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13/04/2010 04:24:39

Lombardo e l'inchiesta sulla mafia: «Mai ricevuto avviso di garanzia» ‎

«Il 9 dicembre - ha voluto ricordare il governatore - dissi in quest'aula che subivo uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mezzi mediatico-giudiziari, qualora non fosse bastato il primo metodo, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due piani».

«NON HO ANCORA RICEVUTO NESSUN AVVISO» - Lombardo ha definito la sua «una vicenda giudiziaria da contorni nebulosi», e ha sottolineato per due volte «di non avere ricevuto a tutto oggi neppure un avviso di garanzia». «Può apparire incredibile che per una vicenda giudiziaria che investe il presidente della Regione e che mette a repentaglio la sopravvivenza del governo che presiedo e dell'Ars, chi vi parla non abbia ad oggi ricevuto neppure un avviso di garanzia» ha detto sottolineato il governatore siciliano, specificando tra le altre cose di non aver mai incontrato i boss della cosca Santapaola. «Nessuno, tra amici o parenti, mi ha proposto di intervenire per appalti a favore di chicchessia, mafiosi o limpidissimi imprenditori» ha detto il presidente della Regione siciliana. «Questa legislatura - ha aggiunto Lombardo - deve andare avanti per continuare questo difficile percorso, nonostante le pressioni, le previsioni sinistre riportate in alcune conversazioni e pronunciate dai suoi riferimenti politici. E credo che non basti neppure questa legislatura, bisogna continuare anche nella prossima, certo con nuovi Presidenti». Il riferimento delle conversazioni è ad alcune intercettazioni telefoniche dove si fa il nome di Lombardo.

«COLPI MICIDIALI A COSA NOSTRA» - «Posso affermare che questo governo ha assestato i colpi più micidiali che siano stati mai assestati a Cosa Nostra» ha detto nel suo discorso il presidente della Regione siciliana. Lombardo ha rivendicato anche l'azione di rigore del suo governo nel settore della sanità e dei rifiuti, che ha portato a sensibili risparmi, e ha parlato «di un clima diverso fatto di valori diversi, non di favori e raccomandazioni».

15,00 - Il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino ospite del talk show KlausCondicio condotto da Klaus Davi, in onda su You Tube http://www.youtube.com/user/klauscondicio ha affrontato l’argomento delle dichiarazioni che il presidente della Regione Lombardo renderà oggi all’ARS, a partire dalle ore 16.

Klaus: “Senta, Lombardo oggi dice farà i nomi dei politici mafiosi, minaccia, eccetera… Insomma siamo alla resa dei conti… E’ ovviamente è una minaccia rivolta al Pdl soprattutto. Avete paura?

Bocchino: “Guardi, paura nessuna. Ma se un presidente di Regione, che è anche un pubblico ufficiale, ha notizie su politici mafiosi non ha solo il diritto di farlo, ha anche il dovere giuridico…".

Kalus: “E cosa ha aspettato? Perché lo dice solo adesso Lombardo…dico?”

Bocchino: “No, no. Ma secondo ma secondo me era un fatto reattivo, nel senso… Non credo che si riferisse a fatti specifici. Un po’ per un paradosso… Se sono mafioso io… se vengo accusato io di collegamenti con la mafia, allora faccio i nomi di quelli che potrebbero avere collegamenti esterni. Credo che fosse - diciamo - un paradosso… O almeno mi auguro…”.

13,20 - Il governatore consegna al Corriere della Sera un’anticipazione di quanto accadrà dalle 16 a sala d’Ercole. Incalzato dall’inviato del quotidiano milanese, Felice Cavallaro, il presidente della Regione, indagato a Catania per concorso esterno in associazione mafiosa, parla di in un’intercettazione dell’aprile del 2008 in cui il senatore Pdl Pino Firrarello annuncerebbe la “morte politica” di Lombardo “grazie ad un accordo con Berlusconi”. A finire nel mirino del governatore è, però, anche Enzo Bianco, ex ministro dell’Interno e senatore del Pd, il quale – stando alla ricostruzione fatta da Lombardo – avrebbe formato una vera e propria “coalizione” contro il governatore. E a riprova di questa tesi, Lombardo racconta i retroscena di quello che definisce “l’inciucio consociativo” maturato alla provincia di Catania, dove il candidato del centrosinistra Totò Leotta è diventato, subito dopo aver perso le elezioni, consulente del suo avversario vincitore, Giuseppe Castiglione. Parlando dell’inchiesta catanese su mafia e politica che lo vede indagato, il governatore ha, invece, fatto riferimento all’azione della sua giunta “che ha spazzato via gli interessi e gli affari dei clan e di alcuni politici.” Affari, che secondo il presidente della Regione, riguardano i settori della sanità e dei rifiuti e che sono stati “intaccati dall’azione riformatrice intrapresa dal mio governo”, ha spiegato Lombardo. Il leader dell’ Mpa cita, poi, la vicenda del termovalorizzatore che doveva essere realizzato nella zona di Paternò. Operazione da sei miliardi di euro bloccata dallo stesso Lombardo. Anche in questo caso, secondo il governatore, ci sarebbe lo zampino di Firrarello che intercettato avrebbe parlato della imminente “morte di Lombardo, che verrà fatto attaccare (ndr arrestare)”, anticipando in qualche modo l’attuale indagine a carico del presidente.

