Quattro testi dell’accusa, tutti ufficiali di pg dei carabinieri della Compagnia di Marsala, tra i quali il capitano Longo, sono stati ascoltati nel corso di una udienza “fiume”, in Corte d’assise, a Trapani, nel processo per l’omicidio del 60enne pregiudicato marsalese Antonino Titone, detto “u baruni”, ucciso il 26 settembre 2022 nella sua abitazione di via Nicolò Fabrizi, in zona Porticella. Imputati sono il pregiudicato Giovanni Parrinello e la sua compagna Lara Scandaliato.
I testi hanno ricostruito minuziosamente quanto avvenuto il giorno dell'omicidio, dando una versione dei fatti basata sugli accertamenti effettuati al momento del delitto. Hanno, inoltre, analizzato anche tutte le intercettazioni ambientali effettuate durante i colloqui nel carcere di Trapani tra il Parrinello e i familiari, nonché quelle tra il Parrinello e la Scandaliato.
Secondo gli inquirenti, infatti, il Parrinello consapevole di essere intercettato cercava di fare trapelare una versione dei fatti lontana rispetto alla realtà. La prossima udienza si terrà il 7 ottobre e dovrebbero essere ascoltati testi della polizia scientifica. Poi, si proseguirà con l'esame degli imputati, che sono difesi dagli avvocati Nicola Gaudino e Salvatore Fratelli, mentre la parte civile (una sorella della vittima) è rappresentata dall’avvocato Vito Daniele Cimiotta. A poche ore dall’omicidio, i carabinieri identificarono, arrestandolo, Giovanni Parrinello quale possibile autore del delitto, sulla base di una breve descrizione fatta loro dalla polizia, che aveva chiesto la collaborazione dei colleghi dell’Arma.
I carabinieri si recarono subito nell’abitazione del Parrinello, nel quartiere Sappusi. E qui lo trovarono insieme alla compagna, Lara Scandaliato. Entrambi furono portati in caserma e interrogati. E fu la donna che fece trovare i sacchetti con i vestiti che i due indossavano quando fu commesso l’omicidio. A fornire alla polizia una sorta di identikit sull’uomo che fu visto uscire dall’abitazione del Titone, e allontanarsi a piedi insieme a una donna, furono alcuni residenti della zona.
In una precedente udienza, i due medici legali che effettuarono l’ispezione cadaverica dopo l'intervento dei Ris dei carabinieri hanno spiegato che i colpi inferti al Titone con una sbarra di ferro furono 26, molti alla faccia e alla testa. Colpi letali. Hanno, poi, descritto la scena, ma soprattutto lo stato del corpo dell’ucciso con le varie lesioni nel dettaglio. Antonino Titone è stato ucciso a colpi di “piede di porco”.
I due imputati sono accusati anche di rapina, perché dopo l’omicidio si è impossessata del portafoglio del Titone, dal quale il Parrinello vantava un credito. Sarebbe stata questa la causa scatenante del delitto. Fu la Scandaliato, lo stesso giorno dell’omicidio, interrogata dai carabinieri, ad accusare il compagno e a far ritrovare l’arma: un piccolo piede di porco con cui fu fracassato il cranio al Titone. Secondo gli investigatori, alla base del fatto di sangue ci sarebbe stato, molto probabilmente, un vecchio debito non saldato della vittima per una fornitura di stupefacenti. Subito dopo i fatti, in caserma, la donna aveva raccontato di aver aspettato fuori, mentre il compagno colpiva a morte il Titone.
Il 10 giugno 2023, però, anche la donna è finita in carcere. Gli investigatori, infatti, hanno scoperto che la donna non era fuori dall’abitazione del Titone, ma sarebbe stata dentro con Parrinello e avrebbe partecipato al delitto.