“Aver ritardato l’iter di questa indispensabile riforma Ato – ha commentato Lombardo – è stato un vero e proprio atto criminale, che ha consegnato all’incedere dell’emergenza rifiuti, intere porzioni del nostro territorio regionale”. Ribadendo, così, quanto aveva già dichiarato a Siciliainformazioni.com il 15 maggio scorso. Sulla recente e velata minaccia di Berlusconi di voler commissariare, da Roma, il comparto ri
fiuti siciliano, Lombardo ha invece glissato. Evitando di prendere una posizione diretta e frontale. Delegando la gestione della fattispecie all’opera ed alla valutazione dell’assessore alla Protezione civile Gaetano Armao che, da fine giurista, ha messo subito le mani avanti: “Vedremo e valuteremo laddove sussistano le condizioni”. Parole che ci permettiamo, arbitrariamente, di poter tradurre così: “Si potrà concordare una sorta di commissariamento, se potranno tornarci utili, alla bisogna, nuovi ed importanti fondi statali, extra Fas e a condizione di non perdere, però, la nostra autonoma titolarità regionale di iniziativa, gestione e controllo”.
Termovalorizzatori in Sicilia. La gara di appalto europea per i primi tre, del 30 giugno scorso, “aperta” a tutti ma andata deserta, sta spingendo il presidente della Regione ad imporre all’Arra un cambio di strategia. Se pensiamo che il “Piano dei rifiuti” che prevedeva i quattro mega termovalorizzatori in Sicilia (indipendentemente dagli obblighi e dagli obiettivi posti dalla Ue sulla raccolta differenziata) è del 2002, e non è mai passato dal vaglio dell’Ars, si comprende il perché dell’orientamento “revisionista” di Raffaele Lombardo. Cosa vuole fare il governatore? Intanto, spiegano i suoi collaboratori, non può e non vuole smentire né la sua adesione alla filosofia sull’energia pulita e la terza rivoluzione industriale di Rifkin, né le norme di legge sul riciclo ed il riuso dei rifiuti, che impone alla Sicilia di raggiungere la quota di raccolta differenziata del 65%, entro il 31 dicembre 2011. Pena, pesanti multe della Ue Prioritariamente, il presidente intende chiudere con il “pasticcio”, di origine cuffariano, delle ingombranti presenze della Falck, della Waste Italia e della Sicilpower. Grandi soggetti imprenditoriali, legittimamente interessati a vendere ciò che già fanno, ed hanno (ossia tecnologie del 1999- 2002 ormai superate), per realizzare il massimo del profitto con il minimo dello sforzo (ndr :subappalti in loco a parte). Aziende che, in quanto “vincitrici” della prima gara , organizzata per “concessioni” (ndr: ossia cedendo, irrevocabilmente, a soggetti privati, la titolarità e la proprietà di: progetti, terreni, autorizzazioni, titoli di finanziamento pubblico) porterebbe in sè l’incognita di spogliare la Regione di ogni prerogativa, sia di programmazione del settore rifiuti, che di loro legittimo controllo diretto. Quindi, una parte strategica della filiera dei rifiuti finirebbe, esclusivamente, nelle mani di privati, legittimamente interessati a massimizzare il loro profitto, con riverberi non benefici sulle future aliquote Tarsu. Sarebbe , perciò, un’avventura. Aggravata dalle mega dimensione degli impianti e dalle tecnologie che si prevedono di utilizzare e che, al di là della loro datazione, prevedono, sempre, il sistema dell’espulsione di gas e vapori, tramite un camino; che non può dare mai certezze. Così, il leader politico autonomista, che al suo ultimo congresso nazionale dell’Mpa ha tuonato contro le precedenti classi politiche siciliane di governo, per i disastri ambientali di Melilli e Priolo, ora non può “rischiare” di mettersi lui sottoscopa per il futuro. Non ne avrebbe nessun vantaggio politico, né alcuna scusante. Ecco, perché Lombardo pensa ad impianti di dimensioni sensibilmente più piccoli, parecchio meno costosi, più numerosi (da 4 a 6/7), ma soprattutto tecnologicamente di ultima generazione, e senza camino verticale. L’unica, materiale