Dilaga la povertà sanitaria in Italia. Nel 2023, 463.176 persone non sono riuscite a permettersi farmaci e cure, trovando sostegno solo grazie alle realtà assistenziali convenzionate con il Banco Farmaceutico.
La spesa sanitaria complessiva delle famiglie ha raggiunto i 23,64 miliardi di euro, ma solo il 55% (12,99 miliardi) è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), mentre ben 10,65 miliardi sono stati interamente a carico delle famiglie.
Chi è più colpito
A soffrire maggiormente sono gli uomini (54% del totale) e gli adulti tra i 18 e i 64 anni (58%), ma i numeri rivelano una grave incidenza anche tra i minori (102.000) e gli anziani (88.000). La povertà sanitaria colpisce in maniera quasi equa cittadini italiani (49%, pari a 225.594 persone) e stranieri (51%, pari a 237.583 persone).
Dal punto di vista delle condizioni di salute, il 65% dei casi riguarda malati acuti, mentre i malati cronici rappresentano il restante 35%.
La rinuncia alle cure
La povertà sanitaria non interessa solo le famiglie indigenti. I dati Istat mostrano che 4 milioni 422 mila famiglie (16,8% del totale, circa 9 milioni 835 mila persone) hanno cercato di limitare la spesa per visite mediche e accertamenti preventivi. Tra queste, 678 mila famiglie vivono in povertà assoluta, mentre 3 milioni 744 mila sono non povere.
La rinuncia alle cure è una realtà per 3 milioni 369 mila famiglie, con il 24,5% delle famiglie povere e il 12,8% di quelle non povere che hanno dovuto farne a meno almeno una volta. In particolare, 536 mila famiglie indigenti rischiano di compromettere la propria salute.
L’allarme del Banco Farmaceutico
Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico ETS, ha sottolineato la gravità del fenomeno:
"Contrastare la povertà sanitaria significa praticare gesti di gratuità in grado di aiutare concretamente chi ha bisogno, ma anche approfondire il fenomeno attraverso un lavoro culturale che contribuisca a far prendere coscienza dell’entità del problema. I dati e le analisi del nostro Osservatorio raccontano di un Paese in cui le persone fragili faticano a prendersi cura della propria salute."
Daniotti ha evidenziato l'importanza della collaborazione tra realtà non profit, farmacisti, medici, aziende, cittadini e istituzioni:
"È necessario rispondere ai bisogni di benessere integrale, fatto non solo di cure mediche e farmacologiche, ma anche di accoglienza e comprensione."
I dati Agenas, aggiornati al 2023 del modello di valutazione multidimensionale della performance manageriale delle Aziende sanitarie pubbliche, ospedaliere e territoriali, presentato ad Arezzo, in occasione della 19esima edizione del Forum Risk Management ad Arezzo, confermano che l’ Italia è divisa a metà, con le performance manageriali migliori di Asl e Ao al Nord mentre il Sud continua ad essere fanalino di coda.
Le 5 Aziende al top
Sono 5 le Aziende sanitarie territoriali con un alto livello di performance manageriali nelle aree prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale e outcome e sono tutte al Nord.
In testa l’Azienda Ulss 8 Berica e poi l’Ats di Bergamo l’Azienda Ulss 6 Euganea, l’Azienda Ulss 1 Dolomiti e l’Azienda Usl Bologna.
Le meno performanti, invece, sono tutte al Sud e sono capitanate dalla Asl Napoli 1 Centro seguita dall’Asp di Crotone, dall’Asl di Matera, dall’Asp di Enna e dall’Asp di Vibo Valentia. Guidano invece la classifica delle Aziende Ospedaliere con alte performance manageriali sul fronte dell’accessibilità, gestione dei processi organizzativi, sostenibilità economico-patrimoniale e investimenti: l’Ao Santa Croce e Carle di Cuneo seguita dall’Aou Padova, dall’Aou Policlinico Tor Vergata di Roma e dall’Aou Sant’Andrea sempre nella Capitale. Chiude la cinquina l’Aou Policlinico San Matteo di Pavia.
Il monitoraggio
Il monitoraggio si è basato sulla valutazione di 34 indicatori classificati in 6 aree (prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, outcome) e 12 sub-aree. Per quanto riguarda invece le Aziende ospedaliere, gli indicatori presi in considerazione sono stati 27, classificati in 4 aree (accessibilità, gestione dei processi organizzativi, sostenibilità economico-patrimoniale, investimenti) e 10 sub-aree.
