realtà non è solo la Audax a muoversi, ma le richieste di concessione per la ricerche sono ben 40. Italia Nostra, associazione ambientalista, ha presentato un'osservazione sulla richiesta di valutazione d'impatto ambientale che l'Audax Energy ha inviato al Ministero dello Sviluppo Economico. La società punta ad avviare le sue ricerche in un tratto di mare che comprende il Banco di Pantelleria, il Banco Terribile ed il Banco Talbot.
Il consigliere nazionale di Italia Nostra Leandro Janni parla di «Studi all'insegna del copia e incolla, relazioni stilate dietro una scrivania senza avere mai conosciuto i luoghi».
Anche il senatore Antonio D'Alì ha scritto di recente al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed ai Ministri Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Paolo Romani (Sviluppo Economico) per tutelare il Mediterraneo e consolidarne la tutela e soprattutto il futuro.
Il presidente del Consiglio provinciale Peppe Poma ha scritto più volte al governo nazionale per avere garanzie sullo stop reale alle ricerche. Per il presidente Poma «le popolazioni interessate hanno già detto no. Lo stesso vale per le amministrazioni. Il Consiglio provinciale s'è fatto sentire con forza, ma il rischio rimane ed è necessario mantenere la guardia alta. Le istituzioni, ad ogni livello, devono rimanere unite».
Anche l a Regione ha scelto la linea dura.
Greenpeace ha scritto un o “Le mani sul tesoro. Perché proteggere il Canale di Sicilia dalla corsa all’oro nero”, che potete leggere e scaricare cliccando qui, in cui documenta l'enorme bellezza e il valore biologico dell’area e ne chiede la tutela con la creazione di una riserva marina.
“Il nemico numero uno del Canale di Sicilia è la compagnia petrolifera Audax Energy Ltd (ADX) che sta provando a ottenere permessi di esplorazione i queste acque attraverso una piccola compagnia, l’Audax Energy Srl, di cui è totalmente proprietaria ma con sede legale in Italia e con un capitale sociale assolutamente irrisorio di 120 mila euro. Un modo per evitare ogni tipo di responsabilità in caso di disastro ambientale” – sottolinea la nota di Greenpeace. L’associazione inoltre afferma di aver “riscontrato chiare violazioni procedurali nelle richieste dei permessi: documentazione incompleta e studio ambientale totalmente insufficiente e inesatto”.
Greenpeace, a bordo della Rainbow Warrior, ha effettuato una ricognizione preliminare sui banchi Skerki, Talbot, Avventura e Pantelleria. La notevole documentazione fotografica raccolta conferma come i banchi siano aree spettacolari. Particolarmente ricche di pesci, dalla murena al torpedo comune, e di habitat chiave, come le praterie di posidonia, ospitano anche importanti aree di riproduzione di specie commerciali come il nasello e la triglia. Bellissime le grotte e le pareti rocciose ricoperte da organismi filtratori come il corallo arancione Astroides calycularis. “Non si tiene minimamente in considerazione l’incredibile biodiversità dell’area, né la sua importanza per le risorse ittiche, mentre è chiaro che le attività proposte causeranno seri impatti sulla vita marina” – dichiara l’associazione.