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25/02/2025 06:10:00

 L'Operazione Mercurio: Castiglione, gli altri arresti eccellenti e gli intrecci tra politica e mafia

Ha colpito anche i vertici di Cosa nostra catanese e "figure istituzionali risultate ad essi legati" l'operazione antimafia, denominata "Mercurio", scattata all'alba di ieri nelle provincie di Catania e Siracusa. I carabinieri del Ros hanno eseguito la misura cautelare emessa dal gip di Catania su richiesta della procura distrettuale, a carico di 19 indagati.

L’operazione "Mercurio" dei Carabinieri del Ros, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, ha fatto emergere un ennesimo intreccio tra la politica e la mafia. Le indagini hanno rivelato la capacità della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano di infiltrarsi nella pubblica amministrazione per influenzare l'assegnazione di appalti pubblici, cone nel cimitero di Catania e ottenere vantaggi economici. Tra i destinatari del provvedimento cautelare spicca il nome del deputato regionale siciliano Giuseppe Castiglione, capogruppo del movimento "Popolari e Autonomisti" all'Assemblea Regionale Siciliana (ARS).

Il ruolo di Giuseppe Castiglione

Giuseppe Castiglione, eletto nel novembre 2022, ha ricoperto ruoli chiave all'interno della politica siciliana, tra cui la partecipazione alla commissione regionale Antimafia e alle commissioni Affari Istituzionali e Attività Produttive. Prima di diventare deputato regionale, era stato presidente del Consiglio Comunale di Catania. Le indagini del Ros hanno evidenziato gravi indizi di un accordo pre-elettorale tra Castiglione e i vertici del clan Santapaola-Ercolano, finalizzato all'acquisizione di voti in cambio di favori legati all'assegnazione di lavori pubblici, in particolare alla gestione del Cimitero di Catania.

Il patto con Cosa nostra e il sistema di voto di scambio

Secondo la ricostruzione della Procura, poco prima delle elezioni regionali del 15 ottobre 2022, Castiglione avrebbe stretto un patto con esponenti della mafia catanese, tra cui Ernesto Marletta, Rosario Bucolo e Domenico Colombo. L'accordo, intermediato da Giuseppe Coco, prevedeva che il politico ricevesse un sostegno elettorale in cambio di promesse su appalti e favori alle imprese collegate alla criminalità organizzata. Questo sistema avrebbe contribuito all’elezione di Castiglione, che successivamente ha ottenuto un ruolo nella Commissione d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia.

Le dimissioni di Castiglione e le reazioni politiche

A seguito del suo arresto, Giuseppe Castiglione ha annunciato le dimissioni dal gruppo parlamentare "Popolari e Autonomisti" e dalle commissioni legislative di cui faceva parte, inclusa quella Antimafia. Il suo legale, Salvatore Pace, ha confermato la decisione, sottolineando che si tratta di un atto dovuto in attesa dell’evoluzione delle indagini.

Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha dichiarato di avere "piena fiducia nella magistratura", mentre dall’opposizione si sono levate voci di indignazione. Il deputato Ismaele La Vardera ha organizzato un sit-in di protesta per chiedere l’immediata uscita di Castiglione dalla politica. Il Movimento 5 Stelle ha parlato di "quadro inquietante" e ha invitato il deputato a dimettersi dalla Commissione Antimafia. Anche il Partito Democratico ha espresso preoccupazione per il coinvolgimento di un rappresentante delle istituzioni in un'inchiesta di tale gravità.

Gli altri politici coinvolti nell'inchiesta

L'operazione Mercurio ha portato all’arresto di altri tre esponenti politici siciliani, accusati di aver stretto accordi con la mafia per ottenere sostegno elettorale: Matteo Marchese, consigliere comunale di Misterbianco, ex assessore ai Lavori Pubblici, vicesindaco e vicepresidente del Consiglio Comunale. Nunzio Vitale, sindaco di Ramacca. Salvatore Fornaro, vicepresidente del Consiglio Comunale di Ramacca, considerato vicino ad Antonino Di Benedetto, affiliato alla famiglia Santapaola-Ercolano. Secondo gli inquirenti, il loro coinvolgimento si inserisce in un più ampio sistema di relazioni tra politica e criminalità organizzata, con l’obiettivo di condizionare l’assegnazione degli appalti pubblici a beneficio delle imprese controllate dai clan mafiosi. L'operazione Mercurio conferma ancora una volta come la mafia continui a infiltrarsi nelle istituzioni, sfruttando il voto di scambio per ottenere favori e controllo sugli appalti pubblici.