Il corpo è nel cimitero di Cuneo: l'autopsia è stata eseguita da giorni, ma gli inquirenti non escludono di ricorrere a ulteriori accertamenti, mentre resta ancora da trovare l'arma usata, un coltello (non da cucina) o un pugnale. La caccia all’assassino continua senza sosta.
Finora i carabinieri del Comando provinciale di Cuneo hanno ascoltato colleghi e connazionali di Fatima che lavorava come operaia alla "Allione" di Villar San Costanzo, una fabbrica dove si assemblano biciclette.
Sul movente dell'omicidio finora solo ipotesi. L'ultima in ordine di tempo parla di una promessa di matrimonio non mantenuta con un connazionale oppure un pretendente italiano respinto dalla giovane. In entrambi i casi un delitto per motivi d'onore (che il Codice penale italiano, fino al 1981, riconosceva addirittura come attenuante).
Sulla dinamica dell'uccisione invece con il passare delle ore emergono nuovi dettagli. Il Ris di Parma ha passato al setaccio tutta la casa di via Solferino 2 dove il giorno dell'uccisione di Fatima la porta era aperta.
Filmati, fotografie, impronte digitali e campioni di sangue saranno analizzati dal nucleo dei carabinieri specializzato in investigazioni scientifiche per cercare di chiarire come si è mosso l'assassino che ha agito rapidamente e con particolare efferatezza.
Secondo l'esame, durato oltre quattro ore, le coltellate inferte alla 19enne marocchina sono state più di trenta, molto profonde e su tutto il corpo. L'assassino avrebbe usato una lama lunga almeno 20 centimetri, un coltello o un pugnale, che non è ancora stato ritrovato. La lama ha provocato seri danni a fegato, milza, polmoni e grandi vasi sanguigni. Secondo il medico legale la 19enne era già morta quando è stata trovata dal fratello, che in preda al dolore e allo choc, ha chiesto inutilmente aiuto.
Sul suo corpo l'assassino ha continuato a infierire anche quando ormai la giovane era caduta a terra, accasciata nell'angolo tra la il letto e le pareti della sua camera. Qui l'ha vista soccombere dopo i primi cinque o sei colpi dai quali Fatima avrebbe cercato di difendersi come mostrano le ferite riscontrate sulle mani e sulle braccia. Per questo motivo il Ris ha prelevato una serie di campioni biologici sotto le unghie della vittima: se è riuscita a graffiare il suo assassino il test del Dna potrebbe svelarne l'identità.
Assassino e non assassini, l'autopsia infatti ha escluso la partecipazione di più persone all'uccisione che sarebbe avvenuta tra le 16,30 e le 17,20 di lunedì. Dunque qualcuno che sapeva di trovare Fatima in casa e che lei probabilmente conosceva in quanto sulla porta non sono stati trovati segni di effrazione e nessuno dei vicini l'ha sentita chiedere aiuto.