Il 7° Rapporto GIMBE sullo stato del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) evidenzia gravi criticità che richiedono urgenti scelte politiche per salvaguardare il diritto costituzionale alla salute, oggi sempre più a rischio di diventare un privilegio riservato a pochi. Il documento analizza temi chiave come il finanziamento pubblico, la spesa sanitaria, i livelli essenziali di assistenza (LEA), la governance Stato-Regioni, l’autonomia differenziata, la gestione del personale sanitario, gli sprechi, le inefficienze e l'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, ha lanciato un severo monito: “I dati, le narrative e i sondaggi dimostrano che la vera emergenza del Paese oggi è il Servizio Sanitario Nazionale”. La crisi di sostenibilità della sanità pubblica, secondo il rapporto, sta progressivamente erodendo il SSN, compromettendo il futuro della salute pubblica in Italia.
Crollo della prevenzione e crisi del personale sanitario
Il rapporto 2023 segnala una preoccupante riduzione della spesa per la prevenzione, calata del 18,6% rispetto al 2022, con una perdita di 1.933 milioni di euro. Parallelamente, la sanità pubblica è messa in ginocchio da una crisi senza precedenti del personale sanitario: turni estenuanti, condizioni di burnout, salari inadeguati, poche prospettive di carriera e un aumento dei casi di violenza stanno minando il morale e la dedizione dei professionisti del settore.
Le difficoltà del sistema emergono chiaramente anche dai dati sulla spesa sanitaria. L’aumento della spesa totale nel 2023 (+4.286 milioni di euro) è stato interamente sostenuto dalle famiglie, attraverso pagamenti diretti (+3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+553 milioni), mentre la spesa pubblica è rimasta sostanzialmente stabile (-73 milioni).
Spesa “Out-of-Pocket” in crescita e rinunce alle cure
La spesa "out-of-pocket", ovvero quella sostenuta direttamente dai cittadini, ha registrato un incremento del 10,3% nel 2023, segnando un’impennata senza precedenti. In soli 12 mesi, 3.806 milioni di euro sono stati aggiunti al peso finanziario delle famiglie. Questo aumento ha avuto gravi ripercussioni sull’accesso alle cure: oltre 4,48 milioni di persone (7,6%) hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, di cui quasi 2,5 milioni (4,2%) per motivi economici, un aumento di 600.000 persone rispetto all'anno precedente.
Migrazione sanitaria e il divario Nord-Sud
Il fenomeno della mobilità sanitaria continua a mostrare la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti del Centro-Sud costretti a spostarsi per ottenere cure migliori. Nel decennio 2012-2021, le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un deficit di 10,96 miliardi di euro a causa della migrazione sanitaria. “Questo esodo ha effetti economici devastanti non solo sulle famiglie, ma anche sui bilanci delle Regioni meridionali, che si impoveriscono ulteriormente”, ha spiegato Cartabellotta.
Preoccupazioni per i livelli essenziali di assistenza e le cure oftalmologiche
Un altro fronte critico riguarda i LEA. Nel 2022, solo 13 Regioni hanno rispettato gli standard essenziali di cura, con un ulteriore ampliamento del divario tra Nord e Sud. Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni del Sud a essere promosse, ma si trovano comunque in fondo alla classifica. “Siamo di fronte a una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell’esigibilità del diritto alla tutela della salute”, ha osservato Cartabellotta. Inoltre, entro gennaio 2025, il SSN rischia di escludere l'oculistica dai LEA, privando circa sei milioni di italiani con malattie oculari di cure garantite dal sistema pubblico.
Un piano per il futuro del SSN
Il presidente della Fondazione GIMBE ha sottolineato che “perdere il SSN non significa solo compromettere la salute delle persone, ma anche mortificarne la dignità e limitarne le capacità di realizzare ambizioni e obiettivi”. Per questo motivo, la Fondazione ha aggiornato il suo "Piano di Rilancio del SSN", un programma dettagliato in 13 punti che propone interventi necessari per riformare e rafforzare il sistema. Le proposte spaziano dal miglioramento della governance tra Stato e Regioni, alla riduzione degli sprechi e delle inefficienze, fino alla riforma del personale sanitario e alla necessità di aumentare il finanziamento pubblico. Al centro del piano c’è il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che garantisce il diritto alla salute, e una visione a lungo termine per un sistema sanitario pubblico efficiente, moderno e accessibile a tutti.