 

12,50 - Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, che oggi pomeriggio parlera' all'Assemblea regionale della sua vicenda giudiziaria, ha chiesto di essere sentito dalla procura di Palermo. Dopo avere reso dichiarazioni spontanee a Catania, dove l'ufficio inquirente indaga su di lui con l'ipotesi di concorso in associazione mafiosa, il governatore dell'Isola ha depositato una richiesta di audizione al procuratore del capoluogo regionale, Francesco Messineo.

Lombardo preannuncia di voler chiarire la vicenda, emersa nell'ambito dell'indagine sfociata nell'arresto dell'architetto Giuseppe Liga, dell'incontro con lo stesso presunto esponente mafioso. Liga era infatti presidente regionale del Movimento cristiano lavoratori e Lombardo lo ricevette in questa qualita', il 2 giugno dell'anno scorso, durante la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, in cui il presidente della Regione era candidato. La scelta di chiedere un'audizione (o di poter rendere dichiarazioni spontanee) e' stata rappresentata a Messineo attraverso un'istanza depositata dall'avvocato Vincenzo Lo Re, per non lasciare "zone d'ombra" sui fatti riguardanti il governatore. Oggi pomeriggio Lombardo ha preannunciato che fara' i nomi dei politici siciliani collusi con Cosa Nostra.

 

9,30 - Si svolgerà questo pomeriggio alle 16, così come era stato fissato inizialmente, l'incontro che il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo ha chiesto all'Ars. Ieri sera infatti il presidente dell'Assemblea Francesco Cascio, che nel pomeriggio aveva prospettato l'ipotesi di far slittare di un giorno l'incontro, ha preso atto dell'impossibilità del governatore di presenziare la seduta di mercoledì, ed ha riconfermato come ordine del giorno le comunicazioni del presidente della Regione all'Assemblea.

Fortemente atteso da opinione pubblica e osservatori politici, l'incontro di oggi si preannuncia come qualcosa di storico per la storia siciliana. Un evento anticipato dalle dichiarazioni del governatore stesso che nei giorni scorsi, riallacciandosi alla vicenda giudiziaria che lo ha visto indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva detto di voler "fare una volta per tutte i nomi dei politici realmente collusi". Una frase che di fatto tiene col fiato sospeso l'intera classe politica siciliana che attende con ansia la seduta di questo pomeriggio. Prima dell'intervento di Raffaele Lombardo, il presidente dell'Ars Francesco Cascio incontrerà i capigruppo.

 


Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ha reso spontanee dichiarazioni alla Procura della Repubblica di Catania nell'ambito dell'inchiesta su presunti rapporti tra mafia e appalti avviata sulle indagini di carabinieri del Ros.Il governatore è indagato per concorso esterno all'associazione mafiosa, assieme al fratello Angelo, che è parlamentare nazionale del Movimento per le autonomie. Nell'inchiesta sono coinvolti anche due deputati dell'Assemblea regionale siciliana: Fausto Fagone, dell'Udc, e Giovanni Cristaudo, del Pdl-Sicilia. Secondo quanto appreso, Lombardo è stato sentito per poco meno di due ore al Palazzo di giustizia di Catania dal procuratore Vincenzo D'Agata e dai quattro sostituti titolari dell'inchiesta: Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino.

 

 

Lombardo si è sempre proclamato estraneo alle ipotesi di reato che gli sarebbero contestate e ha definito "spazzatura politica" le accuse che gli muoverebbero due collaboratori di giustizia. Le indagini dei carabinieri del Ros di Catania, che poi si sono intrecciate con dichiarazioni su politici e amministratori, avevano al centro della loro attività il boss Vincenzo Aiello della cosca Santapaola.

 

E' lui ad essere 'intercettato' e militari dell'Arma ascoltanò frasi che ritengono lo possano collegare pesantemente con la politica. Il boss non gradisce ad esempio la nomina nella giunta regionale di due magistrati, Massimo Russo e Caterina Chinnici, bollando la scelta di Lombardo come "una minchiata". Nell'inchiesta si innestano anche le dichiarazioni di almeno due pentiti: Eugenio Sturiale e Maurizio Avola. Il primo è un 'colletto bianco' del clan Ercolano da tempo passato, dopo essere transitato alla cosca Laudani, al gruppo storicamente rivale dei Cappello legati ai Cursoti. Le sue dichiarazioni sono state utilizzate per la prima volta nel processo al re dei supermercati in Sicilia, Sebastiano Scuto. E' stato arrestato nel 2009 nell'ambito dell'operazione Revenge collegata a una faida tra clan rivali a Catania. L'altro pentito, Maurizio Avola, alla fine degli anni Ottanta era un giovane sicario del rione Picanello della 'famiglia' Santapaola, che si è auto accusato di oltre 50 omicidi, compreso quello del giornalista Giuseppe Fava. Avola è detenuto dal 1997 perché, dopo essere tornato libero con l'ammissione al sistema di protezione, l'anno prima, assieme a altri tre pentiti, rapinò due banche a Roma, per un bottino complessivo di 140 milioni di lire.

