A poco più di un anno di distanza dagli incendi devastanti che hanno colpito la Sicilia nel luglio scorso, la situazione appare desolante: le promesse fatte dalla Regione di potenziare i mezzi e le risorse per affrontare future emergenze sono rimaste in gran parte lettera morta. La centrale unica operativa, destinata a coordinare la campagna antincendio, non è mai stata avviata. Nonostante la giunta regionale avesse dato il via libera nell’ottobre scorso alla creazione di una cabina di regia unificata per i soccorsi, le aspettative sono state deluse.
Incendio ad Erice - Proprio ieri sera, un vasto incendio ha interessanto il versante valdericino di Monte Erice. Diverse le squadre di vigili del fuoco, uomini della Forestale e volontari di SOS Valderice sono stati impegnati per tutta la notte nelle difficili operazioni di spegimento dei roghi, alimentati dal vento di scirocco.
Sistema di coordinamento mai concretizzato
La proposta di unificare la sala operativa della Protezione Civile con quella del Corpo Forestale, annunciata con grande enfasi dal presidente della Regione, Renato Schifani, non è stata concretizzata. Questo avrebbe dovuto garantire una maggiore tempestività negli interventi e un coordinamento più efficace delle forze impiegate nella lotta agli incendi. Tuttavia, a oggi, non vi è traccia di questa nuova sala operativa, né dei locali promessi a Palermo per ospitarla. Si continua quindi a operare con mezzi e strutture esistenti, spesso inadeguati di fronte all’emergenza.
Carenza di personale
Un altro aspetto critico è la condizione del personale impiegato nella prevenzione e nel contrasto degli incendi. Il Corpo Forestale regionale soffre di una carenza cronica di personale, aggravata dall’età avanzata degli attuali dipendenti, che supera mediamente i 60 anni. Entro la fine dell’anno, il numero degli operatori è destinato a ridursi ulteriormente, complicando ancora di più la situazione. Circa il 30% del personale attivo è già inidoneo a partecipare direttamente alle operazioni di spegnimento per motivi di salute o altre ragioni. A questo si aggiunge una condizione climatica sempre più preoccupante, con laghi come il Pergusa e l’Ogliastro già prosciugati e il Fanaco in rapido esaurimento. La Regione ha cercato di correre ai ripari installando vasche artificiali per contenere l’acqua, ma queste misure sembrano solo palliativi rispetto all’entità del problema.
Mezzi inadeguati
La situazione del parco mezzi è altrettanto preoccupante. Sebbene la Regione abbia acquistato 120 nuove autobotti per iniziare a rinnovare la flotta, i veicoli da sostituire sono in totale 600. Inoltre, l’utilizzo dell’acqua marina per alimentare le autobotti pone il rischio di danneggiare i mezzi, complicando ulteriormente le operazioni. Nel frattempo, la carenza di elicotteri pesanti, necessari per operare anche in condizioni meteo avverse, lascia la Sicilia in una posizione di grave svantaggio rispetto ad altre regioni italiane. Mentre la Sardegna ha già siglato contratti per l’utilizzo di questi mezzi, la Sicilia ha investito solo in elicotteri leggeri, con una spesa molto inferiore ma insufficiente a garantire un’efficace risposta agli incendi. Tra personale ridotto e in età avanzata, siccità, mezzi inadeguati e la mancanza di elicotteri pesanti, la Sicilia sta affrontando la stagione degli incendi con risorse scarse e una preparazione che appare largamente insufficiente.
La Sicilia si conferma la regione italiana maggiormente colpita dagli incendi estivi. Alla fine di luglio il 45% dei roghi verificatisi nel Paese ha interessato proprio l'Isola
Lieve miglioramento in Sicilia - I numeri sugli incendi emergono dalle elaborazioni effettuate dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), basate sulle immagini e i dati forniti dall'European Forest Fire Information System (Effis) al 31 luglio. Se da un lato si registra un lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, con un minor numero di ettari di superficie boschiva andati in fumo, dall’altro, il problema rimane gravissimo: a livello nazionale, 98.000 ettari di bosco sono stati distrutti, a fronte dei 255.000 dello stesso periodo nel 2022. In Sicilia, tuttavia, sono stati bruciati circa 355 chilometri quadrati, concentrati principalmente nei 100 chilometri quadrati percorsi da incendi nel 2024, di cui 14 hanno interessato aree forestali.
Su scala nazionale, sono stati rilevati 615 incendi, che hanno devastato una superficie totale di 221 chilometri quadrati. Nonostante l’estensione delle aree colpite, il trend della superficie percorsa dagli incendi boschivi nel 2024 non si discosta significativamente dalla media registrata nel periodo 2006-2023. Tra le regioni più colpite, oltre alla Sicilia, figurano Calabria, Sardegna e Puglia, che da sole contribuiscono per un decimo ciascuna al totale della superficie nazionale percorsa dagli incendi. Le restanti regioni italiane hanno invece contribuito complessivamente con un terzo della superficie incendiata.
La Sicilia è stata particolarmente devastata, con il 34% del totale nazionale di incendi verificatisi sul suo territorio, seguita dalla Calabria con il 30% e dalla Sardegna con il 12%. Nell'Isola, la provincia di Agrigento è stata la più colpita nel 2023, con 48 chilometri quadrati di superficie percorsa dal fuoco, di cui solo il 3% rappresenta copertura forestale. Seguono Cosenza con circa 19 chilometri quadrati incendiati (24% di copertura forestale), Reggio Calabria con 15 chilometri quadrati (31% di copertura forestale) e Palermo con circa 11 chilometri quadrati, di cui il 4% coperti da foreste.
Nel 2023, la Sicilia ha visto bruciare 101 chilometri quadrati di superficie forestale, contribuendo al 64% del totale nazionale. Gli incendi di fine luglio dello stesso anno hanno devastato diverse aree, in particolare attorno a Palermo, dove 43,5 chilometri quadrati sono stati inceneriti, rappresentando il 43% del totale forestale regionale e il 28% di quello nazionale. Anche le province di Messina e Siracusa hanno subito gravi perdite, con 25 e 30 chilometri quadrati di superficie boschiva bruciati rispettivamente.