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13/09/2024 09:52:00

Castelvetrano, confermata la condanna di Campanella per la morte di Calandrino

 Rigettando il ricorso della difesa, la quinta sezione della Corte di Cassazione ha confermato la condanna a sei anni e 8 mesi di carcere inflitta per omicidio preterintenzionale dalla Corte d’appello di Palermo alla 26enne castelvetranese Maria Aurora Campanella, che la sera del 24 dicembre 2021 provocò la morte di Antonino Calandrino, 62 anni, ex carrozziere.

Calandrino morì il 4 gennaio successivo in seguito alle gravi ferite riportate nella caduta da una rampa di scale a seguito di una forte spinta ricevuta dalla Campanella, alla quale l’uomo, con “modi urbani” si legge nelle carte processuali, aveva chiesto di stare attenta a non danneggiare l’auto della sua convivente aprendo lo sportello (le due auto erano parcheggiate una accanto all’altra).

La reazione della ragazza fu violenta. Diede uno spintone al Calandrino, facendogli perdere l’equilibrio. L’uomo finiva contro una gli elementi di una balaustra, che in parte cedevano (anche perché in precedenza riparati male), cadendo così dall’altezza di tre metri e 60 centimetri, sul sottostante marciapiedi di via Tagliata. Con conseguenze fisiche gravissime. Calandrino, noto a Castelvetrano per l'attività di carrozziere svolta fino a poco tempo prima, si trovava nell’abitazione dei genitori, in piazza Padre Puglisi, uno slargo sopraelevato della via Tagliata. Intorno alle 23 è uscito di casa per fumare una sigaretta, quando sono arrivati la ragazza, allora 23enne, e un altro giovane. La coppia aveva cominciato a litigare. Questo accanto l’auto della compagna del carrozziere, parcheggiata nel vicino piazzale Giovanni Gentile. All'invito ad allontanarsi, il carrozziere è stato spinto dalla Campanella. L’uomo morì undici giorni dopo all'ospedale di Villa Sofia, a Palermo. In primo grado, il gup del Tribunale di Marsala, con rito abbreviato, aveva condannato la ragazza ad 11 anni e 4 mesi di carcere. I giudici d’appello, riconoscendo le attenuanti generiche, riducevano la pena a 6 anni e 8 mesi. Il risarcimento danni provvisionale, confermato dalla Cassazione, è stato di 50 mila euro per ciascun familiare della vittima. Con rinvio al giudice civile per decidere l’ammontare complessivo del danno patito dai familiari.