La Consulta ricorda che ''nel corso di un giudizio, promosso da un cittadino nei confronti del sindaco del Comune di Catania'' Raffaele Stancanelli, ''per accertare in capo al convenuto la sussistenza della causa di incompatibilità tra tale carica e quella di senatore della Repubblica Italiana, e conseguentemente dichiararne la decadenza dalla prima in mancanza di esercizio del diritto di opzione - il Tribunale civile di Catania, con ordinanza emessa il 10 dicembre 2010, ha sollevato, in riferimento agli articoli 3, 51, 67 e 97 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale: a) degli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 15 febbraio 1953, n. 60 (Incompatibilità parlamentari), nella parte in cui non prevedono l'incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Comune con popolazione superiore ai 20.000 abitanti''.
''Nel caso di incompatibilità tra le predette cariche degli enti locali e la carica di parlamentare nazionale - rileva la Consulta - la legislazione regionale siciliana non può operare, perché sussiste una riserva di legge statale, che l'art. 65 Cost. contempla espressamente al fine di assicurare una disciplina omogenea che rispetti e tuteli sia il principio di eguaglianza dei cittadini in tema di diritti politici che quello di unità dello Stato''.
La sentenza della Corte Costituzionale, che ha sancito l’incompatibilità tra le cariche di sindaco di città con più di 20.000 abitanti e di parlamentare, sta scuotendo il mondo della politica. In Sicilia, infatti, sono due i primi cittadini che siedono anche alla Camera o al Senato: Raffaele Stancanelli a Catania e Nicolò Cristaldi a Mazara del Vallo.
“La sentenza della Corte giunge tardi rispetto a quanto ha già deciso il legislatore”, dice Cristaldi. “Il Parlamento, infatti, ha recentemente recepito questo principio, non c’è nulla di nuovo – continua il sindaco di Mazara – ma sia nel mio caso che in quello di Stancenelli ci sono due pronunciamenti della Camera e del Senato che hanno sancito la compatibilità delle due cariche, quindi io resto al mio posto”.
Cristaldi quindi non si dimetterà, anche se ammette che la compatibilità non varrà per il futuro. “Non potrò più candidarmi a sindaco se sarò parlamentare o al Parlamento se sarò contemporaneamente sindaco, ma attualmente non cambia nulla: il pronunciamento della Consulta non può superare quello della Camera o del Senato. Non ho ancora letto la sentenza, lo farò al più presto, ma non mi dimetterò”.