L'emergenza idrica in Sicilia è ormai drammatica. Gli invasi sono quasi vuoti, con un volume d’acqua ridotto a livelli critici, e da lunedì 2 dicembre 250 mila abitanti di Palermo saranno soggetti al razionamento idrico. Nel resto della regione, la situazione non è migliore: i comuni del centro e dell’entroterra ricevono acqua a intervalli di sei o sette giorni. Intanto, le soluzioni promesse dal Governo Schifani, come i dissalatori, tardano a diventare realtà, e i risultati concreti non arriveranno prima della prossima estate.
A PALERMO SI SPEGNE L’ACQUA
A Palermo, la crisi idrica entra in una nuova fase con l’estensione del piano di razionamento a ulteriori 100 mila abitanti. Le misure, già in atto per 150 mila persone da ottobre, prevedono la sospensione dell’erogazione idrica per 24 ore consecutive una volta alla settimana. I quartieri coinvolti includono Partanna-Mondello, Sferracavallo e Tommaso Natale. L’Amap, l’azienda che gestisce l’acquedotto comunale, ha spiegato che la drastica decisione è stata resa inevitabile dalla riduzione delle riserve idriche, che hanno registrato un calo del 70% rispetto allo scorso anno. “Le misure di razionamento hanno consentito un risparmio di 65 litri al secondo, ma la situazione resta critica”, si legge in una nota dell’azienda.
INVASI RIDOTTI AI MINIMI STORICI
Gli invasi siciliani sono in condizioni allarmanti. L’ultimo dato disponibile parla di appena 180 milioni di metri cubi d’acqua, contro una capacità complessiva che supera il miliardo. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il volume è calato di oltre 140 milioni di metri cubi. L’Ancipa, che serve gran parte della Sicilia centrale, è tra i bacini più colpiti: attualmente contiene meno di 760 mila metri cubi d’acqua, a fronte di una capacità di 30 milioni. Nei comuni dell’Ennese, la distribuzione avviene a intervalli di sette giorni, con gravi disagi per i residenti. A Troina, il sindaco Alfio Giachino ha scritto due volte alla Regione, denunciando il rischio di disordini pubblici e paventando azioni di protesta come lo sciopero della fame. La situazione non è migliore a San Cataldo, nel Nisseno, dove l’acqua arriva una volta ogni dieci giorni in caso di interruzioni alla rete.
INTERVENTI PROMESSI, RISULTATI ASSENTI
Il Governo regionale aveva annunciato una serie di misure per fronteggiare l’emergenza, ma i risultati tardano ad arrivare. I dissalatori mobili, che potrebbero offrire un sollievo temporaneo, non saranno operativi prima della prossima estate e produrranno quantità limitate rispetto agli impianti tradizionali. Intanto, i vecchi dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle, in stato di abbandono, richiedono anni di lavori per tornare funzionali. Per il nuovo impianto di Cefalù, finanziato con 37,5 milioni di euro dal PNRR e dall’Amap, si dovrà attendere almeno fino al 2026.
Anche le altre misure, come il potenziamento delle reti idriche e la perforazione di nuovi pozzi, procedono lentamente. Ad oggi, sono stati stanziati 66 milioni di euro per 132 interventi, ma i lavori sono ancora nella fase iniziale. Nel frattempo, la Regione ha disposto trasferimenti idrici tra bacini per mitigare gli effetti della crisi: dalla diga Gammauta, nel Palermitano, al lago Castello, che serve il comprensorio agrigentino.
COCINA: “LA SITUAZIONE STA PEGGIORANDO”
“La situazione si sta aggravando”, ha dichiarato Salvatore Cocina, capo della Protezione Civile regionale e coordinatore della cabina di regia per l’emergenza idrica. Cocina ha spiegato che, nonostante le misure di razionamento e la riduzione dei prelievi dagli invasi, le riserve continuano a diminuire. “Abbiamo messo in campo tutto il possibile: centinaia di pozzi, autobotti e interconnessioni tra le reti idriche. Ma non piove, e i grandi invasi non si riempiono”. Le previsioni meteo per novembre, che indicavano precipitazioni sotto la media, sono state confermate, aggravando ulteriormente la crisi.
PIOVE, MA NON BASTA
Le precipitazioni registrate in ottobre avevano fatto sperare in un miglioramento, ma i benefici sono stati limitati e temporanei. Gli indici SPI (Standardized Precipitation Index) a breve termine mostrano un lieve recupero in alcune zone, come il settore ionico e le aree etnee, ma i deficit accumulati negli ultimi anni continuano a pesare sulle riserve idriche. L’aumento delle temperature, inoltre, intensifica l’evaporazione, riducendo ulteriormente la quantità d’acqua disponibile per gli invasi e le falde.
UN NUOVO PROGETTO DI DESALINIZZAZIONE
Nel frattempo, un progetto innovativo punta a migliorare la gestione dell’acqua per il comparto agricolo. Durante una tavola rotonda organizzata dal Ministero dell’Agricoltura, è stato annunciato un piano per introdurre tecnologie di desalinizzazione e fitodepurazione nei distretti agrumicoli siciliani. Il progetto, sviluppato in collaborazione con l’Università di Catania e supportato da Coca-Cola, prevede l’adozione di un impianto di desalinizzazione portatile, da testare in diverse zone. L’obiettivo è ridurre il contenuto di sali nell’acqua di falda e migliorare la qualità delle risorse idriche disponibili per le coltivazioni. Questa iniziativa coinvolge oltre 100 imprenditori e potrebbe rappresentare un modello di gestione sostenibile replicabile anche in altri settori agricoli.