L’avviso conclusione indagini preliminari (atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) è stato notificato dalla Procura di Marsala ad un 26enne tunisino accusato del tentato omicidio di un connazionale. L’indagato è Mohamed Alì Khalifa, che per questa vicenda si trova in custodia cautelare in carcere. A difenderlo è l’avvocato Vito Daniele Cimiotta. Dalla data della notifica dell’atto (scritto, oltre che in italiano, anche in arabo), l’indagato ha venti giorni di tempo per chiedere di essere ascoltato dal pm o per produrre memorie difensive.
Titolare del procedimento è il sostituto procuratore Giuseppe Lisella. Il 26enne tunisino è accusato di aver tentato di uccidere, nel corso di una lite, il connazionale Mounir Mhadhbi “con un oggetto pesante e tagliente (accetta o mannaia)”, colpendolo violentemente al capo mentre la vittima gli dava le spalle. Causandogli così una “frattura a decorso obliquo in sede fronto-parietale di sinistra scomposta e pluriframmentaria della teca cranica con multipli segmenti ossei aggettanti in sede
intraparenchimale cui si associano alcuni minuti focolai emorragici circostanti”. Questa la descrizione medica riportata nel capo d’accusa.
Lesioni dalle quali, si legge nell’avviso conclusione indagini preliminari, è derivato un “gravissimo pericolo di vita”. Insomma, il Khalifa avrebbe compiuto “atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Mhadhbi, non verificandosi l’evento per cause indipendenti dalla sua volontà”. E cioè per il tempestivo intervento
di un’ambulanza e dei medici del Pronto soccorso.