Una presunta cyber-spia avrebbe operato, negli ultimi mesi, anche all’interno della Procura della repubblica di Marsala. E’ un sovrintendente (qualifica che comprende brigadieri e vice brigadieri) che era in servizio alla sezione di pg dei carabinieri presso l’ufficio inquirente. Il sottufficiale, adesso trasferito ad altra sede di servizio, è indagato per accesso abusivo alle banche dati dell’Arma e avrebbe operato per conto di un imprenditore di Mazara del Vallo.
Il militare, in servizio alla Procura di Marsala da pochi mesi, è stato scoperto perché l’imprenditore era sottoposto ad intercettazione nell’ambito di un’altra indagine. “Per questo tipo di reati – si limita a dire il procuratore di Marsala, Fernando Asaro – non siamo competenti noi, ma la Procura di Palermo”.
Sul caso delle cyber-spie che sta monopolizzando l’attenzione dei media nazionali, un investigatore, che preferisce, per ovvie ragioni, rimanere nell’anonimato, dichiara: “In Italia le varie forze di polizia, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, autorizzano i propri operatori ad accedere alle varie banche dati, ad es. SDI, Agenzia delle Entrate, INPS e così via, a seconda della tipologia di impiego ed operatività del singolo operatore di polizia. Una volta autorizzato l'operatore di polizia accederà autonomamente, senza bisogno di alcuna autorizzazione, alla banca dati ritenuta utile ai fini di quell' indagine di pubblica sicurezza, di polizia giudiziaria o di polizia tributaria. In effetti, sarebbe un inutile appesantimento autorizzare ciascun operatore ad accedere alla singola banca dati, in quanto comporterebbe un ritardo nelle indagini e negli accertamenti. Purtroppo, ciò lascia libero arbitrio all'operatore, specie se infedele, che potrà così interrogare la banca dati utile per i suoi fini illeciti senza lasciare traccia se non attraverso la successiva analisi dei server, attività che viene di solito effettuata solo allorquando scoppia il ‘caso’. In Italia, le forze di polizia, dico purtroppo, non hanno un servizio come quello americano meglio conosciuto come l'Internal Affairs Bureau (IAB, "ufficio per gli affari interni") e cioè l'ufficio del Dipartimento che si occupa di investigare gli appartenenti alla forza di polizia sospetti di aver infranto la legge o di aver avuto una condotta poco esemplare. Forse, l'Italia non è ancora pronta ad avere un ufficio che controlli i controllori, però non dobbiamo stupirci ogni qualvolta, e ciò accade con una certa frequenza, scopriamo che qualche appartenente alle forze di polizia infedele abbia sottratto informazioni per poi riversarle sul mercato del dossieraggio”.