 

Il procuratore capo, Vincenzo D'Agata, confermando che "l'incontro é durato meno di due ore" e che si è 'svolto nel Palazzo di giustizia'', ha rivelato che il presidente della Regione Siciliana "ha ribadito la sua assoluta estraenità a qualsiasi contaminazione riconducibile a rapporti con esponenti mafiosi". "Ha illustrato in particolare - ha concluso il procuratore D'Agata - le scelte e le iniziative antimafia che con rigore sono state assunte dal governo regionale fin dall'insediamento del governatore Lombardo".

 

Durante l'incontro il presidente Lombardo, che non si e' avvalso dell'assistenza di legali, ha chiarito la sua assoluta estraneita' alle propalazioni contenute negli articoli di stampa oggetto della fuga di notizie. "Ho trovato magistrati attenti e disponibili - ha spiegato Lombardo - a cui ho riferito tutte le circostanze utili alle verifiche in corso. Ho fornito altresi' elementi precisi e circostanziati a cominciare dalle farneticanti accuse del sig. Avola, che non ho mai conosciuto, affermazioni che mi vedono parte offesa per il reato di calunnia che contestero' a qualsivoglia altro soggetto mi dovesse chiamare in causa impropriamente".

 

"Ai magistrati - ha continuato Lombardo - ho fornito, altresi', elementi specifici che si pongono come una plausibile chiave di lettura della vicenda nella quale sono indebitamente coinvolto e di cui rendero' conto pubblicamente, perche' ciascuno possa farsi un proprio autonomo convincimento. Ho avuto modo di confutare nel merito gli addebiti contenuti in notizie di stampa, in quanto durante la mia azione politica e in tutta la mia vita ho sempre contrastato l'illegalita', e quella mafiosa in particolare e gli interessi ad essa sottesi, come peraltro dimostrano incontrovertibilmente le mie azioni di presidente della Regione Siciliana. Infine - ha concluso il presidente Lombardo - ho ribadito ai magistrati la mia piena e totale disponibilita', qualora ne ravvisino l'opportunita', a fornire ogni ulteriore elemento utile alla loro azione".

"Martedì davanti all'Assemblea regionale diremo chi sono i politici legati alla mafia e agli affari". Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, concludendo a Catania una manifestazione organizzata dal Mpa e dedicata ai giovani e alle donne, si è soffermato sull'indagine della Procura di Catania, dove si era recato sabato per rendere spontanee dichiarazioni.

 

"Sosteniamo e rispettiamo la magistratura - ha detto Lombardo - che, fondamentale com'è per la nostra democrazia, vogliamo libera, forte e indipendente. Per questo non vogliamo che sia privata dello strumento delle intercettazioni".

"Quando poi penso alle incredibili accuse rivoltemi - ha aggiunto il presidente della Regione - mi torna in mente un detto popolare siciliano: ogni impedimento è giovamento. E il giovamento è che la Sicilia ci sostiene nella nostra azione di rinnovamento e che stiamo dando un'accelerazione all'evoluzione del Movimento per le autonomie. E stiamo dimostrando che la politica è partecipazione e non la farsa dei talk show televisivi".

"Vi chiedo - ha detto Lombardo rivolto alla platea di iscritti e simpatizzanti - di adeguarvi, tutti, a questa linea: è il momento dell'unità e abbiamo bisogno anche dell'entusiasmo dei giovani e delle donne per combattere quell'ascarismo che ha sempre condotto al saccheggio della Sicilia, terra ricchissima: soltanto dai tributi della raffinazione del petrolio avrebbero dovuto darci dieci miliardi di euro all'anno".

"E' ovvio - ha concluso il governatore - che le forze che finora hanno lucrato sulla Sicilia vedono il nostro movimento come una minaccia mortale. E già in dicembre, davanti all'Ars, avevo detto che avrebbero cercato di fermarci prima sul piano politico, poi su quello mediatico, poi su quello giudiziario e infine, speriamo di no, sul piano fisico. Siamo già alla terza fase, ma non ci fermeranno. Un po' ci eravamo impigriti dopo le manifestazioni nazionali per il ponte sullo Stretto e per le strade provinciali, ma ora, di fronte a un attacco così micidiale, dobbiamo tornare a lavorare per l'autonomia. E chi ci voleva fermare capirà di aver sortito l'effetto contrario".