garanzia, che questi impianti non possano produrre un inquinamento eco-ambientale. Negli ultimi anni sia l’Enea che il Cnr, hanno collaborato con americani e scandinavi sulla nuova frontiera del metodo della “pirolisi”, con processo di “gassificazione”, a fiamma “fredda”. Il tipo di procedimento che permette la massima resa produttiva ed energetica nella bruciatura dei rifiuti, con il pregio di minori costi – di costruzione e gestione – senza alcuna alea di emissioni inquinanti (niente pm10, nano polveri, diossina, etc) nell’atmosfera. Esistono due possibili soluzioni, tecnologicamente contigue, già diffuse sia in Europa che negli Stati Uniti: la “dissociazione molecolare” ed i termovalorizzatori “a torcia al plasma” (e senza camino verticale). Per sommi capi, vi facciamo un esempio concreto: un impianto “a dissociazione molecolare” della capacità di lavorazione di 250mila tonnellate l’anno (adeguato per Palermo e provincia) costerebbe all’incirca 15 milioni di euro, impegnerebbe una quarantina di dipendenti, avrebbe un costo di manutenzione sui 4 milioni di euro l’anno, con un costo di smaltimento dei residui appena attorno al un milione e mezzo di euro, contro un ricavo certo al minimo di 8 milioni di euro annui, solo per vendita di energia. Ed infine, per costruirli basterebbero poco meno di 400 giorni lavorativi. Se poi fosse dotato dei moderni pannelli solari di ultima generazione (per alimentarne la produzione), diverrebbe un modello “verde” di riferimento per l’Italia e per l’Europa. Peraltro, ridiscutere l’allocazione dei nuovi siti degli impianti e l’innalzamento del loro numero – come sta facendo Lombardo - permetterebbe di erigere un ulteriore parapetto ideale, per reggere lo scontro in un eventuale contenzioso giudiziario con la Falck e le altre società interessate. Aziende “concessionarie”, che reclamano il pagamento complessivo di circa 300 milioni di euro quale rimborso per lavori preliminari, già effettuati nei quattro siti a suo tempo previsti, sulla base della originaria gara di “affidamento in concessione”; la stessa, fortunatamente, cassata in radice dall’Alta Corte di Giustizia Europea. Ha spiegato Lombardo. “E’ vero, che esiste il rischio di un duro contenzioso giudiziario. Ma non è vero che procedendo come io mi riprometto, si rischia di perdere altro tempo utile per fronteggiare l’emergenza, o addirittura di perdere tutti i finanziamenti pubblici. Perché, comunque, per costruire i quattro termovalorizzatori previsti ci vorrebbero almeno tre/quattro anni di ulteriore attesa, per cui nel frattempo dovremmo continuare ad andare avanti con le discariche. Il Piano, poi, si può cambiare senza alcun rischio, specie se lo vota l’Ars, che quello di Cuffaro non ha mai votato”.
Intanto l’amministratore unico dell’Ato Tp2 «Belice Ambiente», Francesco Truglio è stato nominato componente della CRER - la cabina di regia per l’emergenza rifiuti in Sicilia. L’organo è formato da dodici componenti (tra questi anche Felice Crosta, Salvatore Raciti, presidente e direttore dell’Agenzia regionale per i rifiuti e Salvatore Cocina, direttore regionale della Protezione Civile) e presieduto dall’assessore regionale alla protezione civile, Gaetano Armao. Truglio - che ha ricevuto la nomina fatta dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo - è l’unico rappresentante degli Ato siciliani. La nomina è arrivata a poche settimane dalla visita in azienda del presidente Lombardo, al quale Truglio ha illustrato i risultati raggiunti nell’Ato Tp2 nella raccolta differenziata. Lo stesso Lombardo, proprio durante la visita negli uffici di Mazara, si era sentito telefonicamente con l’assessore Armao, comunicandogli i risultati raggiunti dell’Ambito Tp2. La cabina di regia - che dovrà affrontare l’emergenza rifiuti in Sicilia - si è insediata a Palazzo d’Orleans a Palermo, ieri pomeriggio. La prossima riunione è in programma venerdì prossimo.