 ottobre e una nazione democratica come quella di Gerusalemme ovest non se lo può permettere e proprio nel perseguire la giustizia la deve differenziare da Hamas, altrimenti... Certamente lo stato di guerra agevola la permanenza di Bibi al potere e paradossalmente alla stessa Hamas. Ma è un colpo mortale al dialogo e quindi per la Palestina e gli ostaggi israeliani. Si spera di essere smentiti.

Vittorio Alfieri