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14/04/2010 06:41:11

Lombardo come il cannolo siciliano più lungo del mondo: un bluff...(e il Pd lo difende)

E' stato annunciato e mostrato il cannolo più grande del mondo, solo che un consigliere comunale locale ha scoperto che in realtà quel cannolo altro non era che un finto rivestimento di una struttura in ferro. Un bluff, insomma. Allo stesso modo Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Siciliana, indagato per mafia a Catania, aveva annunciato che ieri avrebbe fatto all'Ars i nomi dei politici collusi con la mafia in Sicilia. C'era tanta attesa: dirette in tv, sul satellite e on line, radio collegate, centinaia di giornalisti accorsi a Palermo. E invece è stato un bluff. Come il cannolo.

Gli unici nomi fatti da Lombardo sono stati quelli del senatore Giuseppe Firrarello e del deputato nazionale Salvatore Torrisi, entrambi del Pdl. Poca cosa. E' durato circa tre quarti d'ora l'atteso intervento all'Assemblea regionale, durante il quale il presidente ha parlato dell'indagine nella quale è coinvolto per concorso esterno in associazione mafiosa. Il governatore non ha fatto - come aveva annunciato alla vigilia - altri nomi se non quelli trapelati prima del suo intervento all'Ars, ma ha attaccato a testa bassa quel "tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il governo prima con mezzi politici, mediatico-giudiziari e, qualora non fossero bastati, anche fisicamente". "Sono vittima di un'aggressione mediatica congegnata da menti raffinate", ha detto il governatore, "vengo aggredito senza avere ricevuto un avviso di garanzia", accusato "da un personaggio non attendibile, una personalità inquietante la cui collaborazione con la giustizia è ritenuta inaffidabile".

Il governatore evoca un complotto contro di lui e il suo esecutivo da parte di chi vuole fermare "la rivoluzione in atto: la Sicilia - aggiunge - è stata finora governata da ascari, che più o meno consapevolmente sono alleati naturali della mafia". Lombardo parla di "mille sicari" che i suoi nemici "hanno assoldato o assolderanno" e quando più tardi, in un'improvvisata conferenza stampa qualcuno gli chiede se ha ricevuto minacce di morte, la sua risposta è: "Chiedetelo alle questure, io non vado in giro a strombazzare queste cose". Quanto alle preoccupazioni per la sua incolumità, assicura che al primo posto c'è l'onore della Sicilia, poi quello suo e della sua famiglia e, in terza istanza il timore per la vita.


Ai 90 deputati dell'Ars e agli uomini del suo governo, presenti al completo, dice di aver presentato una relazione alla procura di Palermo. Nel documento, assicura "ci sono i nomi, i cognomi e i prestanomi, le proprietà, i valori di acquisto e di vendita dei terreni di Paternò (Ct)" dove sarebbe dovuto sorgere, secondo il piano del precedente governo, uno dei quattro termovalorizzatori previsti per la Sicilia, appalti miliardari bloccati, insieme al piano, dal governo Lombardo. La società che avrebbe dovuto fare i lavori, la Altecoen, farebbe capo al capomafia della Sicilia orientale Nitto Santapaola.

E proprio Paternò è il paese natale di Carmelo Frisenna, in carcere per mafia da oltre un anno. "Secondo lui, il capo dei progettisti di un'opera pubblica sarebbe stato mio genero. Risulta da un'intercettazione. Io non ho generi, non ho all'orizzonte neppure nuore". Lombardo nega i suoi contatti con Frisenna. Piuttosto, i contatti, a dire del governatore, Frisenna li avrebbe avuti con i dirigenti del Pdl Firrarello e Torrisi: "Da una delle intercettazioni si conferma il rapporto di appartenenza totale al deputato nazionale Torrisi e al senatore Firrarello, entrambi sono stati componenti della commissione antimafia".

Poi Lombardo si sofferma sulla polemica con Angelino Alfano: "Non ho sollecitato al guardasigilli l'invio degli ispettori del ministero alla Procura di Catania, semmai - spiega - ho lamentato una disparità di trattamento rispetto a quanto avvenuto nella procura di Trani dove si è verificata una fuga di notizie ad opera degli stessi giornalisti". Ma sulle intercettazioni, il governatore ha detto chiaramente: "Chiedo al ministro della Giustizia, Angelino Alfano e ai deputati, che non si abolisca lo strumento delle intercettazioni, mai privare di questo strumento importante chi lotta la mafia".

"Nessuno, tra amici o parenti, mi ha proposto di intervenire per appalti a favore di chicchessia, mafiosi o limpidissimi imprenditori", ha detto ancora Lombardo. "Parlo con chiunque e chi non ci riesce mi invia un sms e viene poi contattato puntualmente. Tutto è registrato nei tabulati del mio cellulare. Nessuna barriera, ma nessun amico o parente mi ha mai chiesto di intervenire per appalti o altro". Poi l'attacco a Repubblica. "Oltraggi e calunnie mi sono stati rivolti - ha detto - da una sorta di magistratura parallela; questo è il ruolo affidato a certa stampa. Ma da chi, dovrà essere la magistratura, quella vera, a svelarcelo". Il riferimento è alla notizia dell'inchiesta a carico del governatore indagato per concorso esterno in associazione mafiosa data dal quotidiano nei giorni scorsi.

Infine, sul piano politico, Lombardo difende il "rapporto limpido" con il gruppo parlamentare del Pd, che dopo il "ribaltone" all'Ars e la spaccatura nel Pdl sostiene dall'esterno la sua maggioranza; ma attacca il senatore ed ex sindaco di Catania Enzo Bianco, anche lui del Partito democratico, che a parere di Lombardo si muoverebbe con disinvoltura tra gli uomini dell'opposto schieramento che governano la Provincia e il Comune etneo.

"Quello del presidente Lombardo è stato un discorso vero, ha difeso gli atti del suo governo con i quali in questi mesi è stata contrastata la mafia e il malaffare: dalla sanità ai rifiuti" ha detto il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici. "Dobbiamo però essere chiari - ha aggiunto - se dovesse arrivare un rinvio a giudizio per Lombardo per fatti così gravi, dovremmo separare il suo legittimo diritto a difendersi dall'interesse complessivo della Sicilia". "La decisione del presidente Lombardo di intervenire in aula sulle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto non può che essere apprezzata - ha commentato capogruppo del Pdl-Sicilia, Giulia Adamo - è stata una scelta leale e coraggiosa, un gesto di profonda attenzione e rispetto nei confronti del Parlamento siciliano. Non crediamo al complotto - ha aggiunto - piuttosto siamo in presenza di veri e propri centri di potere che contrastano la volontà di questo governo di cambiare le cose. Il Pdl-Sicilia sosterrà lealmente l'esecutivo regionale in questo lungo cammino di innovazione, auspicando e incoraggiando la realizzazione del programma che i cittadini hanno votato".

Diverso il parere di Rita Borsellino, che definisce quello di Lombardo un governo inadeguato. "All'Ars si è consumato un grande bluff mediatico che non ha aggiunto nulla rispetto a quanto era già noto a tutti - ha detto l'europarlamentare - dalle parole del presidente Lombardo, semmai, emerge una guerra all'interno del centrodestra. In questo contesto, mi rafforzo nella convinzione che questo governo sia inadeguato per la Sicilia".