Papania ha subito questa condanna al risarcimento dopo che, anni fa, ha patteggiato una condanna per abuso d’ufficio a 2 mesi e 20 giorni. Era il 2002. Papania, ai tempi assessore regionale al lavoro, fu condannato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Palermo sulle procedure irregolari nell’ambito dell’avvio dei cantieri di lavoro “Emergenza Palermo”. “Mi appellerò alla decisione di primo grado della Corte dei Conti” dichiara Papania, che ricorda anche: “Nel 2007 mi è arrivato il decreto di estinzione della pena”. Non solo, ma Papania va alla controffensiva: “Sullo stesso patteggiamento io e i miei legali abbiamo fatto richiesta di revisione, perché sono emerse delle nuove circostanze che mi scagionerebbero da ogni accusa”. Ed in effetti l’istanza è stata presentata al Tribunale di Caltanissetta.
La richiesta di citazione in giudizio per Nino Papania nasce da un’iniziativa della Procura presso la Corte dei Conti, nel 2007: a seguito di alcuni articoli di stampa sulle vicende processuali, la Procura decise di aprire un fascicolo e di citare Papania per danni all’immagine della Regione Siciliana. Allora si poteva fare. Oggi non più. Con una riforma silenziosa il Parlamento, di recente, ha cancellato la possibilità per le Procure della magistratura contabile di aprire fascicoli in base a notizie della stampa…
Papania è stato condannato nel 2002 per il reato di abuso d’uffico perché, in qualità di ex assessore regionale al lavoro, in concorso con Francesco Paolo Alaimo (sindacalista) e con Giuseppe Parisio (impiegato, responsabile di fatto dell’ufficio di collocamento di Palermo), aveva avviato ai cantieri di lavoro dieci iscritti ad un sindacato (Failea-Falcev-Confail), senza alcun titolo, in aperta violazione della delibera della Commissione Regionale per l’Impiego che aveva stabilito, per l’avvio ai cantieri di lavoro “Emergenza Palermo”, la priorità, tra i 949 iscritti alla graduatoria formata dal Comune di Palermo, dei soli carcerati.
La sentenza di patteggiamento, va ricordato, è equiparabile ad una sentenza di condanna. Papania è stato ritenuto pienamente responsabile dei fatti che gli sono stati contestati, in base alle indagini della polizia giudiziaria, alle confessioni di due imputati, alle intercettazioni telefoniche. Inizialmente per lui si profilava anche l’associazione a delinquere, ma il procedimento è stato archiviato.
Per la difesa di Papania, invece la Regione dovrebbe ringraziare l’imputato, perché è stato evitato un danno di immagine proprio con la sua scelta di patteggiare: “La scelta di addivenire alla decisione di patteggiare è stata effettuata solo per evitare le lungaggini processuali che avrebbero fatto crescere l’interesse della stampa per la vicenda, con maggior pregiudizio per la Regione Siciliana”.
La vicenda riguarda dunque principalmente tre persone: Alaimo, Parisio e Papania. Il primo è un sindacalista, il secondo è l’impiegato responsabile di atto dell’ufficio di collocamento di Palermo, il terzo è assessore regionale al lavoro. Siamo nel 2000. A Palermo si fanno dei cantieri di lavoro per tamponare l’emergenza occupazionale. Per le graduatorie vengono decisi criteri ben precisi. Nella graduatoria formata dal Comune di Palermo per i cantieri lavoro denominati “Emergenza Palermo”, ci sono 949 persone iscritte. La priorità andava ai carcerati, per cercare di reintegrarli nella società. Solo che in realtà furono privilegiati dieci iscritti al sindacato di Alaimo, il Faile – Falcev – Confail. Parisio fece le assunzioni. Papania le autorizzò. Dei 10 lavoratori che fecero assumere, 7 non avevano diritto alla priorità, e tre addirittura non erano neanche in graduatoria…
A condurre le indagini fu la Digos di Palermo. Nell’11 Luglio 2000 fu emessa un’ordinanza di custodia cautelare per alcuni soggetti coinvolti nell’affare. Si scoprì infatti che i disoccupati, per farsi assumere, dovevano effettuare dei “cospicui esborsi di denaro al Sindacato FAILEA-FALCEV-CONFAIL” di cui era segretario provinciale Alaimo.
