Tre i tagli preferiti dai falsari, banconote da 20 e 50 euro e la moneta da 1 euro. Con l'inizio del nuovo anno il fenomeno non dà segnali di cedimento, anzi. A Marsala, per esempio, quasi tutti i commercianti sono dotati di rilevatori di banconote false, che si abbinano al classico metodo dell'esame in controluce della filigrana e alla grattatina per verificare la qualità della carta. Ma non basta. Negli ultimi mesi in città sono aumentate te le segnalazioni per tentato spaccio di denaro falso. L'ultima è stata fatta dai gestori dell'enoteca Morsi e Sorsi: un ragazzo palermitano aveva tentato di pagare alcune bevande alcoliche con una banconota da 50 euro, ma era falsa. I titolari hanno chiamato i Carabinieri e, a seguito delle indagini, l'uomo è stato denunciato a piede libero dalla Procura di Marsala. Sicuramente era un dilettante allo sbaraglio.
I falsari si aggiornano e puntano alla raffinatezza. Oltre a riprodurre la carta filigranata con una consistenza e con rilievi al tatto simili alle banconote autentiche, cercano anche di realizzare a stampa l'effetto del filo di sicurezza, stampano alcuni micro-caratteri difficilmente visibili a occhio nudo (gli ologrammi) e la striscia brillante presente sia sui tagli bassi che su quelli elevati.
A Marsala l'ultima banda di spacciatori di banconote false è stata arrestata nel luglio 2009. Era formata da un palermitano, Mario Marretta, e da quattro marsalesi. Nel gruppo c'era anche Gaspare De Vita, figlio del latitante Francesco De Vita (arrestato nel dicembre dello stesso anno). La banda si occupava di traffico di stupefacenti e di banconote false. Grazie alle intercettazioni i Carabinieri di Marsala hanno individuato i loro traffici in presa diretta, perchè parlavano proprio apertamente delle loro attività illecite.
Le banconote contraffatte erano del taglio di 20, 50 e 100 euro. Marretta, il palermitano, le portava a Marsala. Gli altri si occupavano dello smercio, utilizzando anche dei minori, presso benzinai e tabaccai ignari. In particolare la loro vittima preferita era un tabaccaio ipovedente che non riusciva a distinguere bene le banconote. Gli incontri avvenivano nei bar di Marsala e Petrosino. Nelle intercettazioni Marretta sosteneva di essere in grado di fornire fino a 100.000 euro di banconote contraffatte, e il gruppo era riuscito a piazzare già 8.000 euro. Le banconote venivano acquistate a stock: 2700 euro di valore nominale costavano 900 euro. De Vita, per ogni banconota falsa di 100 euro scambiata, ne tratteneva da 20 euro. E per precauzione controllava che fosse buona.
A Mazara del Vallo, invece, c'era chi i soldi falsi se li voleva stampare in casa, senza intermediari. La vicenda è emersa nell'indagine Eolo del 2009, condotta da polizia e carabinieri di Trapani, che ha portato alla scoperta di un accordo tra mafia, politica e imprenditoria per la realizzazione di un parco eolico nel mazarese.
Melchiorre Saladino, imprenditore, e Vito Martino, ex consigliere comunale di Forza Italia, avevano progettato l'installazione di una stamperia che avrebbe dovuto realizzare monete da due euro false, utilizzando le vecchie 500 lire. Il macchinario lo doveva fornire un falsario della provincia di Brescia. L'operazione non è andata a buon fine perchè Saladino e Martino, nonostante le accurate ricerche, non riuscirono a trovare il macchinario. Nelle loro intenzioni i soldi nuovi di zecca sarebbero serviti per i supermercati Despar della provincia di Trapani, che all'epoca del loro interessamento ancora in mano a Matteo Messina Denaro. Quello vero.