Del Pdl Sicilia fanno parte, oltre a Miccichè, parlamentari nazionali come Fabio Granata, Dore Misuraca, Giuseppe Scalia e Carmelo Briguglio. E ancora, 15 deputati regionali su 34 berlusconiani presenti in assemblea (tra cui la marsalese Giulia Adamo) e gli assessori del governo Lombardo: Giovambattista Bufardeci, Michele Cimino, Nino Strano e Luigi Gentile.
Ma il gruppo non potrà contare sul nome che ha scelto. «Il Pdl Sicilia non può utilizzare il logo e l'acronimo del partito ufficiale», dice il coordinatore regionale Castiglione. «Non è l'etichetta che conta - ribatte il deputato nazionale Misuraca - ma i contenuti. E in ogni caso deciderà il presidente dell'Ars, Francesco Cascio». Per la verità , Cascio ha già scelto di rifiutare l'acronimo del nuovo gruppo che dunque dovrà cercarsene un altro.
La formazione del Pdl Sicilia all'Ars, alla cui guida andrà quasi certamente Giulia Adamo, è particolarmente gradita al governatore Raffaele Lombardo che ha definito l'iniziativa «l'avvio di un percorso di adeguamento della politica all'autonomia siciliana». Scelta bocciata, invece, da Schifani che venerdì a Palermo ha attaccato: «Vorrei evitare di trovarmi tra qualche settimana con 20 Pdl in 20 regioni».
Ma Miccichè tira dritto, nega che si tratti di ribellione al partito nazionale, e nell'ultimo post di "Sud", il suo blog, puntualizza: «Rimango fedele e leale a Silvio Berlusconi e non potrebbe essere altrimenti. Ma, come sempre, proprio in nome di questa autentica lealtà , mi assumo la responsabilità di non vestire nei suoi confronti i panni dello yesman e di lavorare, anche immaginando percorsi diversi, però mai alternativi, affinché il suo sogno di un centrodestra forte e invincibile, possa continuare e non si sgretoli sotto i colpi dell'approssimazione e della miopia politica».