Alaimo e Papania erano in stretti rapporti. Quando si decide ad esempio che la priorità nelle assunzioni va data ai carcerati che fossero stati autorizzati allo svolgimento di attività lavorative esterne dalle intercettazioni telefoniche emerge, tra l’altro, che il contenuto di questa delibera era stato richiesto, per favorire esclusivamente gli iscritti al proprio sindacato, da Alaimo a Papania, tanto che quest’ultimo ne aveva anticipato il contenuto direttamente all’Alaimo ancora prima della sua adozione.
Dalla lettura delle trascrizioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche (riguardanti anche altri soggetti - oltre Papania, Alaimo e Parisio - coinvolti nel procedimento penale e operanti nel mondo sindacale), emerge, in aggiunta ad una situazione di diffusa illegalità sia all’interno che all’esterno dell’Amministrazione Regionale, uno stretto collegamento di Papania con Parisio e Alaimo: frequenti contatti telefonici si sono susseguiti e incontri, tra Papania e Alaimo, si sono svolti al di fuori degli ambienti istituzionali, come nel “bar Santoro”, collocato nelle vicinanze dell’Assessorato al Lavoro. Scrivono i giudici: “Chiaro è l’interessamento del Papania alle pressanti richieste dell’Alaimo, segretario provinciale del sindacato Failea-Falcev-Confail, per avviare al lavoro i soggetti iscritti in detto sindacato, così come è altrettanto chiaro il successivo coinvolgimento del Parisio, ad opera dello stesso Papania, per risolvere le varie problematiche che si presentavano”.
Parisio ha dichiarato in udienza di “non essere stato mai contattato dall’assessore Papania per favorire i nominati della sua lista”. Ma le intercettazioni telefoniche ed ambientali dimostrano il contrario.
L’attività investigativa consentì di scoprire “in una prima fase l’esistenza di una vera e propria holding criminale volta a promettere posti di lavoro previo pagamento di denaro”. Tra i soggetti di riferimento per la realizzazione dei suoi scopi il gruppo aveva l’assessore Papania. Il reato di associazione a delinquere per Papania è stato archiviato perché si è ritenuto che il politico accogliesse le richieste della lobby non per condividerne le “esigenze criminali”, ma per mantenere inalterati i rapporti con i sindacalisti “soggetti in grado di pilotare una gran massa di consensi”.
Da notare che nella sentenza di patteggiamento di Papania è lo stesso Gip che dà atto di come i diversi soggetti coinvolti avessero ammesso non solo la loro responsabilità ma anche quella degli altri: “ Ad esempio … Alaimo e Baiamonte, confessando pienamente il complessivo contenuto delle accuse, confermavano anche alcuni elementi probatori valorizzati dalla pubblica accusa nei confronti dell’Assessore al Lavoro Papania Antonino”.
Alcuni degli imputati hanno anche raccontato di presunti regali a Papania. In particolare si è ha parlato di una colletta per un Rolex all' assessore. «Era un' idea, - ha corretto Francesco Paolo Alaimo - ne discutemmo con gli altri del sindacato, si disse che avremmo dovuto mettere sette milioni a testa, ma poi non se ne fece più niente»
Secondo le memorie difensive presentate da Papania, nel merito non ci sarebbe alcun illecito, perché l’avviamento nei cantieri di lavoro, non instaurerebbe alcun rapporto di lavoro, ma solo un rapporto di tipo assistenziale, e poi i posti destinati ai carcerati erano più delle domande, quindi non ci fu alcun danno. Le procedure erano inoltre di responsabilità dell’ufficio di collocamento (dove lavorava Parisio), e Papania dichiara di non averlo mai contattato per favorire l’inserimento dei nominativi chiesti dal sindacalista Alaimo. Gli incontri e i contatti telefonici con i responsabili dell’organizzazione sindacale erano finalizzati ad evitare che la tensione sociale “lievitasse sfociando in manifestazioni di piazza, blocchi stradali e cortei che avrebbero messo in ginocchio Palermo”.