7 milioni e 600 mila euro per Castelvetrano e Partanna. Sono risorse economiche che arriveranno da Terna, gestore della rete elettrica nazionale e dalla Regione Siciliana.
Tutto grazie ad Elmed, l’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia autorizzata lo scorso maggio dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, che ha portato ad un accordo siglato nei giorni scorsi tra il gestore elettrico nazionale e la Regione: l’amministrazione regionale garantirà al gestore della rete elettrica nazionale il supporto necessario a garantire la realizzazione delle relative infrastrutture. Mentre Terna si impegna a limitare al massimo gli impatti che i cantieri avranno sulle comunità locali.
Nel dettaglio, quest’ultima erogherà un contributo di un milione di euro per opere di compensazione ambientale. La Regione invece metterà sul tavolo altri 4 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione (Fsc). 5 milioni in tutto, che serviranno per la ricostruzione parziale delle colonne sud del tempio G del Parco archeologico di Selinunte.
Inoltre, Terna darà 2 milioni di euro al comune di Partanna e 600 mila euro a Castelvetrano, per un’opera finanziata con 307 milioni dalla Commissione europea tramite il programma di finanziamento Connecting Europe Facility (“CEF”).
Il collegamento, da 600 Mw, sarà lungo 220 km, quasi tutto di cavo sottomarino che partirà dalla stazione elettrica di Mlaabi, nella penisola di Capo Bon in Tunisia e approderà a Marinella di Selinunte, in Sicilia. Da lì, si svilupperà per altri 18 km fino a Partanna, dove verrà realizzata la stazione di conversione.
Schifani è entusiasta di questo collegamento elettrico: “Un’opera strategica per l’Italia che si inserisce nel processo di transizione energetica in atto – ha affermato - Le positive ricadute della sua realizzazione riguarderanno l’intero ‘sistema Paese’: Elmed è stato, infatti, inserito dal governo nazionale nel Piano Mattei. In questo contesto, la Sicilia svolge un ruolo di primo piano sia per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo sia perché si propone come hub energetico, puntando così a uno dei settori maggiormente strategici nella creazione di sviluppo economico”.
“L’accordo di oggi – ha invece commentato Giuseppina Di Foggia - oltre a essere un passo importante nel percorso di avanzamento dell’opera, conferma l’impegno di Terna nel realizzare infrastrutture strategiche attraverso la stretta collaborazione con le istituzioni locali e i territori interessati”.
Al momento è però difficile dire quanto potrà essere negativo l’impatto dei cantieri sulle comunità locali.
Soprattutto se pensiamo alla costa selinuntina che da qualche anno vive col pericolo di crollo del depuratore ubicato proprio su un costone sopra il mare. Senza contare il disastrato impianto fognario della borgata, con esplosioni di liquami e tombini che saltano ad ogni acquazzone.
L’anastilosi da 5 milioni di euro è certamente un ottimo progetto in grado di aumentare l’affluenza turistica, ma la cittadina sede del Parco archeologico tra i più grandi del mondo ha ancora quel che rimane di un depuratore costruito negli anni ’80, in grado a malapena di far fronte alle esigenze dell’utenza di allora. E adesso che le forti piogge estive non saranno più così rare, si rischia di ammirare qualche colonna in più del tempio G, mentre i gestori dei locali, letteralmente, spaleranno… melma.
Certo, si dirà che Terna ha previsto 600 mila euro proprio per il depuratore, fondi che il comune potrebbe utilizzare per trasformarlo in una stazione di sollevamento. Ma che, ovviamente non basterebbero.
Si dirà anche che la Regione, ai tempi di Musumeci, aveva previsto un finanziamento di 1,3 milioni di euro. Ma attenzione, non per la messa in sicurezza del depuratore e per evitare il crollo: troppo pochi. Una parte (600 mila euro) per permettere ai tecnici di gestire la depurazione in tutta sicurezza da una postazione distaccata, distante dal resto della struttura che sta scivolando verso il mare. Un’altra parte (750 mila euro) per ripristinare la transitabilità di via Punta Cantone, che porta all’ingresso della Riserva, dopo la voragine provocata dal forte dissesto del novembre del 2021.
Inutile dire che il comune di Castelvetrano, di tutti questi soldi approvati dalla Regione nel 2022, non ha ancora visto un centesimo. Ma c’è chi dice che arriveranno, magari dopo l’approvazione del bilancio regionale. Intanto pensiamo alle colonne del tempio G.
Egidio Morici