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19/01/2025 09:06:00

  In Sicilia sprecati 20 milioni di euro per vaccini anti-Covid inutilizzati

 La Sicilia si trova a dover fare i conti con uno spreco significativo legato alla gestione dei vaccini anti-Covid: sono almeno 250 mila le dosi rimaste inutilizzate, ormai considerate inutilizzabili, per un valore di circa 5 milioni di euro. A questa cifra si aggiungono 700 mila dosi scadute tra il 2022 e il 2023, portando il totale dello spreco a circa 19 milioni di euro.

Perché tanto spreco?

La responsabilità non è da attribuire alla Regione Siciliana, che ha ricevuto i vaccini direttamente da Roma in base al numero dei residenti e ai contratti nazionali stipulati con le aziende farmaceutiche. Anche le campagne di sensibilizzazione, pur non incisive come nel pieno dell’emergenza, non sono mancate.

Il problema risiede soprattutto nell’eccesso di forniture rispetto alla domanda effettiva. Durante l’autunno-inverno 2023-2024, la Sicilia ha ricevuto 350 mila dosi del vaccino Pfizer, tarate sulla penultima variante del virus. Tuttavia, solo 50-60 mila siciliani si sono vaccinati in quel periodo, lasciando un surplus di oltre 250 mila dosi.

Un problema logistico e sanitario

Ogni fiala di vaccino Pfizer, sufficiente per sei dosi, ha un ciclo di conservazione limitato. Almeno il 10% delle fiale è stato aperto e parzialmente consumato, contribuendo a incrementare lo spreco. Inoltre, con l’introduzione di nuovi vaccini mirati all’ultimissima variante del virus per l’annata 2024-2025, le dosi non utilizzate non possono più essere somministrate e restano giacenti nei depositi regionali.

Uno spreco evitabile?

Il caso della Sicilia evidenzia le difficoltà di una gestione centralizzata e uniforme delle forniture vaccinali, che non ha tenuto conto delle reali necessità locali. L’esperienza solleva interrogativi sul sistema di distribuzione nazionale e sulla capacità di adattarsi rapidamente a una domanda sanitaria in continua evoluzione.

Mentre il dibattito sullo spreco si fa sempre più acceso, resta il fatto che una quantità considerevole di risorse pubbliche è andata perduta, lasciando spazio a riflessioni sulla necessità di maggiore efficienza e flessibilità nella gestione delle emergenze sanitarie.