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25/02/2025 06:00:00

"Chiudere la Corte Tributaria di Trapani? Un errore": parla l'avvocato Francesco Spina

A Trapani, gli avvocati sono in stato di agitazione. Il motivo è la possibile chiusura della Corte di Giustizia Tributaria locale. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha, infatti, incluso la sede trapanese in un piano di accorpamento che prevede la soppressione di 64 corti tributarie su 103 in tutta Italia. "Un errore" a detta dell'avvocato Francesco Spina del foro di Trapani. 

Il contesto nazionale

La chiusura della Corte di Trapani rientra in un piano più ampio del Ministero dell'Economia e del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria (Cpgt) per ridurre drasticamente il numero dei tribunali fiscali italiani di primo grado. La proposta prevede un taglio del 62%, portando il numero delle corti da 103 a 39.

L'obiettivo principale della riforma è razionalizzare i costi, dato che molte corti gestiscono un numero molto basso di contenziosi. La riforma è anche legata alla legge 130/2022, che prevede la trasformazione dei giudici tributari da onorari a professionali, con conseguente riduzione del loro numero. Con meno giudici, la distribuzione attuale su 103 corti sarebbe inefficiente.

Il criterio principale per la chiusura dei tribunali è il numero di ricorsi gestiti: si prevede di mantenere aperte solo quelle con un minimo di 1.000-1.500 ricorsi annui.

L'accorpamento, secondo il Ministero, non dovrebbe creare grossi problemi, grazie alla diffusione delle video-udienze da remoto.

Il caso della Corte Tributaria di Trapani

Nonostante i numeri indichino che la Corte di Trapani è efficiente, con circa 1.500 ricorsi trattati nel 2024 e una proiezione di 1.600 per il 2025, il piano prevede l'accorpamento con la sede di Palermo.

Questa decisione ha sollevato forti preoccupazioni tra gli avvocati trapanesi, che temono:

  • Un indebolimento della giustizia tributaria locale: la chiusura della corte renderebbe più difficile l'accesso alla giustizia per i cittadini e le imprese della provincia.
  • Un aumento dei costi e dei tempi: cittadini e imprese dovrebbero affrontare maggiori spese e tempi di attesa più lunghi per risolvere le loro controversie fiscali.

L'Ordine degli Avvocati di Trapani ha reagito proclamando lo stato di agitazione e minacciando l'astensione dalle udienze.

Avvocato Massimiliano Spina, tributarista della Corte di Trapani, qual è la vostra principale preoccupazione?

La chiusura della Corte di Giustizia Tributaria di Trapani è una scelta incomprensibile. Ci viene detto che è una misura legata alla spending review, ma la spending review la si fa eliminando gli sprechi, non chiudendo presidi di giustizia. Qui non parliamo di un ufficio inutile, ma di un organo giudiziario che ha trattato quasi 1.500 ricorsi nel 2024 e che potrebbe superare i 1.600 nel 2025. Sopprimere la Corte significa costringere cittadini e imprese a rivolgersi a Palermo, con un aggravio di costi e tempi.

Cosa comporterebbe questo accorpamento per il territorio?

Un impoverimento della giustizia locale. La Corte Tributaria è l'unico organo di primo grado che si occupa di contenzioso tributario a livello provinciale. Spostare tutto su Palermo significa rendere più difficile l’accesso alla giustizia per i cittadini trapanesi. Se io, come avvocato, devo andare a Palermo per seguire un ricorso, dovrò far gravare le spese di trasferta sul cliente. Ciò potrebbe dissuadere molti dal ricorrere, compromettendo il diritto alla difesa.

Il Ministero giustifica questa decisione anche con il calo dei ricorsi negli ultimi anni. È un dato corretto?

Assolutamente no. Il calo dei ricorsi nel 2023 è stato temporaneo e legato alla pandemia. La sospensione delle notifiche è durata fino al 31 agosto 2021, quindi per quasi un anno l’attività è stata ferma. Ma ora i numeri parlano chiaro: la Corte di Trapani è in ripresa e dimostra di essere efficiente. Non si può usare un calo momentaneo per giustificare la chiusura di un presidio di giustizia essenziale.

Quali saranno le prossime mosse dell’Ordine degli Avvocati di Trapani?

Abbiamo già proclamato lo stato di agitazione e stiamo valutando l’astensione dalle udienze. Non possiamo accettare una decisione che penalizza la nostra provincia. Chiudere una Corte di Giustizia significa togliere ai cittadini un diritto fondamentale. Nell'immaginario collettivo, togliere un presidio di giustizia significa indebolire il diritto stesso. Il nostro obiettivo è far comprendere l’importanza di mantenere operativa la sede di Trapani e speriamo che il Ministero riveda questa scelta prima che sia troppo tardi.