La Svolta nelle indagini sulla morte di Maria Milana è avvenuta lo scorso novembre, quando sugli indumenti della figlia sono state i rinvenute tracce di polvere da sparo, nonostante la giovane avesse sempre dichiarato di non essere presente sulla scena del delitto.
Era stata la stessa giovane a lanciare l’allarme, poco prima delle quindici, il giorno dell'omicidio, chiedendo l’intervento dei carabinieri. Gli uomini della stazione di Valderice trovarono Maria Milana, ex dipendente dell'Agenzia delle Entrate, riversa sul letto, uccisa da due colpi esplosi da una pistola calibro 38.
I colpi l'avevano centrata all'addome e al petto. La donna era vestita e con i goielli ancora addosso.
Una prima clamorosa svolta alle indagini si ebbe il 14 ottobre: la polizia arrestò Gianvito Galia, un ex poliziotto condannato per l’assassinio di un giovane. L’uomo, fermato per un normale controllo, alla vista degli agenti, estrasse una pistola e sparò. Fu arrestato, e con grande sorpresa si scoprì che l’arma in suo possesso era la stessa da cui erano stati esplosi i colpi che avevano ucciso Maria Milana. Gianvito Galia si suicidò quarantotto ore dopo l’arresto in carcere.
Gli inquirenti ritengono che la Marano sia coinvolta nel delitto. Lei respinge ogni coinvolgimento sostenenendo di essere rimasta a casa quel giorno col fidanzato. Ma ci sono alcune testimonianze discordanti.
Milana, al momento dell'uccisione, era vedova da sei mesi. Aveva un'assicurazione sulla vita a favore della figlia maggiore per prendersi cura della sorella minore, autistica.