L’architetto Massimo Gentile punta l’indice contro Andrea Bonafede. Lo dice Antonio Ingroia, legale di Gentile, che ha spiegato che Bonafede aveva la disponibilità della fotocopia della patente del suo assistito. Il quale “ha ricordato che nello stesso periodo aveva dato ad Andrea Bonafede i propri documenti, nel contesto di alcuni lavori che aveva fatto per lui durante la compagna olearia”.
Si tratta del Bonafede classe ’69. Per capirci, colui che andava a ritirare prescrizioni e ricette mediche intestate all’omonimo cugino (classe ’63), di cui beneficiava però Matteo Messina Denaro durante l’ultimo periodo della latitanza.
Ieri abbiamo scritto che Gentile ha dichiarato di essere una vittima, perché qualcuno gli avrebbe rubato i documenti per consegnarli al boss. L’architetto, originario di Campobello di Mazara ma dipendente del Comune di Limbiate, in Lombardia, in una dichiarazione spontanea ha detto di non aver fornito nulla di sua volontà.
Messina Denaro, per un periodo, ha usato una carta d’identità intestata a lui. Ed è con quel nome che avrebbe firmato l’assicurazione di una moto e l’acquisto di un’auto.
“Gentile - ha aggiunto Ingroia – è sempre più convinto di essere stato vittima di un furto d’identità”.
Secondo la procura si sarebbe però occupato anche dell’acquisto e della rottamazione della moto del latitante. Ma Ingroia su questo punto ha sottolineato che “la carta d’identità che qualcuno ha presentato al momento dell’acquisto del mezzo era quella per cui Gentile aveva già fatto denuncia di smarrimento. Probabilmente non l’aveva smarrita, ma qualcuno gliel’aveva sottratta.”
Inoltre, se la procura ritiene di avere documentato la presenza di Gentile alla rottamazione con la patente, la difesa ritiene invece di avere documentato il contrario, grazie alla perizia grafica che dimostra la falsificazione della firma dell'architetto. D'altra parte, se davvero si fosse presentato di persona, che bisogno ci sarebbe stato di presentare un documento con una firma falsificata?
“La perizia grafologica – ha aggiunto Ingroia - non è stata fatta soltanto sugli atti dell’acquisto o della rottamazione, ma anche sui diversi rinnovi dell’assicurazione. Secondo il nostro perito, la firma di Gentile non c’è mai. Anzi, in alcuni casi c’è proprio la firma di Matteo Messina Denaro, che abbiamo rilevato attraverso una perizia comparativa, disponendo della firma dell’ex latitante relativa ad altri processi.”
La scrittura poi sembra proprio corrispondere con quella dei pizzini del carteggio Svetonio-Alessio, lo scambio epistolare tra il boss e l'ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino.
Egidio Morici