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18/02/2010 05:33:45

Avv. Giacomo Lombardo: "Nino Via, un eroe contro un branco di lupi"

Tante cose si sono dette su questa vicenda e sul processo che recentemente ha scaturito la condanna a 30 anni per i marsalesi Giovan Battista Della Chiave e Orazio Montagna. Maria Gambina, madre di Nino Via, ha detto “questa sentenza non mi ridarà mai indietro mio figlio, però è una piccola vittoria”. Anche lei, avvocato, ha provato questi due sentimenti? Da un lato una sentenza che chiaramente non restituisce l’assassinato, però è una vittoria per chi rappresenta il dolore della famiglia.
Nessuna sentenza restituisce mai la scomparsa di un affetto, di un ragazzo lavoratore. È chiaro che lo sforzo degli inquirenti, della magistratura e di tutti quelli che hanno fatto il loro dovere ci dà una speranza. Deve essere sempre dentro di noi il gesto eroico di Nino, dall’altra parte lo stato fa il suo dovere perché riesce a catturare i colpevoli, riesce a dare una risposta a quella che è una condotta antigiuridica di signori che si sono macchiati di un reato così efferato.

È un processo tra l’altro che si è chiuso, nel suo primo grado, lasciando però aperti dei dubbi importanti. Come la presenza anche di altre persone sul luogo del delitto, di eventuali complici di Della Chiave e Montagna…
Questo è emerso anche dalle stesse dichiarazioni di Della Chiave, il quale ha riferito che sulla scena del delitto vi erano persone legate a livello familiare con l’altro coimputato, Montagna. Anche le testimonianze depositate dalle altre persone presenti sulla scena del crimine andavano in questo senso. Quindi pare che sulla scena del crimine fossero presenti complici dei condannati.

E poi c’è questa dichiarazione in aula di Giovan Battista Della Chiave che ha detto “signor Presidente, io sono cocainomane, ammetto di aver fatto uso di cocaina, ma non ho premuto io il grilletto per uccidere, non voglio essere incarcerato per un omicidio che non ho commesso”. È stato un processo davvero difficile, nonostante la bravura del Capitano dei Carabinieri Pierluigi Giglio a ricostruire contesto e modalità.
È stato un processo indiziario che, come tutti i processi di questo tipo, contiene al suo interno indizi che devono diventare delle prove e così è stato perché erano indizi precisi e concordanti, quindi portavano alla responsabilità accertata degli imputati, e gli indizi sono anche gravissimi. Quindi in questo processo indiziario le dichiarazioni di Della Chiave sono state tardive o comunque non sufficienti a convincere la corte in senso positivo per lui...

Lei è stato molto fermo nel suo ultimo intervento al processo. Ha parlato di lupi che hanno ucciso un eroe…
Sì è vero. Ho citato un autore italiano contemporaneo che in un suo best seller parlava di una leggenda americana dove un bimbo chiedeva al nonno perché ogni uomo deve combattere la sua battaglia, il nonno rispondeva dicendo che ognuno di noi è costretto a combattere una battaglia, ci sono lupi buoni e lupi cattivi dentro di noi. Alcuni lupi si nutrono di entusiasmo, di passione. Altri invece si nutrono di odio, di elementi negativi. Quindi questa battaglia è all’interno di ognuno di noi. Allora il bambino chiedeva al nonno quali di questi due lupi vince, e il nonno rispondeva “quello che tu nutri meglio”. Dunque Nino Via è stato sicuramente nutrito da questi valori semplici: del lavoro, rispetto, uguaglianza, solidarietà…

Solidarietà sembra essere la parola adatta in questo caso, anche perché Nino ha agito spontaneamente, senza esitazioni o dubbi…
Non ha avuto nemmeno un momento di dubbio nell’intervenire in soccorso del suo compagno di lavoro che nemmeno conosceva. Invece altri che forse non hanno avuto la fortuna di trovare i valori che aveva Nino, e si sono nutriti di odio, di rancore, di soldi facili, hanno sopraffatto Nino. Allora questi due valori a confronto rappresento quello a cui ognuno di noi dovrebbe aspirare. Essere eroi è difficile, però ci sono tanti eroi che ogni giorno lo sono perché conducono una vita normale, che portano a casa il pane e vivono nell’onestà. Poi Nino ha avuto la sfortuna di diventare eroe nel modo in cui sappiamo. Nessuno vorrebbe diventare eroe così, neanche la famiglia accetta questa idea, ma non si meraviglia del fatto che il ragazzo abbia agito spontaneamente.