Era presente anche il senatore Marcello Dell'Utri. Al centro dell'incontro la questione del Pdl Sicilia.
Al termine, Miccichè non ha voluto rilasciare dichiarazioni limitandosi semplicemente a dire che venerdì ci sarà un nuovo incontro.
12,05 - “Le notizie sulla richiesta d’arresto di Raffaele Lombardo e di suo fratello, pubblicate oggi dal quotidiano ‘la Repubblica’, non mi sorprendono né mi entusiasmano”. Lo afferma il co-coordinatore del Pdl in Sicilia, Domenico Nania, che chiede il ritorno alle urne per la Regione Siciliana, “riconsegnando il mandato agli elettori”
11,30 - Raffaele Lombardo ha convocato una conferenza stampa a Palazzo D'Orleans.
11,00 - La Procura della Repubblica di Catania "non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo o di altri politici" nell'ambito dell'inchiesta aperta sulle indagini del Ros su mafia e appalti. Lo afferma il procuratore capo Vincenzo D'Agata, anticipando all'ANSA il testo di una sua dichiarazione sulla notizia pubblicata oggi dal quotidiano la Repubblica, secondo la quale i pm catanesi avrebbero chiesto al gip l'arresto del governatore, del fratello Angelo e di altri politici.
"Arrestate Raffaele Lombardo, la richiesta della Procura di Catania per il governatore accusato di mafia. Sarà il Gip a decidere sulla custodia cautelare chesconvolgerebbe gli scenari politici e potrebbe portare allo scioglimento dell’Ars". Questa la prima pagina di Repubblica Palermo di oggi.
"Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, deputato, devono essere arrestati". L'accusa è concorso esterno in associazione mafiosa. E con loro, entrambi esponenti dell'Mpa, dovrebbero essere arrestati altri tre politici: due consiglieri regionali siciliani, Fausto Fagone dell'Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl (vicino all'area che si riconosce in Gianfranco Micciché e che appoggia il governo regionale di Lombardo), e il sindaco di Palagonia, Francesco Calanducci, anche lui dell'Mpa.
La richiesta di arresto, inviata al giudice delle indagini preliminari, è firmata dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, dall'aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Gennaro e dai sostituti procuratori Agata Santonocito, Iole Boscarino e Antonino Fanara. L'atto suona a conferma che le ipotesi di reato nei confronti di Raffaele e Angelo Lombardo e degli altri indagati (tra questi una settantina di imprenditori, funzionari pubblici e boss della mafia catanese) sono ritenute molto pesanti. La richiesta d'arresto è stata accelerata dalle fughe di notizie sull'inchiesta della Procura di Catania, inchiesta che Repubblica rivelò in marzo. Il provvedimento viene ritenuto urgente anche perché magistrati e carabinieri del Ros temono inquinamento delle prove e tentativi di fuga. Da quando è diventata di dominio pubblico la notizia che il presidente della Regione ed il fratello deputato erano sotto inchiesta, gli indagati avrebbero preso delle "precauzioni", cercando di procurarsi pezze d'appoggio per potersi difendere dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
La fuga di notizie sull'inchiesta quale sono coinvolti i due Lombardo provocò polemiche, smentite, richieste di interrogatorio. Raffaele Lombardo chiese ed ottenne di essere ascoltato dai magistrati di Catania con l'obiettivo di chiarire la sua posizione e smentire contatti con esponenti di primo piano della cosca mafiosa dei Santapaola che fa riferimento al capo della famiglia, Vincenzo Aiello, arrestato recentemente perché stava per scatenare una guerra di mafia contro un'altra fazione della mafia etnea. Evidentemente le dichiarazioni di Lombardo, rese prima all'Assemblea regionale e poi magistrati, non hanno convinto i pm che lo hanno tenuto "sotto osservazione" al punto da spingere anche il procuratore di Catania D'Agata a firmare la richiesta di arresto per il presidente della Regione e gli altri politici coinvolti in questa maxi inchiesta nata da un voluminoso rapporto dei carabinieri del Ros (oltre tremila pagine) contenente intercettazioni, pedinamenti, fotografie, filmati e documenti relativi a migliaia di delibere, consulenze, finanziamenti e nomine regionali per sostituire nei centri vitali della Regione tutti gli uomini del predecessore Totò Cuffaro. Le indagini - secondo i pm - avrebbero provato il rapporto "diretto" che ci sarebbe stato tra i mafiosi catanesi e Raffaele e Angelo Lombardo, ai quali i boss e i picciotti avrebbero procurato migliaia di voti nelle varie consultazioni elettorali in cambio di favori per ottenere appalti in tutta la Sicilia. Nell'inchiesta è coinvolto un altro consigliere regionale siciliano, Antonino Strano: per lui non è stato chiesto l'arresto perché la sua posizione, rispetto agli altri politici, è giudicata meno grave.
