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11/02/2025 19:00:00

Maxi operazione antimafia a Palermo: 181 arresti, summit mafiosi in carcere e affari con la ‘ndrangheta

 Un duro colpo a Cosa Nostra è stato inflitto oggi con una maxi operazione antimafia che ha portato all’arresto di 181 tra boss, gregari, estortori e narcotrafficanti. Il blitz, coordinato dalla Dda di Palermo e condotto dai carabinieri, ha colpito i clan storici del capoluogo e della provincia, smantellando l’organizzazione che puntava a ricostituire la Cupola e a rafforzare il controllo su droga, estorsioni e giochi online.

Mafia e ‘ndrangheta: un’alleanza per il narcotraffico

Nel corso della conferenza stampa, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha evidenziato come Cosa Nostra si sia adattata ai tempi moderni, stringendo un’alleanza strategica con la ‘ndrangheta e con i principali gruppi del traffico di droga.

"Le cosche hanno dato vita a organizzazioni criminali miste, lontane dagli antichi schemi, ma utili per gestire il business della droga", ha spiegato Melillo, sottolineando che la mafia palermitana continua a cercare nuove fonti di guadagno, nonostante la crisi di leadership dovuta ai numerosi arresti.

I cellulari criptati in carcere per gestire il comando

Uno degli aspetti più inquietanti dell’indagine riguarda l’uso dei cellulari in carcere, che ha permesso ai boss detenuti di mantenere il controllo sull’organizzazione e impartire ordini all’esterno. Gli investigatori hanno scoperto che, attraverso un sofisticato sistema di comunicazione, i mafiosi potevano:

  • Convocare summit a distanza tramite videochiamate segrete;
  • Gestire il traffico di droga e gli affari criminali con l’esterno;
  • Ordinare vendette e pestaggi, come dimostra l’episodio di Calogero Lo Presti, boss di Porta Nuova, che ha commissionato un’aggressione a un rivale e ha preteso di assistervi in diretta su uno smartphone.

"Il sistema di alta sicurezza delle carceri italiane è assoggettato al dominio della criminalità", ha dichiarato il procuratore Melillo, lanciando l’allarme sulla permeabilità delle prigioni.

I capi di Cosa Nostra e il business del gioco online

Tra gli arrestati spiccano nomi storici della mafia palermitana, tra cui Nunzio Serio (mandamento di San Lorenzo-Tommaso Natale), Tommaso Lo Presti (Porta Nuova), Guglielmo Rubino (Santa Maria di Gesù), Cristian Cinà (Borgo Vecchio) e Emanuele Cosentino, referente calabrese nel traffico di droga.

Un ruolo chiave lo avrebbe avuto anche Angelo Barone, imprenditore legato ai business delle scommesse online, un settore che Cosa Nostra sta sfruttando per fare profitti milionari. Le intercettazioni rivelano che Barone, avvertito dell’imminente blitz, era pronto a lasciare l’Italia.

Le estorsioni non tramontano: oltre 50 casi accertati

Nonostante le nuove fonti di guadagno, la mafia palermitana non ha abbandonato il racket delle estorsioni. Gli inquirenti hanno documentato oltre 50 casi di taglieggiamento, con pochi commercianti disposti a denunciare.

"Cosa Nostra è ancora viva e presente", ha ribadito il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia, sottolineando che i boss stanno cercando di ricostruire l’organizzazione, ma con quadro dirigenti sempre più deboli.

L’errore che ha incastrato i boss

La tecnologia, che avrebbe dovuto renderli più difficili da intercettare, si è rivelata la loro condanna. Alcuni mafiosi hanno commesso un errore fatale mentre tentavano di ripristinare i contatti criptati, rivelando i nomi di altri affiliati agli investigatori.

L’operazione di oggi è un duro colpo per la mafia palermitana, ma dimostra anche che Cosa Nostra continua a riorganizzarsi. Le autorità confermano che le indagini proseguiranno per smantellare definitivamente la rete criminale e riportare legalità nel territorio.