“Un atto di riconoscenza e di gratitudine verso tutti gli artisti che a Gibellina hanno vissuto e prodotto le loro opere. Ma è anche un’azione di consapevolezza civica che investe le nuove generazioni del territorio del Belíce”.
E’ questo il significato per Gibellina il riconoscimento di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026. Gibellina, il Belìce, ha vinto. E lo ha fatto con un’idea semplice, una voglia di futuro, di risorgere, con l’arte, da quella tragedia del terremoto. Lo ha fatto sulle orme di Ludovico Corrao, che dalle macerie del sisma ha portato nella nuova Gibellina artisti da tutto il mondo. Oggi a distanza di oltre 50 anni quel sogno, si è in parte avverato.
Perchè per Gibellina e per tutto il Belìce essere Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea può essere il momento giusto, di guardare al futuro. A quelle generazioni che hanno saputo del terremoto dal racconto dei nonni. A quei giovani che se ne vanno, sì, ma magari lo fanno fieri di una città che nell’arte ha trovato rivalsa.
LE MOTIVAZIONI
Queste le motivazioni della scelta della giuria, maturata al termine della procedura di selezione condotta in piena autonomia dai componenti: “La prima ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea’ con la sua candidatura offre al nostro Paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale, fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune. Per la sua capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugando nel presente memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale; per la sua capacità di coinvolgimento delle nuove generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali; per il fatto di essere Città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana, e per la capacità di essere insieme una città-opera e una città da abitare: per il suo progetto, con il quale la città diventerà un grande laboratorio dove le pratiche e le energie dell’arte contemporanea saranno chiamate a condividere pensieri e soluzioni sui temi dello spazio pubblico, della comunità, del paesaggio, della sostenibilità e del capiente concetto di eredità".
IL PROGETTO
“Portami il futuro. Era forse questa la richiesta che Ludovico Corrao poneva agli artisti, agli architetti e agli intellettuali da Lui chiamati a ricostruire Gibellina? Di certo era la tensione verso un futuro di rinascita dopo la catastrofe del terremoto del 1968 a rendere Gibellina un laboratorio artistico a cielo aperto. Laboratorio di idee, di progetti artistici ma soprattutto laboratorio di comunità”. “Portami il futuro” è il titolo del progetto con cui Gibellina si è candidata a Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea. Un progetto scritto da Roberto Albergoni e dal suo staff che sintetizza un percorso durato 50 anni, e che trova oggi massima gratificazione.
“Materia, colori, idee, poesia, musica e parole hanno creato la nuova Gibellina realizzando un’esperienza unica in Italia e in Europa. Un’esperienza complessa che ha disorientato la comunità, prevalentemente agricola, della vecchia Gibellina. La modernità si è imposta con un tracciato urbanistico pensato sui tavoli da disegno di architetti distanti e ignari delle istanze della società locale. È toccato poi agli artisti e ad altri architetti dare un senso a quel tracciato e ripensare gli spazi urbani come luoghi di vita, di relazioni tra le persone, tra le persone e gli spazi pubblici”.
Per gli estensori del progetto “l’arte è stata lo strumento capace di riconnettere le strade, le case e i suoi abitanti. A 50 anni dall’inizio di quel percorso, mai compiuto e mai arrestato, Gibellina richiama il mondo dell’arte contemporanea italiano e internazionale a riflettere e a produrre nuove opere. Insieme ai protagonisti di allora, che tornano oggi con consapevole e rinnovata energia, sono chiamati a Gibellina gli artisti e i curatori più giovani”.
Nel progetto, Gibellina nel suo essere Città dell’Arte Contemporanea, si offre alla comunità artistica come “laboratorio di sperimentazione per indagare tematiche comuni a partire dalle tante ricostruzioni che occorre attivare dalle macerie del contemporaneo. Macerie fisiche, come le case e le città distrutte dalle guerre, e macerie ideologiche per il dissolversi di visioni di futuro”. E, dunque, la richiesta Portami il Futuro, “rivolta agli artisti, ha un’eco internazionale in tutti i luoghi, fisici e dell’anima, che dalle macerie vogliono avviare processi di rinascita”.
Portami il futuro è anche la missione che Gibellina riconosce alle opere che riempiono le sue strade e i suoi musei. Il Grande Cretto di Burri, l’opera di land-art più grande d’Europa, è forse l’emblema del rapporto tra passato e futuro, tra memoria e visione. Così come il Museo delle Trame Mediterranee apre l’esperienza di Gibellina al dialogo con la Tunisia e il mondo arabo in un rapporto di reciprocità culturale. “Ma l’imponenza del patrimonio artistico della Città non porta a immaginare un progetto centrato su di sé e isolato dal contesto. Il coinvolgimento del territorio con le sue istituzioni culturali, dai Parchi Archeologici di Segesta e Selinunte, alle Fondazioni Ettore Maiorana ed Erice Arte, e tante altre ancora, risponde al desiderio di integrare mondi a volte separati come l’antico e il contemporaneo, l’arte e la scienza, in una visione d’insieme capace di stimolare connessioni di pensiero e di azione”.
NEL SEGNO DI CORRAO
Tutto questo, Gibellina Capitale dell'arte contemporanea, ha un padre. E' Ludovico Corrao, che grazie al suo impegno per decenni ha realizzato il sogno di una città centro di artisti.
Dopo il sisma che distrusse la Valle del Belice, Corrao invitò artisti, architetti e intellettuali di fama internazionale a contribuire alla rinascita della città. Tra questi, Alberto Burri realizzò il "Grande Cretto", una monumentale opera di land art che ricopre le macerie della vecchia Gibellina, simbolo di memoria e rinascita.
Grazie all'impegno di Corrao, Gibellina divenne un museo a cielo aperto, ospitando opere di artisti come Pietro Consagra, Carla Accardi e Mimmo Rotella. Questa trasformazione ha reso la città un punto di riferimento per l'arte contemporanea in Italia e nel mondo.
Nel 1996, Corrao fondò il Museo d'Arte Contemporanea di Gibellina, oggi intitolato a lui, che raccoglie circa 2.000 opere donate dagli artisti coinvolti nella ricostruzione. Questo museo rappresenta una testimonianza tangibile della sua visione e del suo impegno per la cultura.La visione di Ludovico Corrao ha trasformato Gibellina da città devastata a simbolo di rinascita attraverso l'arte, dimostrando come la cultura possa essere un potente strumento di rigenerazione urbana e sociale.