D’Alì ha sottolineato lo sforzo del Parlamento italiano di tutelare la Biodiversità e l’ambiente “come dimostra il fatto che in questo momento in Senato è in avanzata fase di definizione la riforma della legge quadro sulle aree protette, che mira anche a far sì che le popolazioni condividano il ruolo strategico delle riserve marine quali scrigni deputati ad una tutela più avanzata e condivisa della nostra biodiversità, nella consapevolezza che non si tratta mai di oasi chiuse e marginali, ma di sistemi vivi in costante relazione attiva con le aree circostanti, vicine e lontane”.
D’Alì è nuovamente ritornato sulla questione, centrale di tutta la sua attività politica in tema ambientale, del Mediterraneo e dei rischi che il nostro mare corre a causa delle ricerche petrolifere: “L'incidente petrolifero nel Golfo del Messico dello scorso anno – ha ricordato – deve essere un monito per tutti e alta e costante deve essere la vigilanza per impedire che eventi così catastrofici possano aggredire il nostro straordinario patrimonio marino. L'elevato tasso di presenza inquinante diffusa di idrocarburi quattro volte superiore a quella di qualsiasi altro mare del Pianeta, così come lo sversamento incontrollato dei residui di centri urbani con milioni di abitanti, lo stanno portando al livello del collasso ambientale”.
È la ragione per cui l’Italia, secondo il presidente della commissione Ambiente, non può aggravare lo stato di sofferenza del Mediterraneo “con l'accondiscendere a nuove trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nei suoi mari, soprattutto in prossimità di zone, sia marine che costiere, già dichiarate come zone di riserva e di alta protezione ambientale, e già avviate nel coinvolgimento delle popolazioni locali ad altro e più sostenibile modello di sviluppo”.
“Occorre, mi piace sottolinearlo in questo luogo simbolico che è l’Orto Botanico, salvaguardare la biodiversità non solo per promuovere le attività economiche che si fondano sul patrimonio naturale, il turismo innanzitutto e l’industria dell’alimentazione, e neanche per un sussulto di pur nobile ambientalismo, ma soprattutto – ha concluso d’Alì nel suo intervento di saluto – per tutelare il fondamento di una specificità italiana e mediterranea positiva e creativa, sedimentata nei secoli. Difendere e valorizzare la nostra biodiversità vuol dire, in fine, assumere i tratti fondanti della nostra storia, della nostra realtà di paesi europei e mediterranei come vere e concrete chances di futuro”.