La crisi idrica in Sicilia continua a destare preoccupazione, nonostante le piogge autunnali e gli interventi promessi dalla Regione. Con invasi a secco e cittadini che in alcune aree ricevono l'acqua ogni dieci giorni, l'emergenza sembra lontana da una risoluzione definitiva.
La vita scandita dal razionamento dell’acqua
In Sicilia, l’acqua è diventata un lusso. La distribuzione segue piani di razionamento stringenti: in alcune zone arriva ogni 24 ore, mentre in altre si aspetta fino a otto giorni per poche ore di fornitura. "In Sicilia, il tema dell'acqua è una costante nelle conversazioni quotidiane – spiega Giuseppe Amato di Legambiente Sicilia in un reportage di Wired –. Abbiamo imparato ad adattarci con impianti domestici, pompe di risalita e serbatoi, strumenti forse sconosciuti in altre parti d’Italia." Amato, residente a Enna, descrive una situazione drammatica per la provincia, una delle più colpite dalla siccità. "Paghiamo a caro prezzo una risorsa che non c’è", aggiunge.
L’assenza di un piano B è un’altra preoccupazione. “Enna, Caltanissetta e Agrigento potrebbero rimanere senza acqua entro il 20 novembre – avverte Amato – e non ci sono piani alternativi in caso di esaurimento delle risorse idriche”.
Siccità e riscaldamento globale: una crisi prevedibile
L’attuale crisi idrica in Sicilia non è un fenomeno inaspettato. “Ottobre è il tredicesimo mese consecutivo con temperature sopra la media – spiega Amato –. Le poche risorse disponibili si esauriscono rapidamente a causa dell’evaporazione”. Secondo Francesco Avanzi, idrologo e ricercatore della Fondazione Cima, i dati mostrano che la Sicilia si trova in uno stato di “siccità severa o estrema” su gran parte del territorio.
Gli invasi siciliani in deficit
La scarsità di piogge ha ridotto drasticamente le riserve negli invasi, che solitamente si riempiono in inverno per poi svuotarsi durante l’estate. Quest’anno, tuttavia, gli invasi hanno raggiunto livelli minimi già a maggio, compromettendo l'intera stagione irrigua. Attualmente, la capacità degli invasi è quasi dimezzata (-48%) rispetto allo scorso anno.
“È una crisi che non nasce in estate, ma già dallo scorso inverno,” sottolinea Avanzi. La conseguenza è un impatto devastante sull’agricoltura, con raccolti di olive, mandorle, agrumi e persino grano in forte calo. Anche l’allevamento soffre, con molti allevatori costretti a vendere o abbattere parte del bestiame.
Una crisi annunciata
La crisi idrica attuale era stata in parte prevista già nel 1998, all'interno del rapporto "Sicilia 2020" di Legambiente. Amato, co-autore del report, ricorda: "Allora avevamo già delineato il trend di aumento delle temperature e il rischio di conflitti nell'uso dell'acqua tra città e campagna". Il mancato adattamento alle sfide del cambiamento climatico è uno dei punti critici sollevati dall’associazione.
Il piano "pozzi e autobotti" della Regione
Di fronte alla crisi, la Regione Siciliana ha proposto il piano "pozzi e autobotti" come soluzione temporanea. Tuttavia, Legambiente definisce questo approccio “un rimedio disperato”. Il costo dell’acqua tramite autobotti, che non è potabile, è elevato e rappresenta un ulteriore peso economico per le famiglie siciliane, già gravate da una bolletta idrica annua di circa 740 euro.
“Servono soluzioni strutturali – sottolinea Amato –. Bisognerebbe investire in metodi di gestione dell’acqua più sostenibili e nella costruzione di acquedotti, non di ponti”.
Gli interventi della Regione
La Regione ha lanciato un piano d’azione strutturato in più fasi per fronteggiare l’emergenza. La “Fase A” prevede interventi di riparazione su pompe e tubature per ridurre le perdite, mentre la “Fase B” mira a potenziare la rete esistente. Con un investimento di 300 milioni di euro, il piano include anche la manutenzione di dighe che non ricevono interventi da decenni. “I lavori per mettere in sicurezza gli invasi sono fondamentali,” afferma il dirigente regionale Salvo Cocina.
Tra i comuni coinvolti ci sono Sciara, Trabia, Santa Flavia e Castelbuono, che rischiano di rimanere senza acqua durante l’estate se non si interviene prontamente.
Le piogge non sono bastate
Le recenti piogge autunnali, che hanno causato danni in Sicilia, non sono riuscite a risanare il deficit idrico degli invasi. L'ultimo bollettino dell'Autorità regionale di bacino segnala un ulteriore calo del 4,5% rispetto a settembre, con una riserva d’acqua totale di soli 171 milioni di metri cubi. Lo scorso anno, nello stesso periodo, gli invasi contenevano 325 milioni di metri cubi, quasi il doppio rispetto a oggi.
Il bacino di Ancipa, che rifornisce molti comuni dell’Ennese, rischia di esaurirsi completamente entro il 22 dicembre. “È chiaro che siamo in presenza di una crisi non più stagionale, ma di sistema – dichiarano i tecnici regionali –. Senza interventi strutturali, il rischio è che la situazione peggiori ulteriormente nei prossimi anni”.
La protesta dei cittadini e le richieste degli agricoltori
Il prossimo mercoledì, cittadini e associazioni delle province di Agrigento, Enna e Caltanissetta si riuniranno in una manifestazione di protesta a Palermo, davanti a Palazzo d’Orleans, per chiedere interventi immediati e un incontro con il presidente della Regione, Renato Schifani. Gli agricoltori, anch’essi duramente colpiti, reclamano supporto e soluzioni concrete.
La crisi del settore vitivinicolo
La siccità ha colpito duramente anche il settore vitivinicolo siciliano, con danni economici significativi dovuti alla peronospora e alla carenza d’acqua. L'associazione "I Guardiani del Territorio" ha inviato una lettera aperta al presidente della Regione e ai capigruppo dell'ARS, chiedendo interventi urgenti per sostenere i viticoltori e le cantine sociali. "La mancanza di fondi per il settore vitivinicolo è inaccettabile – afferma Davide Piccione, presidente dell’associazione –. Senza un supporto, le conseguenze per l’economia e il tessuto sociale della Regione saranno devastanti".