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02/10/2024 09:25:00

Processo ai fiancheggiatori di Messina Denaro. Gentile: "Mi hanno rubato i documenti"

Massimo Gentile ha dichiarato di essere una vittima: qualcuno gli avrebbe rubato i documenti per consegnarli al boss mafioso di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro. Il processo ai presunti fiancheggiatori si è aperto con le dichiarazioni spontanee dell'architetto Gentile, accusato di aver prestato la sua identità al boss dal 2007 al 2017. "Non ho fornito nulla di mia volontà", ha dichiarato l'uomo, originario di Campobello di Mazara e attualmente dipendente del Comune di Limbiate, in Lombardia. Il contesto del processo riguarda la rete di protezione che ha coperto la latitanza di Messina Denaro.

Gentile è parente di Salvatore Gentile, ergastolano e killer, marito dell'amante storica del boss, Laura Bonafede. Messina Denaro, per un periodo, ha usato una carta d'identità intestata a Massimo Gentile, firmando con quel nome l'assicurazione di una moto e l'acquisto di un'auto. Inoltre, si è presentato in banca con lo stesso nome per riscuotere un assegno.

L'architetto, difeso dall'avvocato ed ex PM Antonio Ingroia, ha commissionato delle perizie sui documenti firmati a suo nome, dimostrando che la scrittura corrisponde a quella di Matteo Messina Denaro. Secondo il perito, molti dettagli coincidono e la grafia è identica. Tuttavia, per la procura questo fatto ha poco peso e ha interpretato lo "smarrimento" dei documenti da parte di Gentile come un tentativo di mascherare il reato. Gli inquirenti hanno infatti documentato che Gentile si è personalmente occupato dell'acquisto e della demolizione della moto del latitante, per questo lo accusano di associazione mafiosa.

La stessa accusa grava su Cosimo Leone, tecnico radiologo dell'ospedale di Mazara del Vallo, mentre Leonardo Gulotta è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Al processo si sono costituite parte civile l'Azienda sanitaria di Trapani e i comuni di Campobello di Mazara e Castelvetrano.