E' stato avviato a Marsala il processo che vede imputato il commerciante modenese di 64 anni Guido Melli, ex amministratore unico della ditta Marsalcarni, che operava nel campo del commercio all'ingrosso di carne bovina,e che è fallita nel 2002. L’imputazione per Melli è di bancarotta fraudolenta. Il processo è stato rinviato fino ad oggi (nove anni) a causa delle precarie condizioni di salute di Melli, fino a quando una visita medico fiscale predisposta dal giudice Andrea Gulotta ha dimostrato che l’imputato è in grado di viaggiare.
Melli è stato già condannato a 4 anni per evasione di Iva. Adesso è accusato di aver distratto beni e dissipato denaro per un miliardo di lire. Di questo hanno parlato già nella prima udienza il maresciallo della Guardia di finanza Antonio Lubrano e il curatore fallimentare Alessandro De Vita.
A difendere Melli sono gli avvocati Salvatore Alagna e Giovanbattista Agate.
Ma chi è Melli? Un’informativa della Questura di Modena, datata 1995, lo definisce “elemento stabile di collegamento con personaggi di famiglie mafiose del trapanese”. Rappresentava, secondo l'informativa, il prestanome di una serie di attività e di operazioni finanziarie che facevano affluire a Modena e provincia ingenti somme di denaro provenienti dalla Sicilia.
E il suo business era proprio questo: creare società in cui far confluire soldi da riciclare, lasciarle fallire lentamente, reinvestire il patrimonio prima del fallimento.
Melli ad esempio è coinvolto nel fallimento della Corlo Carni, ditta della sua città, Formigine. Così racconta la Gazzetta Modenese:
"Sono i primi anni'80, gli affari della Corlo Carni di Formigine, vanno a gonfie vele . In quel periodo si presentò Antonio Calzolari, un commercialista di Modena, il quale riuscì, come si evidenzia nella relazione del curatore fallimentare, a convincere i soci della ditta di carni a cedere il 50% delle quote a Stefano Fillari originario di Roma . All'ingresso di Fillari la Corlo Carni ampliava smisuratamente il suo volume d'affari, realizzò nei primi quattro mesi del 1983 un fatturato di circa 8 miliardi di lire . Dopodiché il tracollo, la società vendette carni per 2 miliardi di euro a ditte inesistenti . La carne mai pagata confluiva nella ditta di Marsala al cui vertice c'era Mariano Nizza . Fillari agiva per conto di Nizza e portò al fallimento la Corlo Carni, nel quale fu coinvolto anche Guido Melli di Formigine”.
Sempre Melli è protagonista, nei primi anni ’80 di un’altra vicenda. Era socio della Corbest, ditta che importava carne e bestiame all’estero e dalla Sicilia. Con i suoi soci organizzava rapine ai danni degli autocarri che trasportavano carne per conto della sua ditta. Perché? Per un doppio profitto: avevano i soldi dell’assicurazione e guadagnavano dalla vendita delle carni rubate. E dove finivano le carni rubate? Sempre a Mariano Nizza…
Melli finisce in carcere nel 2004, con l’accusa di aver creato – insieme ad altri – società fasulle per acquistare carne dall’estero e immetterla sul mercato in Italia. Una truffa miliardaria. Già allora considerato dalla Dia “pregiudicato modenese di grosso calibro”, si scoprirono i collegamenti di Melli con la famiglia mafiosa di Gela.
In pratica venivano costituite società fittizie, intestate ad un prestanome, Angelo La Greca, siciliano residente a Roma. Questi affittava un box-office in una agenzia di service, che serviva come riferimento per inviare e ricevere comunicazioni e attestare l’effettiva esistenza della società che acquistava ingenti partite di carni (100-150.000 euro alla volta) in Spagna, Belgio, Francia per conto di grandi aziende effettivamente esistenti in Italia ma che, ovviamente, erano all’oscuro di tutto. I camion andavano a prelevare la merce che viaggiava poi con regolari fatture e bolle di accompagnamento fino ai magazzini di altre società in varie città italiane che la commercializzavano. Ovviamente dopo il colpo la società fantasma spariva, se ne costituiva un’altra e si portava a termine una nuova operazione. Quando le aziende estere sollecitavano il pagamento alle ignare società italiane era troppo tardi. Le denunce si sono accumulate e si è capito che dietro le truffe c’era un’unica regia.
Carlo Rallo