Se il giudice delle indagini preliminari di Catania dovesse accogliere richiesta d'arresto della Procura - la posizione di Raffaele Lombardo e del fratello è stata esaminata personalmente dai vertici della Procura - il presidente della Regione e gli altri consiglieri regionali finirebbero in carcere perché per loro non c'è nessuna immunità . Per il fratello del presidente, Angelo, invece, il gip dovrebbe chiedere l'autorizzazione all'arresto alla Camera dei deputati. La posizione di Angelo Lombardo sarebbe ancora più "pesante" di quella del fratello Raffaele. A lui verrebbero addebitati contatti più frequenti con la malavita e con il "corpo elettorale", contatti tenuti nella sua veste di capo della "segreteria" dell'Mpa. Angelo Lombardo avrebbe gestito in prima persona raccolta di voti e raccomandazioni.
Agli atti dell'inchiesta intercettazioni di mafiosi e grandi elettori che parlano di Raffaele Lombardo come di "un traditore" perché dopo essere stato eletto era diventato "irraggiungibile". E per questa ragione a Raffaele Lombardo sarebbero giunti pesanti "avvertimenti" da parte delle cosche che hanno compiuto una serie di attentati agli amministratori di Palagonia, una delle roccaforti catanesi dell'Mpa. Ci sarebbe stato anche un "pestaggio" del fratello deputato, episodio del quale si vocifera da tempo ma sul quale non risultata presentata denuncia. Esaminati anche gli "affari" della moglie del presidente, Saveria Grosso, una donna molto attiva, impegnata nel settore fotovoltaico, che doveva realizzare nel Catanese un impianto da 5,6 milioni di euro, in gran parte finanziato con fondi regionali.
STRANO. C'è anche l'assessore al Turismo della Regione Siciliana, Nino Strano, tra gli indagati dell'inchiesta scaturita dalle indagini del Ros di Catania su presunti rapporti tra mafia e politica. L'indiscrezione, riportata dal Corriere della Sera, è confermata in maniera informale da più fonti che sottolineano però come la sua posizione non sia stata ancora vagliata dai magistrati che stanno compiendo accertamenti e verifiche sul rapporto di 5mila pagine dei carabinieri.
Nell'inchiesta è già emerso che sono indagati per concorso esterno all'associazione mafiosa il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello Angelo, parlamentare nazionale del Mpa. Nei confronti di quest'ultimo sono in corso anche accertamenti su un presunto 'pestaggio' che avrebbe subito nel 2009 ma mai denunciato. Nel fascicolo aperto dalla Procura di Catania sono coinvolti anche due deputati regionali: Fausto Fagone dell'Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl-Sicilia.
Di Nino Strano, ex deputato di An confluito nel Pdl, e considerato un 'finiano', le cronache parlamentari si sono occupate anche per avere festeggiato, il 24 gennaio del 2008, la caduta del governo Prodi mangiando mortadella nell'aula del Senato mentre il suo collega Domenico Gramazio stappava una bottiglia di spumante. In passato è stato anche assessore regionale al Turismo e lo stesso incarico ha avuto al Comune di Catania.
Con la giunta dell'allora sindaco Umberto Scapagnini è stato condannato a 2 anni 2 mesi di reclusione per violazione della legge elettorale per contributi previdenziali concessi dall'amministrazione ai suoi dipendenti per i danni da 'cenere nera' dell'Etna tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005. Sempre con l'ex Giunta Scapagnini è stato rinviato a giudizio per falso ideologico nell'inchiesta sul 'buco in bilancio' al Comune.
“Sono tutte voci infondate, una serie di sciocchezze, a meno che non sia il modo di comunicarmi qualcosa. Mi auguro che qualcuno mi contatti e che non debba ricevere per mezzo stampa le contestazioni”. Così il governatore lombardo ha commentato le notizie uscite sulla stampa a proposito delle indagini della procura di Catania che lo vedono coinvolto e che chiamrebbero in causa anche l’assessore regionale al Turismo, Nino Strano.
“Ho sentito al telefono l’assessore Nino Strano che ha confermato quello che ho sempre sostenuto: le accuse a lui rivolte sono solo illazioni”. In relazione a presunti accertamenti patrimoniali riguardanti sua moglie, che comunque non è indagata, circa la realizzazione di un impianto fotovoltaico che doveva realizzarsi a Ramacca, il governatore ha ribadito: “Ha rinunciato al progetto che ci avrebbe reso 150 mila euro l’anno, pagando il prestito, più della mia indennità al netto delle spese. Ho detto al Corriere della Sera di intervistarmi, se no sarò costretto a rivalermi sul piano civile e penale”.