La scoperta è di tre mesi fa, ma la notizia trapela solo ora. Dopo quanto successo a Palermo, dove la Procura sta indagando su alcuni omessi controlli da parte dell'Azienda Sanitaria Provinciale che avrebbero permesso di immettere sul mercato carne di bovini affetti da Tbc, l'allarme tra i consumatori è altro in tutta la Sicilia. Ed è giusto fare chiarezza.
Il caso di tubercolosi a Marsala è stato riscontrato durante la macellazione di un animale. E' stato immesso in commercio, perchè la legge prevede che la carcassa dell'animale vada distrutta solo se risulta positivo in due parti diverse del corpo. L'allevamento in se, dopo un controllo dei veterinari dell'Asp, è risultato indenne. A questo proposito il servizio veterinario fa sapere che non è raro trovare un caso di tubercolosi in un allevamento, e che in media ciò avviene una volta l'anno.
Ma il vero allarme in questo momento non è dato dai bovini e dalla Tbc. C'è un altro aspetto che in molti stanno trascurando e che ha raggiunto livelli di allarme per la salute umana e per il comparto caseario. E' quello della brucellosi, malattia infettiva degli ovini che vede la Sicilia primeggiare per diffusione, e che rappresenta una vera e propria piaga per gli allevamenti. Sta conoscendo in questo periodo un picco mai registrato prima, con alcuni casi registrati all'ospedale di Mazara del Vallo di trasmissione della brucellosi all'uomo. I veterinari dell'Asp, nell'ottica di un piano di contrasto alla malattia, hanno l'obbligo di controllare il 100% dei capi presenti in tutti gli allevamenti. Un controllo a tappeto, insomma, che per l'allevatore non lascia scampo: in caso di positività alla brucellosi, entro due giorni viene notificato l'esito delle analisi al proprietario del gregge, che ha l'obbligo di separare le pecore infette dalle altre e di macellare i capi infetti (ognuno ha un suo microchip) entro i successivi quindici giorni. Per ogni pecora abbattuta l'allevatore riceve un indennizzo di 80 euro. E allora perchè nonostante queste disposizioni di legge così stringenti la brucellosi aumenta? Semplice, i controlli non avvengono. O meglio, non avvengono secondo le procedure previste dalla legge, che stabilisce che è necessario che un allevamento venga controllato ogni 60 giorni. "Ed invece - raccontano i veterinari dell'Asp di Trapani - non riusciamo a visitarli che una volta ogni sei, otto mesi". Perchè? Ovviamente, perchè all'Asp non ci sono veterinari. "Siamo in 40 - raccontano - ma tra noi molti hanno contratti di lavoro da 4 a 15 ore settimanali". E' uno degli effetti della riforma della sanità voluta dall'Assessore Regionale Massimo Russo: "Prima, quando si lavorava in regime di convenzione, ogni veterinario veniva pagato in base alle prestazioni fatte, ed era interesse di tutti effettuare dei controlli più dettagliati: per i veterinari che venivano pagati di più, e per l'azienda sanitaria che poteva contare su controlli regolari. Oggi, invece, i veterinari sono stati assorbiti con contratti part - time dalle stesse Asp, e i controlli non avvengono più come prima. Solo in provincia di Trapani si contano 150.000 pecore. "La situazione sta precipitando - raccontano alcuni veterinari .- Qualche giorno fa a Marsala abbiamo trovato un allevamento con 500 capi positivi su 800. In un altro, 150 su 400. Quando è così distruggiamo una famiglia...". "E' una vergogna - lamentano gli allevatori - che ci sta danneggiando seriamente. Chiediamo sempre all'Asp di aumentare i controlli, per evitare che l'infezione si propaghi alle altre pecore, ma nessuno ci ascolta...Di questo passo chiudiamo". Propagata all'uomo tramite il consumo di latticini infetti (come i formaggi di pecora, o la ricotta), la brucellosi può essere molto pericolosa.