Tra questi, Stella ha voluto dare un contributo aggiuntivo a Mauro Rostagno, giornalista torinese rimasto ucciso a Trapani il 26 settembre 1988, all’età di soli 46 anni, in un agguato mafioso.
Francesco Stella, perché ha scelto di dedicare il suo contributo a Rostagno?
“I motivi sono tanti. Primo tra tutti perché credo che Rostagno abbia un po’ segnato la storia di tutti noi marsalesi e trapanesi: io avevo 14 anni quando fu ucciso e mi ricordo benissimo quel giorno, così come tanti altri che seguirono gli editoriali dedicati alla sua morte. In secondo luogo, perché sono più di due anni che lavoro a un documentario su Rostagno e mi pareva bello condividere questo lavoro con gli altri. Terzo, ma non meno importante, perché gli anni dell’uccisione di Rostagno sono gli anni che in qualche modo hanno portato anche all’uccisione di Falcone: i motivi dell’uccisione di Rostagno sono in qualche maniera riconducibili alla stessa matrice che portarono all’uccisione di Falcone”.
Gli anni in cui assassinarono Rostagno sono gli anni in cui la provincia di Trapani era considerata la capitale degli intrecci tra mafia e massoneria. A Marsala il professore Grimaudo della loggia "Iside 2" esercitava tranquillamente la sua attività d’insegnamento. Non fa impressione che lo Stato permetta a questi “personaggi” di esercitare un’attività , di formare addirittura le coscienze dei giovani? Pare che lo Stato legittimi l’antistato …
“Quegli anni erano anni molto particolari: i componenti dei gruppi mafiosi si potevano incontrare tutti i giorni. Oggi, in questo senso, le cose non sono cambiate molto, anzi secondo me sono peggiorate. Una volta c’era infatti una violenza evidente che permetteva di individuare meglio queste persone, mentre oggi c’è un aspetto un po’ manageriale della mafia che non è facile da individuare come un tempo e forse anche per questo molto più pericoloso”.
La seconda edizione del Festival del Giornalismo d’Inchiesta ha riscontrato grande partecipazione e grandi consensi. Tra chi ha partecipato, il pubblico si divide però tra due correnti di pensiero: quella entusiasta , che appunto vede una nota positiva nel fatto che a partecipare a questi eventi siano in tanti, e quella di coloro che pensano che, anche se in tanti a partecipare, siamo sempre in pochi per sconfiggere la mafia … Lei cosa pensa a proposito?
“Siamo in un momento storico in cui si fa fatica a parlare di certe cose: preoccupa una Santanché che si permette di dire che la legge sulla privacy non deve essere fatta perché si violerebbe anche la privacy dei mafiosi… E’ chiaro che i parametri di giudizio delle cose sono tutti sballati. Se un messaggio può passare anche attraverso poche persone è già un grande successo. Fosse anche solo una persona non sarebbe poco. Sarebbe indubbiamente molto più preoccupante se a queste serate non partecipasse nessuno. Credo che, per ognuno di noi, sia importante esserci e testimoniare la propria presenza anche fisicamente”.
Pamela Giampino