L’acqua scorre come un fiume.
Esce un getto continuo dal cosiddetto “tappo” della Diga Trinità, a Castelvetrano. Un flusso che svuota a poco a poco la diga, con l’acqua che finisce direttamente in mare. Una vergogna enorme che rischia di mandare in bancarotta centinaia di agricoltori. Perchè nell’area servita dall’acqua proveniente dalla diga in molti stanno pensando di chiudere l’attività. Un'infrastruttura che nei periodi di normale amministrazione riesce a servire quasi 6 mila errari.
Gli agricoltori del Belìce e della provincia di Trapani sono in allarme per la decisione del Ministero delle Infrastrutture di mettere fuori esercizio la diga Trinità di Castelvetrano, con lo svuotamento dell’acqua oltre i livelli autorizzati, che rischia di avere conseguenze devastanti su un territorio che già soffre la crisi idrica e la siccità. L’infrastruttura, costruita 70 anni fa e mai collaudata, non risponde ai requisiti di sicurezza antisismica richiesti dalla normativa, costringendo i tecnici del Ministero a imporre il limite di invaso a 50 metri sul livello del mare. Il resto dell’acqua, accumulata grazie alle recenti piogge, è destinato a essere sversato in mare.
Per un territorio dove l’agricoltura rappresenta una delle principali fonti di reddito, questa decisione rischia di compromettere gravemente vigneti, uliveti e altre colture già messe a dura prova da anni di siccità. Gli agricoltori si trovano a dover affrontare un futuro incerto, con i terreni che rischiano di rimanere a secco proprio nei mesi estivi, quando l’acqua è più necessaria per garantire la produttività delle coltivazioni.
Il botta e risposta tra Faraone e Musumeci
Sul piano politico, la vicenda ha innescato uno scontro tra il deputato Davide Faraone (Italia Viva) e il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, che fino a due anni e mezzo fa era presidente della Regione Siciliana, quindi, almeno qualche responsabilità dovrebbe averla. Invece qui scaricano tutte le colpe. Durante un question time alla Camera, Faraone ha accusato il governo nazionale e regionale di immobilismo, sottolineando come la chiusura della diga Trinità aggraverà la crisi idrica dell’isola e colpirà duramente le imprese agricole: «La rete idrica disperde il 50% dell’acqua, i dissalatori sono inefficaci, e ora le dighe sversano acqua in mare. Cosa succederà quando le aziende agricole rimarranno senza riserve? La Sicilia si avvia verso un disastro annunciato». Faraone poi definisce Schifani un bugiardo seriale.
Musumeci ha ribattuto, evidenziando che la responsabilità della gestione dell’invaso ricade interamente sulla Regione Siciliana: «Le carenze della diga sono note da tempo e derivano da anni di mancata manutenzione e di adeguamenti mai effettuati. Il Ministero, già nell’aprile 2024, ha avviato le procedure per limitare ulteriormente l’accumulo idrico, vista la grave carenza di sicurezza statica, sismica e di piena». Musumeci ha inoltre ricordato lo stanziamento di 48 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza idrica in Sicilia, ma ha sottolineato che la gestione operativa spetta al concessionario regionale, lasciando intendere che la Regione non ha agito con la necessaria tempestività.
Schifani annuncia interventi per la messa in sicurezza
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha cercato di rassicurare gli agricoltori, affermando di aver già avviato le procedure per adeguarsi alle richieste del Ministero delle Infrastrutture. Schifani ha dichiarato che il dipartimento regionale Acqua e Rifiuti sta lavorando in stretta collaborazione con il Ministero per individuare gli interventi necessari al consolidamento della diga e superare le criticità. Ha inoltre evidenziato i contatti diretti con il ministro Salvini per accelerare le operazioni e garantire la sicurezza dell’invaso: «Stiamo facendo il possibile per salvaguardare le esigenze degli agricoltori e dell’intero territorio, ma è fondamentale che la messa in sicurezza venga realizzata nei tempi più brevi possibili».
Schifani ha respinto le accuse di immobilismo, sottolineando che il suo governo ha ereditato una situazione già compromessa da anni di ritardi e inefficienze, ma ha garantito che la Regione è impegnata a trovare soluzioni concrete.
Safina: "Fallimento della politica"
“Quanto sta accadendo alla diga Trinità di Castelvetrano rappresenta l’ennesima prova di negligenza e abbandono da parte delle istituzioni. Dopo due anni di denunce e allarmi ignorati, ci troviamo oggi costretti a sversare l’acqua piovana in mare perché la struttura non è sicura né collaudata. È un fallimento inaccettabile della politica regionale e nazionale!”, dichiara con forza il deputato regionale del Partito Democratico, Dario Safina.
La diga Trinità, potenzialmente in grado di accumulare fino a 16 milioni di metri cubi d’acqua, è stata oggetto di una drastica riduzione dei livelli di invaso, disposta dal Ministero delle Infrastrutture per “gravi carenze di sicurezza statiche, sismiche e di piena”. La Regione Siciliana, gestore dell’opera, non ha però messo in atto i necessari interventi di consolidamento, come più volte richiesto dal Ministero. “Assistiamo a un insostenibile scaricabarile, che sta penalizzando l’intera provincia di Trapani e in particolare i suoi agricoltori”, aggiunge Safina.
Per affrontare questa emergenza, il deputato Safina, insieme ad altri deputati, ha richiesto e ottenuto la convocazione di un’audizione straordinaria in Commissione Agricoltura per martedì 28 gennaio. L’obiettivo è fare chiarezza sulle responsabilità e definire le azioni concrete necessarie per mettere in sicurezza la diga e ripristinare la sua piena operatività. “Non si può parlare di sfangamento o altri progetti secondari quando manca il collaudo della struttura. Questo è solo uno spreco di denaro pubblico, mentre gli agricoltori del Trapanese vengono abbandonati a loro stessi”, denuncia Safina.
“Sarebbe davvero il caso a questo punto che il governo nazionale intervenisse con decisione, commissariando la Regione Siciliana per superare questa situazione di stallo. Non possiamo accettare che l’inefficienza del centrodestra regionale e nazionale metta in ginocchio un’intera economia locale, già duramente colpita da siccità e crisi economica. La diga Trinità avrebbe potuto rappresentare una risorsa fondamentale per l’agricoltura e il sostegno del territorio. Oggi, invece, è il simbolo di un sistema amministrativo che continua a tradire i cittadini e le loro esigenze”, conclude il deputato.
Le preoccupazioni del territorio e delle associazioni
Le associazioni di categoria e i sindacati locali sono unanimi nel denunciare le gravi ripercussioni della chiusura della diga Trinità. Secondo CIFA Trapani e CIA Mazara, questa decisione mette a rischio non solo la campagna irrigua ma anche la stabilità economica e sociale del territorio. «La messa fuori esercizio della diga rappresenta un colpo mortale per l’agricoltura locale e potrebbe generare danni irreparabili, non solo alle coltivazioni ma anche al tessuto economico», hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni. Le organizzazioni chiedono un tavolo tecnico urgente con il Ministero, la Regione e i sindacati per trovare soluzioni che consentano di revocare il provvedimento e avviare finalmente gli interventi necessari per il pieno recupero della diga.
Intanto, lo svuotamento della diga continua, alimentando un clima di forte incertezza e preoccupazione per un territorio che, senza acqua, rischia di perdere una delle sue risorse più preziose.