A conti fatti, il mix di tutte le aree analizzate nelle Aziende territoriali ha portato all’individuazione di 30 aziende con una valutazione complessiva buona, 53 con valutazione intermedia, 27 con una valutazione migliorabile. Invece tra le Aziende Ospedaliere, sono 13 quelle con una valutazione complessiva buona, 25 ha conquistato una valutazione intermedia e 27 hanno una valutazione migliorabile.
I dati
Le attività delle 110 Aziende territoriali, inoltre, sono state suddivise in cluster in considerazione del numero di cittadini presi in carico, ovvero meno di 250mila abitanti; tra i 250mila e i 400mila abitanti; tra i 400mila e i 700mila abitanti; superiori a 700mila abitanti.
Come abbiamo visto le 5 Aziende che raggiungono un livello maggiore di performance sono l’Azienda Ulss 8 Berica; l’Ats di Bergamo ; l’Azienda Ulss 6 Euganea; l’Azienda Ulss 1 Dolomiti e l’Azienda Usl Bologna. Le meno performanti sono la Asl Napoli 1 Centro seguita dall’Asp di Crotone, dall’Asl di Matera, dall’Asp di Enna e dall’Asp di Vibo Valentia.
Area Prevenzione-fermo il Sud
La valutazione degli indicatori rispetto le percentuali di screening (Mammella, Cervice, Colon) eseguiti sulla popolazione target evidenzia come le Asl delle regioni del Nord-Est registrino un livello alto/molto di screening eseguiti. Nel Nord Ovest non mancano aree critiche (Valle D‘Aosta). Freno a mano tirato nelle Asl delle regioni del Centro e del Sud che presentano mediamente valori bassi. Particolarmente critiche le performance in Campania e in Calabria.
Spicca con alte performance per lo screening alla mammella la Asl di Trento (76% della popolazione raggiunta ) di contro l’Asp di Reggio Calabria raggiunge una modestissima copertata dell’1,4%. Le migliori performance per lo screening del colone le conquista la Ussl Berica (65%) e Marca Trevigiana (63%); fanalino di coda la Asp di Cosenza, non raggiunge l‘1%.
Assistenza distrettuale
La valutazione degli indicatori (dotazione dei servizi territoriali; cure primarie; presa in carico del territorio; ospedalizzazioni evitabili e il consumo di prestazioni di specialistica ambulatoriale) restituisce un quadro molto omogeneo a livello nazionale con la maggioranza delle Asl con un livello di performance medio.
Sul fronte dell’assistenza domiciliare (il valore medio nazionale è pari a 8,5%) la Asl di Imola raggiunge il 18% degli assistiti over 65.
Si ferma al 2,2% l’Asp di Messina.
Assistenza ospedaliera
La valutazione degli indicatori (degenza media nei reparti di medicina interna e geriatria; l’indice di fuga per prestazioni di media e bassa complessità; il rispetto dei tempi di attesa per gli interventi di colecistectomia, protesi all’anca, ginocchio e spalla) evidenziano un comportano variegato con il raggiungimento di alti livelli di performance sia al Nord che al Sud.
Sostenibilità economica
La valutazione degli indicatori (costi pro-capite e l’indice di tempestività dei pagamenti) registrano performance nelle Asl del Centro-Nord con livelli maggiori rispetto a quelle del Sud, dove molte provincie sono in affanno. Mediamente i costi pro capite si attestano sui 2.100 euro a cittadino. Ma si va dai 3mila euro di Bolzano ai 1.700 a Napoli Nord.
A parità costi totali pro capite e e servizi resi le cinque aziende con le migliori performance manageriali sono: l’Ats di Bergamo, Ausl di Parma, Asl Novara, Ats Brianza e Ulss 8 Berica. Le peggiori: Asl di Matera, Asl Napoli 1 Centro, Asp Crotone, Asp Enna e la Asl di Pescara.
Area investimenti
La valutazione degli indicatori (capacità di rinnovamento tecnologico e lo stato del patrimonio) evidenzia bassi livelli di performance in moltissime Asl a livello nazionale. Con pochissime eccezioni.
Area Outcome (Esiti)
La valutazione degli indicatori (mortalità prevenibile e trattabile) indica come i tassi di mortalità siano molto più bassi al Centro-Nord. Fanno eccezione le Asl della Regione Lazio. Criticità al Sud, anche qui con qualche rara eccezione. Le 5 migliori Asl per mortalità evitabile sono la Ast 1 Pesaro e Urbino, Ulss Marca Trevigiana, Ulss 9 Scaligera, Asp Trento, Azienda sanitaria di Bolzano. Quelle con le peggiori performance: la Asp Siracusa, Asl Napoli 3 Sud, Asl Caserta, Asl Napoli 2 Nord, Asl Napoli 1 Centro.